La Promozione della Salute riparte? il contributo della Rete HPH&HS piemontesea cura di Giulio Fornero, direttore sanitario di Camminare Insieme e coordinatore della Rete HPH&HS PiemontePubblicato il 26 Ottobre 2020Aggiornato il 25 Novembre 2020Esperienze e buoni esempiOspitiamo il contributo di Giulio Fornero, direttore sanitario di Camminare Insieme e coordinatore della Rete HPH&HS Piemonte che risponde e arricchisce le riflessioni e le proposte dei referenti della promozione della salute piemontesi contenute nell’editoriale della newsletter di settembre: La Promozione della Salute del Piemonte è pronta a ripartire? Parto dalla conclusione dell'editoriale: “costruire una proposta di ri-disegno e “messa a sistema” della Promozione della Salute in Piemonte compatibile con i tempi dettati dal Piano Nazionale della Prevenzione 2020-2025 (con le sue declinazioni regionali e locali), integrata maggiormente con la programmazione sociale e con altri piani complementari (es. Piano della Cronicità)... per concorrere a ridisegnare un forte, solidale ed equo Servizio Sanitario Nazionale che sia dalla parte delle persone e delle comunità locali e che valorizzi i professionisti dei servizi in un processo di corresponsabilità e di innovazione. Un SSN che prediliga la cultura della cura e della prossimità, più che la cultura delle prestazioni.” Condivido completamente la prospettiva delineata, richiamando due riferimenti: la presentazione di Sir John Muir Gray della National Library for Health nel 1999, sull’importanza di fornire le necessarie informazioni ai pazienti per dar loro la possibilità di discutere con i clinici: i pazienti informati saranno la più importante forza guida per il cambiamento nel XXI secolo il rapporto OCSE del 2017, uno studio di vent'anni sui più importanti determinanti di salute rispetto all'aspettativa di vita: il primo è un sistema sanitario ben organizzato, non la sanità “faidate”, e poi istruzione, cultura, lavoro e reddito, stili di vita, ambiente, ecc. La Promozione della Salute si integra con la cultura della cura e della prossimità, la partecipazione attiva di persone assistite, care giver, associazioni di cittadini. Occorre dare più spazio alla Promozione della Salute, a partire dagli ospedali e dai servizi sanitari territoriali, renderla “propria” dei diversi servizi (materno-infantili, per pazienti cronici anziani o per disabili, salute mentale, tossicodipendenze, ecc.). Va considerato che la sensibilità delle persone verso la salute è decisamente più elevata durante gli episodi di diagnosi e cura e occorre coglierla a favore della Promozione della Salute: gli episodi di diagnosi e cura come momento cruciale per introdurre un approccio di promozione e virare verso un cambio di stili di vita: ospedale che guarda al paziente, ma anche al territorio come 'risorsa e comunità' di cura e salute. Credo che il messaggio fondamentale che dobbiamo cogliere in modo favorevole dall'esperienza pesante che stiamo vivendo a causa della pandemia sia lo sviluppo delle capacità delle persone per aumentare il controllo sulla propria salute e delle cure di prossimità, in particolare delle cure domiciliari. Tutte le persone che possono essere curate a domicilio devono essere curate a domicilio: come la porta del Pronto Soccorso è sempre aperta, così la porta delle cure domiciliari deve essere sempre aperta. È necessario un cambiamento della logica organizzativa per arrivare a un modello di cure domiciliari integrate che comprenda ADI, ospedalizzazione a domicilio, cure domiciliari socio-sanitarie. E' molto importante che i centri di ricerca e documentazione come DoRS e le associazioni che rispondono all'indirizzo della centralità delle persone assistite (Rete HPH&HS, CittadinanzAttiva, La Bottega del Possibile, ecc.) lavorino insieme per il cambiamento indispensabile e che cresca fra la gente l’adesione ai valori fondamentali della nostra Costituzione, fra i quali il welfare, con al centro la sanità pubblica e i principi alla base del nostro Servizio Sanitario Nazionale, dalla prevenzione alla promozione della salute, dall'assistenza primaria all'integrazione socio-sanitaria. La XIX Conferenza Nazionale Reti Italiane HPH&HS, tenutasi a Torino (8 novembre 2019) “Salute, Comunità, Patient Engagement, Buone Pratiche, Alleanza tra Cittadini, Istituzioni, Professionisti”, si è ampiamente riferita alle raccomandazioni della rete internazionale HPH&HS denominate New Haven (2016) sulla "Partnership con persone assistite, famiglie e cittadini per migliorare le prestazioni e la qualità negli ospedali e servizi sanitari". Le raccomandazioni identificano strategie e azioni specifiche per una collaborazione efficace. Le azioni raccomandate sono strutturate seguendo tre livelli di priorità: sostenere il coinvolgimento di pazienti e famiglie nel momento di fruizione del servizio (livello micro) sostenere il coinvolgimento di pazienti, famiglie e cittadini nell’organizzazione degli ospedali e dei servizi sanitari territoriali e di prevenzione (livello meso) sostenere il coinvolgimento di pazienti, famiglie e cittadini nella pianificazione di sistemi e politiche di erogazione dell’assistenza sanitaria (livello macro). Per fornire un effettivo contributo alla realizzazione di questa partnership, le Reti Regionali Italiane degli Ospedali e dei Servizi Sanitari che Promuovono Salute (Rete HPH&HS) hanno promosso e organizzato la presentazione, nel corso della Conferenza Nazionale, di progetti ed esperienze coerenti con l’approccio delle raccomandazioni New Haven. A questo fine, sono state selezionate alcune esperienze chiave coerenti con i tre livelli di priorità (micro, meso, macro). L’obiettivo è stato quello di condividere il lavoro svolto da diversi gruppi a livello nazionale al fine di sviluppare progressivamente evidenze intorno all’efficacia delle azioni di engagement e sviluppare una cultura di coinvolgimento della persona e della famiglia, delle istituzioni e dei professionisti con la prospettiva e l’intenzionalità di creare servizi sanitari che mettano sempre di più la persona “al centro”. Sono state presentati 35 progetti/esperienze nazionali, di cui 22 piemontesi. Con riferimento alle raccomandazioni New Haven e ai metodi partecipativi presentati nella XIX Conferenza Nazionale Reti Italiane HPH&HS, la Rete Piemontese HPH&HS quest’anno ha avviato la collaborazione con CittadinanzAttiva al progetto “La partecipazione civica per il governo e le politiche della salute in Piemonte dopo il Covid-19”. Il percorso progettuale partecipato è iniziato con l’approfondimento a giugno e luglio 2020 di cinque esperienze di successo (La cura è di Casa nel VCO, la Comunità di pratica nell’ASL TO3, il Progetto CONSENSO nella Asl CN1 – Valle Maira, il Progetto “Una Comunità che si prende cura” nel Distretto Sanitario di Orbassano dell’ASL TO3, la sperimentazione del piano delle cronicità nel quartiere Vallette di Torino), riscontrando sostenibilità ed efficacia della applicazione delle cure centrate sulla persona, della domiciliarità integrata con il sociale e il valore delle reti comunitarie. L’obiettivo prioritario è di sviluppare l’informazione e la capacitazione di prossimità a sostegno della presa in carico delle cronicità e accompagnare l'empowerment delle persone assistite, dei care giver e delle comunità per il sostegno alla domiciliarità, all'uso appropriato della teleassistenza e del fascicolo sanitario elettronico, focalizzando l'attenzione su care giver e domiciliarità come modello di “rete di cura” centrata sulla persona e sulla comunità locale. Infine sta emergendo un fattore di innovazione molto interessante, che è la relazione tra Cultura e Salute, che non va considerata come un ulteriore elemento aggiuntivo tra i tanti, ma un fattore che facilita il sistema a ripensarsi e a mettere a sistema le esperienze in termini di appropriatezza dei servizi. In questa prospettiva, il 23 gennaio 2020 si è tenuto, presso l’Istituto Rosmini, il Convegno “La lettura che cura”, per presentare esperienze di lettura ad alta voce e di prestito di libri in percorsi di cura che favoriscono la relazione con le persone assistite. Con gli ospedali e i servizi sanitari della Rete HPH&HS Piemonte, hanno partecipato Biblioteche Civiche del Comune di Torino, Circolo dei Lettori, Fondazione Medicina a misura di Donna, Associazione Ipovedenti, AVO, ACTO e altre Associazioni di Volontariato. La pandemia ci ha insegnato che sono possibili innovazioni a velocità crescente e che i sistemi sanitari devono essere rapidamente adattabili. Le cure di prossimità e in particolare le cure domiciliari sono il futuro, soprattutto per le persone più anziane. Il coordinamento, la relazione, la comunicazione tra istituzioni e popolazione sono fattori chiave. La alfabetizzazione informatica di tutti i soggetti ha preso piede rapidamente, insieme con le tecnologie a distanza per rilevazione, monitoraggio, diagnosi e anche trattamento, come nuovo standard di cura. Un processo innovativo che può facilitare il coordinamento e contribuire al ri-disegno secondo la cultura della cura e della prossimità La costruzione di una nuova normalità non è scontata e deve essere accompagnata e sostenuta in questo periodo di emergenza/convivenza con l’epidemia da Covid19: sarà complessa e potrebbe generare una conflittualità capace di rendere più difficile il governo del sistema. L’attenzione e la cura al benessere psicologico individuale e sociale sono fattori che possono essere di facilitazione nel ri-generare fiducia nel confronto e nella collaborazione tra istituzioni e la società nelle sue diverse forme di rappresentanza. Come propone Il Piano delle Cronicità, è necessaria “Una nuova cultura del sistema, dei servizi, dei professionisti e dei pazienti: coinvolgere e responsabilizzare tutte le componenti, dalle persone al macrosistema salute”. Questo può avvenire promuovendo una consapevolezza diffusa e coinvolgendo attivamente i cittadini, i gruppi e le associazioni interessate nel ridisegno dell'assistenza sanitaria e socio-sanitaria, che metta veramente al centro la persona con le sue risorse nel percorso di cura tra domiciliarità, comunità e servizi sanitari territoriali ed ospedalieri. È anche per questi motivi che è più che mai auspicabile una effettiva integrazione, in via prioritaria ma non esclusiva, del Piano della Cronicità con il Piano Regionale della Prevenzione 2020-2025. L'approccio sistemico-organizzativo, il metodo di lavoro e le esperienze evidence-oriented proprie della Rete HPH&HS possono essere contributive a questo ri-disegno e parte integrante della “messa a sistema della Promozione della Salute in Piemonte”, rispondendo così appieno alle raccomandazioni dell’OMS (Salute 2020) di valorizzazione e utilizzo delle Reti che Promuovono Salute (Ospedale/Servizi, Scuola, Città Sane, Ambienti di Lavoro, Università...). Alla Rete Piemontese aderiscono e sono membri attivi la maggior parte delle ASL/ASO, che - con i propri servizi di promozione della salute e le reti di collaborazione aziendali e locali - hanno sviluppato progettualità, esperienze e competenze che sono un patrimonio prezioso e innovativo da mettere a sistema nel metodo, nelle pratiche e nel coinvolgimento di tutti gli attori interessati. In conclusione, si tratta di ri-generare fiducia e collaborazione con le persone assistite, le loro famiglie, i cittadini e le loro Associazioni per aumentare la qualità delle prestazioni degli ospedali e dei servizi sanitari che promuovono salute, partendo dalla conoscenza dei bisogni e delle capacità dei pazienti stessi (comunicazione, empowerment degli operatori, dei pazienti, delle famiglie, delle comunità, condivisione dei progetti di salute). Solo con questo approccio di dialogo e riconoscimento della reciprocità dei ruoli si può ri-disegnare l’organizzazione degli ospedali e dei servizi sanitari e socio-sanitari e creare un coerente sistema di politiche che supporti pazienti/persone e famiglie nell’ottenere maggiore esigibilità dei diritti nel ri-disegno dei servizi di cura e per l’assistenza, attribuendo loro responsabilità. Per “non lasciare nessuno indietro”.TAG ARTICOLOCOVID19; PROMOZIONE DELLA SALUTE; RETE HPH;