Alleanza e resilienza: storie di relazioni nella cura e nella terapiaa cura di Renata Azario – ASL BI; Giorgio Fogliano – cooperativa sociale Domus Laetitiae, Biella; Gian Luca Greggio - associazione Apeiron, Milano; Rita Longo - DorsPubblicato il 16 Giugno 2016Aggiornato il 28 Luglio 2016RecensioniIl 16 aprile c.a., a Torino, Dors ha partecipato al congresso giuridico “Il fisioterapista: dal paradigma normativo alle nuove definizioni di responsabilità ed esercizio professionale”.Il congresso dell’AIFI - Associazione Italiana Fisioterapisti, sezione Piemonte e Valle d’Aosta – è stata una nuova occasione per presentare il volume: “Alzati, fai dei chilometri: storie di alleanza e resilienza nelle relazioni di cura” - di Renata Azario, Giorgio Fogliano, Gian Luca Greggio, Edizioni Sensibili alle Foglie, alla cui stesura il Centro di Documentazione ha collaborato. Il libro parla dell’importanza della relazione tra operatore sanitario e paziente, una relazione intesa come promotrice di fattori di resilienza e di recupero dalla malattia e dal trauma.Questa presentazione si aggiunge a quelle già realizzate nei mesi scorsi: 30 marzo 2016, Consultorio dell’Associazione Donna Madre, Milano 2 dicembre 2015, SERMIG, Torino 20 ottobre 2015, cooperativa Domus Laetitiae, Sagliano Micca (BI) 29 settembre 2015, Fondo Edo Tempia, Biella Il volume è stato anche recensito sulla rivista Psicomotricità, 2016, vol. 2, n. 1. Il congresso ha previsto un ricco programma per affrontare diversi aspetti della professione del fisioterapista. Aspetti non distanti dalla realtà delle altre professioni sanitarie, come: gli aspetti deontologici e giuridici (prima sessione); gli aspetti critici inerenti alla libera professione (seconda sessione); nuovi modelli di associazionismo per la pratica professionale (terza sessione). In particolare, durante i lavori è emersa una riflessione critica – a cura della fondazione Allineare sanità e salute - sulla necessità di istituire un ente “autorevole” e “neutrale”, sull’esempio del National Institute for Clinical Excellence - NICE, che possa avere maggior titolo e credibilità e possa rappresentare e tutelare anche gli utenti. Sono state anche valorizzate alcune buone prassi di cui l’AIFI si è fatta promotrice - come il progetto La schiena va a scuola, il protocollo d’intesa Medici di Medicina Generale e AIFI e le iniziative di montagna-terapia,… - che hanno l’obiettivo sia di informare l’opinione comune sia di sensibilizzare i fisioterapisti aderenti a svolgere il proprio lavoro in modo rigoroso ed equo (come, per esempio, adottare un’ottica evidence-based, partecipare alla vita associativa,...). Tra una sessione e l’altra, gli autori del volume: “Alzati, fai dei chilometri” hanno letto con effetto ‘a sorpresa’ dei brani, tratti dallo stesso libro. I racconti degli autori La relazione<< nelle pagine di questo libro abbiamo voluto rendere noti e illustrare gli “sforzi condivisi” tra paziente e terapista, tra coloro che, curando, si sono curati e, curandosi, hanno curato altri; una reciprocità costruita sia in contesti di conflitto che di armonia, tra difficoltà organizzative e limiti di risorse.L’alleanza terapeutica – riteniamo – si fonda su questo fondamentale scambio, in cui trovare reciprocamente energia e forza per resistere, per porre le basi della cosiddetta “resilienza”. In un incontro autentico tra paziente e terapista, nella condivisione degli affanni, prendendosi cura a vicenda l’uno dell’altro, le sofferenze possono infatti trasformarsi in qualcosa di tollerabile o addirittura in serenità, poesia, bellezza e pace. Tale scambio può, a volte, rivelarsi entusiasmante, restituendo a entrambi fiducia e motivazione.L’esperienza di anni di lavoro ci ha sempre più persuasi del fondamentale ruolo della relazione come ben illustrava lo psicologo statunitense Carl Rogers: “ …apportiamo un aiuto profondo solo quando nella relazione rischiamo noi stessi come persone, quando sperimentiamo l’altro come una persona coi suoi diritti. Solo allora ha luogo un incontro a una profondità tale da dissolvere il dolore della solitudine in entrambi, nel cliente come nel terapista” (C Rogers, Un modo di essere, Martinelli, Firenze, 1983, p. 152) >>. La resilienza<< allo scopo di approfondire il tema della resilienza abbiamo voluto illustrare le premesse teoriche della stessa, all’inizio del libro.Gli studi sulla resilienza indagano le capacità di sopravvivenza, nonchè di adattamento "attivo" rispetto ai compiti della vita, nonostante uno svantaggio sociale o condizioni di vita profondamente avverse/negative, o nonostante un evento traumatico (nel caso di recupero da eventi traumatici, per alcuni autori criterio di resilienza non è solo "star bene" o "reggere", ma anche il trasformare la difficoltà vissuta in risorsa e opportunità di crescita).Una definizione: "La resilienza è un processo dinamico che implica una negoziazione personale lungo il corso della vita e che varia in base al tempo, fasi evolutive, e contesti" (Tusaie K, Dyer J. Resilience. A historical review of the construct. Holistic Nursing Practice. 2004, Jan–Feb; 18 (1): 3–8 >>. Il metodo<< abbiamo voluto arricchire i nostri racconti con ulteriori contributi, coinvolgendo altri colleghi, non solo fisioterapisti e psicomotricisti, ma anche terapisti che operano nell’ambito della psicomotricità, della logopedia, della psicoterapia, della musicoterapia e altro ancora.Abbiamo rivolto loro questionari con domande “aperte” affinché, dalle risposte ed esperienze terapeutiche riferite, emergessero alcune tra le “grandi avventure” di forza e di “resilienza” che molti dei “nostri” pazienti illustrano.Parimenti abbiamo intervistato alcuni pazienti e raccolto la loro narrazione, le impressioni e i commenti sulla terapia condotta, sovente, per più anni. Le interviste sono presentate al lettore come i tanti “dipinti” che circondano il visitatore in una galleria d’arte; il nostro obiettivo è di avvicinare l’uno agli altri, a partire dalle assonanze e dalle complementarietà che tra loro i “dipinti” presentano, seguendo la declinazione teorica dei fattori di resilienza, quelli presentati dalla letteratura, ma anche quelli che ci sono sembrati emergere dalle vive testimonianze degli intervistati >>. La narrazione<< il narrare di sé, ancorché più gravoso qualora si tratti di esperienze difficili e traumatiche, è in molti casi anche un’azione terapeutica. La lacerazione può ricucirsi più agevolmente in un contesto familiare e culturale che accetta la persona con la sua ferita, dandole modo di esprimersi. Allora il dolore silente può finalmente trovare voce e rendersi manifesto come una storia che appartiene, che diventa accessibile a se stessi e agli altri. E questa nuova rappresentazione può cambiare il sentimento che si nutre, mutando la vergogna in affermazione della propria dignità.Secondo Boris Cyrulnik, uno dei maggiori studiosi della resilienza a livello internazionale, ognuno di noi costruisce una “narrazione di sé” a partire dalle esperienze di vita, che è la manifestazione esteriore della rappresentazione di sé; quando la rappresentazione di sé si incontra (o si scontra) con la società e con le narrazioni che questa rimanda di lui e del suo contesto (cultura, famiglia) di provenienza, le parti dissonanti devono ri-organizzarsi, e questa ri-organizzazione può avvenire anche grazie al potere delle parole che utilizziamo per pensare a noi e raccontare di noi. “Ogni racconto è una iniziativa di liberazione, è sufficiente raccontare questa storia agli altri per modificare le nostre relazioni, per non sentirsi più come prima: innocente, mentre prima mi credevo colpevole, orgoglioso mentre prima mi vergognavo, gioioso mentre prima ero triste”. Condividiamo questa idea e riteniamo che, anche quando il raccontare le proprie esperienze di vita non scioglie completamente dal passato, si è comunque percorsa la strada giusta per condividerlo. Al termine del congresso, gli stessi autori hanno poi presentato il volume rispetto: al suo contenuto: narrazioni autobiografiche sull’esperienza di malattia e recupero, alla cornice teorica che fa da sfondo: la resilienza e la salutogenesi, alla metodologia: le interviste a “curanti” e “pazienti”, alle lezioni apprese: l’importanza della relazione che restituisce integrità e dignità di persona al “malato”, all’esortazione a promuovere questo tipo di lavoro - abilità di ascolto, gestione della relazione di aiuto, consapevolezza di sé e dei propri limiti, empowerment del paziente e scoperta delle sue risorse, ecc. - all’interno del contesto della formazione universitaria e della pratica dei professionisti sanitari. foto di Shutterstock.comTAG ARTICOLOFORMAZIONE DEGLI OPERATORI SANITARI; MALATTIA; RECOVERY; RELAZIONI DI CURA; RESILIENZA;