L'OMS e le nuove fonti di evidenze
a cura di Silvano Santoro, Dors

Il report

L’ufficio regionale europeo dell’Organizzazione Mondiale della sanità ha pubblicato qualche mese fa un report sulle condizioni di salute della popolazione europea. Il report è periodico e, circa ogni tre anni, fa il punto della situazione dei progressi relativi alla salute e l benessere dei cittadini dei vari Paesi membri.

L’obiettivo principale del report (disponibile a questo indirizzo) è quello di fornire, nella prima parte, una fotografia dello stato di salute dell’Europa, esponendo i progressi fatti verso gli obiettivi del programma quadro Health2020, discutendo delle disuguaglianze e delle aree di preoccupazione e incertezza sulle quali sarà importante intervenire. La consultazione delle informazioni del report è possibile anche attraverso la nuova app gratuita e attraverso un video divulgativo:

Particolarmente interessanti e innovativi gli ultimi capitoli del report che dedicano un ampio spazio per discutere di “Benessere e i suoi contesti culturali” e di “nuove frontiere per le evidenze e i dati di salute”.

Nuove fonti di evidenze

Le organizzazioni di molti Paesi hanno ormai accettato il cambiamento di paradigma in sanità pubblica che da sempre si concentra su mortalità, malattie e loro determinanti, piuttosto che su salute e benessere [vedi anche l’articolo su benessere equo e sostenibile].

Considerando l’invecchiamento della popolazione e l’aumento della prevalenza di malattie croniche e comorbidità, si è sempre più interessati a trovare evidenze su questioni quali la gestione della malattia, la qualità della vita, il benessere e i suoi determinanti. Se da un lato il modo di percepire la salute è cambiato, i metodi e le tipologie di analisi con le quali è possibile monitorarla sono rimasti ancora indietro. I sistemi informativi sanitari devono adattarsi a questi cambiamenti della società, essere sufficientemente flessibili per adattarsi alle nuove esigenze politiche e integrare approcci non tradizionali per ottenere evidenze e dati di salute affidabili.

Gli esperti suggeriscono di esplorare fonti non tradizionali d’informazione sanitaria e dare maggior peso a dati di salute soggettivi e qualitativi cominciando ad analizzare sistematicamente le fonti narrative disponibili come documenti storici, osservazioni antropologiche o altre forme di narrazione e produzione culturale che possono rivelarsi utili. I social media e i dati di telefonia mobile, ad esempio, visto il loro grande utilizzo, potrebbero aggiungere nuove informazioni interessanti ai flussi sanitari tradizionali.

E’ chiaro che occorre lavorare sulla validità di questi dati, che solitamente sono considerati poco solidi, sfruttando una più ampia gamma di prospettive disciplinari e metodologie impiegate da storici, antropologi e altri esperti; ci vorrebbe, in altri termini, un approccio multidisciplinare integrato aperto alle intuizioni dal scienze umane e sociali.

Il potenziale di questi approcci innovativi è molto promettente perché offrono nuovi punti di vista e ulteriori approfondimenti sui tradizionali flussi di dati sanitari.

Anche l'OMS punta sui Big-Data

L'avvento di nuovi metodi di raccolta dati e analisi delle evidenze è strettamente legato allo sviluppo delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione.

Anche in Europa aumentano le iniziative che si basano sull’utilizzo dei nuovi device o sui servizi sanitari forniti a distanza (m-health e telemedicina), tutte esperienze che sperimentano nuovi canali per la fornitura di servizi di assistenza e nuovi livelli di accessibilità al sistema sanitario, ma che offrono anche nuove opportunità per reperire e analizzare nuovi flussi di dati.

Big data è una delle recenti innovazioni basate sulla tecnologia in campo sanitario che ha dimostrato una potenziale utilità. L'Ufficio Regionale OMS Europeo, insieme con altre organizzazioni internazionali, già dal 2013 discuteva dell’utilizzo dei social media, dei percorsi digitali di attività quotidiane per integrare i mezzi tradizionali di raccolta dei dati per la monitoraggio delle malattie non trasmissibili (MNT). Il flusso dei dati dei social media, in particolare, può permettere di:

  • osservare e valutare atteggiamenti e comportamenti relativi alla salute in relazione alle malattie non trasmissibili e ai loro fattori di rischio,
  • misurare le tendenze e mettere in luce le opinioni del pubblico su temi importanti per indirizzare al meglio le politiche e le campagne di salute pubblica.

I dati provenienti da percorsi digitali (telefonia mobile, dati dei supermercati e registrazioni delle transazioni con carte di credito) possono offrire una nuova visione di fenomeni sanitari esistenti (compreso il rapporto con il cibo o altri beni che si acquistano) e raccogliere informazioni relative a segmenti di popolazione più difficili da raggiungere con metodi tradizionali.

Le criticità e le restrizioni connesse con questo tipo di flussi sono legate sicuramente ai vincoli di privacy dei dati, alle questioni legate alla proprietà dei dati, alla scarsa accessibilità per alcuni segmenti di popolazioni (es. anziani che non sanno utilizzare i device), ai pregiudizi della popolazione e la mancanza di standardizzazioni e restrizioni nelle misure che stabiliscono le relazioni causali nei dati.

Occorre inoltre essere cauti: i big-data estrapolati dai social media e dalle altre fonti emergenti hanno dimostrato il loro potenziale, ma devono comunque essere considerati complementari e mai sostitutivi delle fonti tradizionali di indagine nel mondo della salute.

Qualche esempio di studi

Alle raccomandazioni degli esperti OMS si aggiungono i risultati di vari studi che cominciano a dimostrare le potenzialità di queste nuove fonti d’informazioni.     Segnaliamo in particolare alcuni studi che hanno utilizzato grandi flussi di dati provenienti da “google” (Google Flu Trend) per il monitoraggio dei focolai d’influenza e “Twitter”, i cui dati sono stati utilizzati per analizzare il linguaggio degli utenti e costruire dei modelli predittivi della mortalità per cardiopatie aterosclerotiche.

Il progetto -Be healthy, Be mobile-

Per facilitare lo sviluppo di attuazione del "m-health" a livello nazionale, l'OMS e l'Unione Internazionale delle Telecomunicazioni ha avviato una partnership e un progetto (be healthy, be mobile) con lo scopo di aumentare l'utilizzo di nuove tecnologie mobile applicate alle malattie non trasmissibili e di renderle disponibili in contesti nazionali differenti. Il primo paese europeo attivo in questo progetto è la Norvegia.

 


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