Pubblicazioni scientifiche: l'etica come obiettivo
Un editoriale per fare il punto sul problema dell'etica nelle pubblicazioni scientifiche
a cura di Antonella Bena, Dors

In un editoriale pubblicato su JAMA nel settembre 2017, l’editor in chief della rivista propone alcune riflessioni sulla corsa alla pubblicazione che la scienza sta facendo (Bauchner H. The Rush to Publication. An Editorial and Scientific Mistake. JAMA September 26, 2017 Volume 318, Number 12). Il mondo comunica sempre più velocemente: l’accesso alle notizie elettroniche è quasi istantaneo, 24 ore su 24, ovunque nel mondo, con diverse tipologie di strumenti e su richiesta. La velocità comunicativa riguarda anche la comunicazione scientifica. Gli studiosi tendono a pubblicare un numero elevato di articoli sullo stesso tema, in fasi sempre più precoci del percorso di ricerca. Cresce il numero di articoli pubblicati che riportano risultati preliminari. Le riviste cercano di garantire la massima velocità di pubblicazione, pressando i revisori e gli staff editoriali perché completino il lavoro in poche settimane o giorni.

Ma il lavoro scientifico spesso richiede anni per la concettualizzazione, il reperimento dei fondi, la conduzione e la redazione di raccomandazioni: questa corsa alla comunicazione rischia di abbassarne la qualità. E infatti sta aumentando il numero di articoli ritirati perché affetti da seri problemi metodologici non evidenziati in fase di revisione (Steen RG, Casadevall A, Fang FC (2013) Why Has the Number of Scientific Retractions Increased? PLoS ONE 8(7): e68397). Un’analisi retrospettiva di un set di articoli su studi clinici "highly cited", ha evidenziato che nel 32% dei casi le conclusioni sono state confutate o considerevolmente ridimensionate da studi successivi (https://www.scienzainrete.it/articolo/provaci-ancora-scienziato/luca-carra-cristina-da-rold/2018-03-20). In questi casi possiamo parlare di misinformazione, perché i risultati di una ricerca (che si sono poi rivelati errati) sono stati a suo tempo comunicati senza dolo ma con leggerezza, per un'errata comprensione dei fatti o delle dinamiche in atto. Ci sono però anche casi di disinformazione o malinformazione, quando c’è dolo da parte di chi li produce e/o di chi li diffonde. Nel 43% dei casi, infatti, gli articoli sono stati ritirati perché i dati di partenza erano stati falsificati, gli studi totalmente inventati, le citazioni inesistenti (https://www.nature.com/articles/490021a.pdf). L’abitudine delle grandi riviste scientifiche a diffondere gli articoli di punta presso la stampa generalista, inoltre, tende ad enfatizzare alcuni risultati o le loro implicazioni pratiche (il 40% delle press release conterrebbero esagerazioni). La diffusione delle riviste predatorie (che millantano standard accademici ma che, invece, pubblicano qualsiasi articolo a pagamento) aggrava ulteriormente la situazione.

La bassa qualità della ricerca mina la fiducia nella scienza di decisori e pubblico in generale, producendo un danno alla ricerca stessa ma anche all’intera società. Com’è possibile infatti approntare nuovi tool diagnostici o nuovi trattamenti terapeutici se non sono chiari i dati o le procedure di partenza? Se si rilassano i criteri metodologici su cui la scienza si fonda, inoltre, diventa assai complicato affrontare il montante irrazionalismo che confonde i confini esistenti tra trattamenti medici scientificamente validati e rimedi finto-antichi e nuove pratiche new age proposti dalla sedicente medicina alternativa. Si pensi per esempio alle prese di posizione radicali e ai conflitti che si sono verificati anche a seguito della pubblicazione su una rivista autorevole dell’articolo riguardante la relazione tra vaccini e autismo.

Io non condivido il giudizio molto severo di John Joannidis, metodologo della scienza, che giunge a dire che la maggior parte degli studi sono falsi (https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC1182327/). Mi aggiungo al coro di chi vorrebbe più etica e filosofia per gli scienziati, auspicando che si trovino meccanismi per incentivare i ricercatori con condotte più rigorose, che selezionano temi veramente rilevanti su cui fare più studi di migliore qualità (https://www.scienzainrete.it/articolo/più-etica-metodologia-e-filosofia-lo-scienziato/giovanni-boniolo/2018-12-12). Penso che un centro di documentazione come Dors debba svolgere la sua parte anzitutto supportando decisori e operatori ad orientarsi tra le prove. Scrivere ogni tanto su questi temi può aiutare ad avere coscienza del problema, capirne le dimensioni, segnalare e prendere le distanze dalle frodi. Mantenere alta l’attenzione può sostenere gli operatori che si trovino ad affrontare la diffusione di credenze pseudoscientifiche, mode e tendenze, spesso spinte dalla pubblicità.


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