Comunità e COVID-19: la prospettiva di Glenn Laverack, esperto di epidemie
a cura di Glenn Laverack, Visiting Professor, Dipartimento di Sociologia e Ricerca Sociale, Università di Trento

Premessa

Glenn Laverack aggiorna il suo diario di una epidemia con il nono contributo su riflessioni, evidenze e proposte per ripensare la risposta alla pandemia di Covid-19. Laverack pone due domande cruciali e critiche: la diffusione del Covid-19 è stata gestita meglio all'Est rispetto all'Ovest? Esiste un piano B per motivare i resistenti e raggiungere i non raggiungibili? La ricerca sociale sarà un elemento centrale per identificare le barriere socio-culturali, così come lo sarà un’analisi dei feedback forniti dai lavoratori in prima linea per mostrare come la conoscenza, le credenze e le pratiche influenzino la risposta all’epidemia.

E’ più importante che mai lavorare con le organizzazioni della comunità per dare un supporto ai giovani così come ai disoccupati, alle persone senza dimora, alle persone in povertà alimentare, ai malati cronici, a chi soffre di malattie mentali, a chi è isolato socialmente e agli altri che sono in una situazione peggiore a causa delle misure restrittive. Laverack riporta alcuni esempi di lavoro con i giovani in quartiere popolare e multi-etnico di Saragoza secondo l'approccio Educare – Coinvolgere -Ricompensare.

I governi devono ricostruire la fiducia pubblica e collaborare con le comunità in modo significativo tramite un approccio dal basso. Le strategie di salute pubblica tradizionali sono fondamentali per la risposta, ma solo tramite la combinazione di un approccio sia dal basso e sia dall’alto che i governi potranno guidare i loro paesi fuori dalla pandemia.

Le traduzioni in italiano sono a cura di Mara Grasso - sociologa, Paola Ragazzoni - psicologa della salute e psicoterapeuta, Vincenzo Rubino - educatore e psicologo, Claudio Tortone - medico igienista e di sanità pubblica.

Glenn Laverack ha un’esperienza di oltre 35 anni nella salute pubblica e ha lavorato in circa 50 paesi. È stato Coordinatore di un gruppo di lavoro e ricerca sull’empowerment presso l’OMS di Ginevra. È stato consulente per il coinvolgimento della comunità e per la comunicazione per conto di UNMEER durante l’epidemia da Virus Ebola nell’Africa Occidentale. È stato impegnato nella risposta internazionale per la SARS e l’infezione da Virus Zika e in quelle nazionali per il colera e la febbre tropicale (Dengue).

Attualmente vive in Spagna e collabora con il governo regionale di Aragona per azioni di promozione della salute che prevedono il coinvolgimento delle comunità locali nel corso dell’attuale epidemia di COVID-19. Glenn Laverack attualmente è Visiting Professor presso il Dipartimento di Sociologia e Ricerca Sociale dell'Università di Trento e membro tecnico dell'Advisory Group on Behavioural Insights and Sciences for Health, World Health Organization, Geneva.

Dal 2016 collabora, come advisor, con DoRS Regione Piemonte.

Il Commentary contribuisce alla riflessione: Cosa ci sta insegnando la pandemia da COVID-19 sulle disuguaglianze e sulla sostenibilità dei nostri sistemi sanitari? proposta dal network EuroHealthNet, in questo statement, disponibile in English e in italiano (traduzione a cura di DoRS, membro di EuroHealthNet).

Other papers on COVID-19 outbreak of Glenn Laverack are available on www.dors.it (https://www.dors.it/page.php?idarticolo=3406) in the Diary from Outbreak.

 

 

Ripensare la risposta alla pandemia da COVID-19 – 29 aprile 2021

La pandemia persiste con l'emergere di hub di ondate intense di epidemie e nuove varianti, come in Brasile, che hanno accelerato i tassi di infezione regionali. Il controllo del COVID-19 nei paesi africani deve essere ancora raggiunto, mentre in alcuni paesi asiatici - quali Taiwan, Cina e Corea del Sud - il controllo ha raggiunto un considerevole successo. La valutazione da parte della Banca per lo Sviluppo Asiatico (ADB) (1) della risposta al COVID-19 nella Repubblica di Corea ha concluso che i cittadini coreani sono stati collaborativi con le politiche governative, che sono state ben preparate e basate su un approccio scientifico. Il paese aveva precedentemente fatto esperienza dell’epidemia di MERS e questo ha portato ad un livello più alto di fiducia pubblica e disponibilità a rispettare le misure preventive per il COVID-19. Sistemi sanitari solidi, azioni politiche tempestive e comunità collaborative nei paesi dell’Est sono in contrasto con il “culto dell’individuo” e il fallimento dello Stato nei paesi dell’Ovest. Certamente, la realtà di ciò che sta succedendo è complessa e non possiamo confrontare il successo tra i paesi basandoci solamente su dati epidemiologici.

La diffusione del Covid-19 è stata gestita meglio all'Est rispetto all'Ovest?

Abbiamo appreso dai nostri errori, ma c’è ancora molto da imparare. La nostra comprensione della relazione tra il COVID-19 e la società, i comportamenti umani, l’ambiente costruito e i viaggi deve migliorare per le risposte alle future epidemie. Dobbiamo ripensare all’influenza di eventi super-diffusori, all’efficacia delle protezioni individuali e alla restrizione delle libertà civili. La ricerca sociale sarà un elemento centrale per identificare le barriere socio-culturali, così come lo sarà un’analisi dei feedback forniti dai lavoratori in prima linea per mostrare come la conoscenza, le credenze e le pratiche influenzino la risposta all’epidemia (2).

L’uso di misure stringenti, che non hanno affrontato i bisogni della comunità, hanno portato a livelli discutibili di successo. Le misure rigide sono usate dai governi che vogliono occuparsi urgentemente della risposta all’epidemia in una maniera tradizionale, di tipo top-down. Il “Governement Stringency Index” (3) è una misura composita di nove indicatori, come la chiusura delle scuole e dei luoghi di lavoro, che mostra come le misure dure siano state un’opzione popolare per cercare di controllare la diffusione del virus. Le misure stringenti però hanno portato ad economie più deboli e hanno creato un carico aggiuntivo, che avrà un impatto negativo sui sistemi sanitari, in seguito alla non cura delle malattie trasmissibili e cronico-degenerative, compresa la salute mentale.

I governi dovranno ripensare il loro fare affidamento su misure stringenti e sulle vaccinazioni per ridurre i casi da COVID-19 e le morti. La fatica della popolazione, la resistenza ai vaccini e le nuove varianti del virus ostacoleranno le risposte alle future epidemie. Nei paesi dove il tasso dei casi riportati di mortalità per COVID-19 è diminuito, si è osservato un allentamento delle misure preventive. Tuttavia, è necessaria cautela dato che questo è in parte dovuto all’aumento dei test, che in un caso su 1000 nella popolazione ha un valore predittivo scarso, ad un tasso di infezione aumentato nelle persone più giovani e ai miglioramenti nella gestione dei casi e del trattamento (4).

Non c'è un “Piano B” per vaccinare quelle persone che non vogliono o non sono raggiungibili

Nessuno è al sicuro finché tutti non saranno vaccinati. Un compito che deve essere ripetuto ogni anno per le nuove varianti, la bassa efficacia dei vaccini o per le re-infezioni. “Vaccinate il mondo”, un’aspirazione politica di equità, per raggiungere tutti, ovunque, è semplicemente non fattibile da una prospettiva di salute pubblica. Le esperienze con l’influenza, la poliomelite e le malattie prevenibili dell’infanzia hanno dimostrato la difficoltà di vaccinare tutti in tutto il mondo. Presto ci sarà un eccesso di disponibilità di vaccini in alcuni paesi e la nuova sfida sarà l’accettazione dei vaccini da parte di tutti. In altri paesi ci sarà una carenza e la sfida sarà il rifornimento, la distribuzione e la diffusione. Tuttavia, nella nostra fretta eccessiva di raggiungere i target della vaccinazione, abbiamo trascurato la necessità di un “Piano B” per arrivare a quelle persone che non vorranno o non potranno usare i servizi delle vaccinazioni. Fare affidamento sulla condizione dell’immunità di gregge tramite l’infezione non è una strategia né sicura né garantita. “Imparare a convivere con il COVID-19” deve rimanere una priorità con un’attenzione su come possiamo mantenere meglio una bassa trasmissione comunitaria e proteggere le persone più vulnerabili.

Le persone hanno dimostrato notevole resilienza durante la pandemia, anche se a volte la situazione è stata erroneamente descritta dai media come “colpa” convenientemente attribuita agli individui, per il mancato rispetto delle restrizioni da COVID-19. L’assenza di un supporto adeguato ha portato le persone a sentirsi colpevoli e responsabili per la diffusione del virus (5), compresi i giovani.

Lavorare con i giovani in Las Delicias, Nord-Est della Spagna

Nell’aprile 2021, l’Associazione dei Quartieri di Delicias (Manuel Viola) a Saragoza (Spagna), in collaborazione con le agenzie che lavorano con i giovani, hanno iniziato a preparare un progetto basato sui bisogni dei giovani e il controllo del COVID-19.

Las Delicias è un quartiere multiculturale, densamente popolato e con un basso livello socio-economico, nella città di Zaragoza, nel nord-est della Spagna. I residenti sono rumeni, spagnoli, sud-americani, cinesi e nord-africani. Il quartiere ha una popolazione significativa di anziani e giovani.


 Il progetto di comunità era basato sui principi del lavoro con i giovani secondo l'approccio di Educare – Coinvolgere – Ricompensare. Le evidenze internazionali (6) mostrano che i giovani sono sensibili ai giudizi dei pari, agli influencer online e alla ricompensa e al riconoscimento sociale. L’Associazione dei Quartieri di Las Delicias ha identificato delle attività per impegnare i giovani durante il periodo estivo caldo, tra cui:

  • una gincana online attraverso cui proporre una serie di test e domande (alcune correlate al COVID-19) individualmente o in gruppo. La gincana è registrata su Youtube e caricata in modo che possa essere usata durante l’estate. Le innovazioni tecnologiche possono fornire delle opzioni per l’interazione sociale e gli influencer online non possibili normalmente durante una pandemia.
  • Un concorso per la progettazione di una mascherina basata sui temi di interesse per i giovani in modo che potessero vedere il loro disegno riprodotto e incoraggiare così i comportamenti personali preventivi. I giovani sono sensibili al giudizio dei pari e questo può aiutare gli altri a conformarsi e ad usare le mascherine tra gli amici. Rendere le mascherine prontamente disponibili e gratuite, come in un parcheggio o in un centro commerciale con uno “stand-mascherina”, può anche aiutare a promuoverne l’uso tra i giovani.

Molti giovani delle aree interne delle città in Spagna non hanno un paese o una località da visitare durante luglio e agosto. Non possono praticare le attività giovanili usuali, come le piscine all’aperto, perché chiudono o hanno una capacità limitata a causa delle regole stringenti di distanziamento fisico. Feste giovanili illegali o i “botellónes”, durante le quali i giovani si ritrovano nei parchi, spesso con alcol, sono così popolari durante l’estate e potrebbero contribuire alla diffusione del COVID-19.   


E’ più importante che mai lavorare con le organizzazioni della comunità per dare un supporto ai giovani così come ai disoccupati, alle persone senza dimora, alle persone in povertà alimentare, ai malati cronici, a chi soffre di malattie mentali, a chi è isolato socialmente e agli altri che sono in una situazione peggiore a causa delle misure restrittive. Le organizzazioni della comunità garantiscono un collegamento nella società tra le persone che hanno bisogno e i servizi finanziati dal governo che possono garantire supporto e assistenza, sia durante e sia dopo la pandemia.

Conclusioni: solo la combinazione degli approcci bottom-up e top-down ci porterà fuori dalla pandemia

I giorni peggiori della pandemia potrebbero ancora ripresentarsi più avanti per via della diffusione di nuove varianti del virus. I paesi, le regioni o le comunità con una bassa immunità e una vaccinazione lenta sono suscettibili a epidemie devastanti. I paesi densamente popolati come la Nigeria e l’Indonesia potrebbero fare esperienza di una gravità che abbiamo già visto in India e in Brasile. Nessun paese rimarrà indenne, persino le comunità remote e isolate potrebbero essere decimate al di là di riprendersi dall’impatto della pandemia.

E’ come se ci fossimo nascosti dietro l’evidenza, anche quando era debole, contraddittoria o inesistente e dietro ad una risposta tradizionale che considera la popolazione solo come destinataria di misure dall’alto. Dovremmo riporre maggiore fiducia nel nostro buonsenso professionale e nelle esperienze che abbiamo vissuto nelle precedenti pandemie.

Il ruolo delle comunità per aiutare a controllare il COVID-19 non è stato finora così ben definito anche se ci sono evidenze che dimostrano i benefici di lavorare con le persone per prevenire la diffusione di una malattia infettiva (7). I governi devono ora ripensare la risposta al COVID-19. “Imparare a convivere con il COVID-19” deve rimanere una priorità con un’attenzione alla protezione dei più vulnerabili nella società insieme alle vaccinazioni, ai test e al tracciamento e le altre misure di controllo.

I governi devono ricostruire la fiducia pubblica e collaborare con le comunità in modo significativo tramite un approccio dal basso. È solo tramite la combinazione di un approccio sia dal basso e sia dall’alto che i governi potranno guidare i loro paesi fuori dalla pandemia. Le strategie di salute pubblica tradizionali sono fondamentali per la risposta, ma devono essere supportate da un più forte impegno politico per attribuire un ruolo centrale alle comunità per prevenire il continuo diffondersi del COVID-19.

Bibliografia

  1. Asian Development Bank (2021) Assessment of COVID-19 Response in the Republic of Korea. ADB, Manila.
  2. Gilmore B, Ndejjo R, Tchetchia A, et al. (2020) Community engagement for COVID-19 prevention and control: a rapid evidence synthesis. BMJ Global Health; 5:e003188. doi:10.1136/ bmjgh-2020-003188
  3. COVID-19: Stringency Index - Our World in Data
  4. J. Trop. Med. Hyg., 00(00), 2021, pp. 1–9 doi:10.4269/ajtmh.20-1496.
  5. BMJ 2021: 372:n137 http://dx.doi.org/10.1136/bmj.n13.
  6. World Health Organisation (2021) Behavioural Considerations for Risk-Taking by Young People (with special reference to COVID-19). WHO, Geneva. At press.
  7. Laverack, G. (2018) Health promotion in disease outbreaks and health emergencies. Boca Raton, Florida. CRC press. Taylor & Francis group.

 

COVID-19: una tempesta perfetta – 17 gennaio 2021

L’epidemia da COVID-19 è destinata a durare. Ci possiamo aspettare altre ondate epidemiche, turbate da nuove varianti del virus che, combinate con un maggior carico di malattia e con patologie emergenti, porteranno ad un peggioramento della salute e a un indebolimento economico. L’approccio tradizionale di salute pubblica con le sue azioni di test e tracciamento, isolamento e misure preventive si è dimostrato incapace di fermare l’epidemia. In verità, non abbiamo mai avuto il controllo sulla diffusione del virus e pochissimi paesi saranno risparmiati dall’impatto del COVID-19. Il focus della prevenzione si è spostato nel tentativo di proteggere un sistema sanitario sovraccaricato, togliendo risorse ad altri servizi essenziali. Un virus che muta, un lento processo di copertura vaccinale, i sistemi sanitari sotto stress e una popolazione affaticata hanno portato ad una “tempesta perfetta” di fattori che hanno favorito una diffusione del virus maggiore e più veloce di sempre.

Sarà una grande delusione per moltissime persone constatare che l’approccio di salute pubblica tradizionale, di tipo top-down, ha fallito nel fermare la diffusione del COVID-19.

È importante riconoscere che non esiste una soluzione top-down per la pandemia. “Imparare a convivere con il COVID-19” deve rimanere una priorità delle comunità locali con un'attenzione prioritaria sul mantenimento di un basso livello di trasmissione e sulla protezione delle persone più vulnerabili. La vaccinazione da sola non porrà fine alla pandemia e le misure preventive devono rimanere una priorità. In ogni caso, la sfida maggiore sarà rappresentata dal mantenimento della cooperazione pubblica durante i periodi di lockdown e il rispetto delle restrizioni relative ai viaggi e al lavoro. L’incapacità dei governi nel controllare la pandemia implica che i governi ora devono ricostruire la fiducia pubblica e coinvolgere i leader locali, le autorità e le comunità locali in caso di decisioni difficili per il controllo della diffusione del COVID-19.

Le misure di salute pubblica che hanno un impatto socio-economico negativo non possono essere attuate senza prima aver ottenuto il sostegno pubblico.


La vaccinazione è ora lo strumento più valido per ridurre i numeri di nuovi casi, i ricoveri in ospedale e il numero di morti. Però, i vaccini potrebbero non essere in grado di prevenire la trasmissione del virus e nuove varianti potrebbero rendere la vaccinazione meno efficace. Per ultimo il processo di produzione e di distribuzione dei vaccini stessi deve essere affidabile ed equo, per evitare la “guerra dei vaccini”, il “nazionalismo dei vaccini” e una vaccinazione “per età selezionate” per rispondere in maniera organizzata alla domanda. Tuttavia, al momento attuale la collaborazione tra industrie farmaceutiche e alcuni paesi non è ancora fattiva e iniziative globali come la COVID-19 technology access pool (C-Tap)[1] e l’accordo COVAX[2] dell’Organizzazione Mondiale della Salute hanno avuto dei problemi nell'ottenere supporto.

L'obiettivo del COVAX è l'acquisto di 2 miliardi di dosi entro la fine del 2021 tramite negoziati con un insieme diversificato di fornitori di vaccini in merito a tecnologie scientifiche, termini di consegna e prezzi diversi.

Nessuno è sicuro finché ogni persona al  mondo non sarà stata vaccinata, un compito impossibile.

Raggiungere coloro che non possono o non vogliono usufruire del servizio vaccinale, inclusi i movimenti no-vax e quelli per i diritti umani, sarà fondamentale per minimizzare la diffusione di disinformazioni e le perplessità sui vaccini. Le autorità di salute pubblica devono lavorare con gli individui, le famiglie e le organizzazioni della comunità locale, coinvolgendole in un dialogo costante, creando delle reti di supporto e potenziando le abilità dei leader locali. Le organizzazioni della comunità locale, come le associazioni di volontariato, le associazioni religiose e di quartiere, possono agire da “ponte” tra la prescrizione delle misure di salute pubblica e la compliance della comunità rispetto a queste. E’ importante che i governi riconoscano il valore delle organizzazioni della comunità locale, garantendo significativi flussi di finanziamenti per sostenere questo tipo di attività e sviluppando le competenze dei leader locali affinché siano siano parte attiva nella risposta all’epidemia. La crescita di consapevolezza e la mobilitazione delle persone possono essere favoriti da interventi “su misura” (tailored), che si sono mostrati efficaci nel controllare la diffusione delle infezioni sessualmente trasmissibili e nel promuovere la vaccinazione concentrandosi su specifici gruppi ad alto rischio.

Raggiungere, con interventi su misura, coloro che non possono o non vogliono mantenere un basso livello di trasmissione  nella comunità è un passaggio fondamentale per convivere con il COVID-19.

Interventi “su misura” e sensibili al contesto culturale possono essere più efficaci rispetto ai soli approcci educativi tradizionali per affrontare la diffusione del virus. Tra gli interventi “su misura” che si possono selezionare vi sono l’educazione online tra pari per gli adolescenti e il coinvolgimento delle organizzazioni della comunità per promuovere i test, l’auto-isolamento e l’uso dei servizi vaccinali. I professionisti di salute pubblica non ricevono regolarmente una formazione sulle competenze culturali necessarie per sviluppare l’empatia di base e una consapevolezza critica delle possibili differenti percezioni di salute. Lo sviluppo di una forza lavoro culturalmente competente richiederà l’attivazione di corsi di formazione sulle diversità, a tutti i livelli e per tutte le professionalità del sistema sanitario.

Il COVID-19 sfrutta i punti deboli della nostra salute individuale così come quelli delle politiche e degli interventi di salute pubblica e del sistema sanitario.

L’incapacità di alcuni governi e delle organizzazioni sanitarie internazionali di riconoscere il valore del coinvolgimento delle comunità locali può aver portato alla non adesione alle misure preventive. La frustrazione e la sfiducia pubbliche possono manifestarsi in disordini civili come le dimostrazioni e i raduni di massa illegali che abbiamo visto nel mondo. Le misure restrittive come lockdown, le limitazioni per il lavoro e gli spostamenti possono erodere il benessere sociale e portare ad una maggiore povertà, disuguaglianze di salute e proteste civili.

Il coinvolgimento della comunità e il supporto alle sue organizzazioni sono state delle caratteristiche mancanti nella risposta all’epidemia COVID-19. Gli insegnamenti delle precedenti epidemie non sono stati appresi e c’è il rischio reale che in futuro le risposte continueranno ad utilizzare approcci top down che escludono le comunità locali dall'avere un ruolo attivo nella prevenzione delle malattie. Dobbiamo accettare il fatto che la pandemia non può essere fermata finché non verrà attribuito maggior controllo alle persone singole, alle famiglie e alle comunità locali per proteggere loro stesse e gli altri dal COVID-19.

La risposta ad una pandemia richiede un insieme appropriato di competenze, un ruolo che per i professionisti di salute pubblica è già stato delineato[3] e che, combinato con una forza lavoro culturalmente più competente dal punto di vista culturale e riflessiva, creerà un nuovo appassionante ambito professionale.

 

[1] Il C-Tap Covid19 Tecnology Access Pool è un impegno tra aziende farmaceutiche e governi per accelerare lo sviluppo e la produzione di prodotti sanitari necessari per combattere COVID-19 e la rimozione delle barriere di accesso al fine di rendere i prodotti disponibili a livello globale ed equo.

[2] COVID-19 Global Vaccine Access Facility (Covax Facility) è un accordo ad opera della Gavi (l’Alleanza per i Vaccini, una partnership tra pubblico e privato) della Coalizione per l'innovazione in materia di preparazione alle epidemie (CEPI) e dell'OMS, ha lo scopo di accelerare lo sviluppo e la produzione di vaccini contro il COVID-19, facilitandone l'accesso a tutti i paesi che ne necessitano.

[3] Laverack, G. (2018) Health promotion in disease outbreaks and health emergencies. Boca Raton, Florida. CRC press. Taylor & Francis group. www.crcpress.com/9781138093171

 

Viviamo un periodo estremo, con misure estreme – 13 novembre

Desperate COVID-19 times, desperate measures (in English) è aggiornato al 13 Novembre 2020.

L’epidemia da COVID-19 è destinata a durare. Attualmente, non abbiamo il controllo sul virus che è altamente infettivo e si sta rapidamente diffondendo. Le misure preventive non si sono dimostrate efficaci: il numero di casi, i ricoveri in ospedale e le morti stanno aumentando e una nuova ondata di contagi è ora una realtà. Non siamo stati capaci di proteggere i nostri anziani nelle case di riposo, di impedire ai nostri adolescenti di diffondere il virus, ma la criticità maggiore è che non abbiamo reso le comunità capaci di auto proteggersi. Nel periodo estremamente critico del COVID-19, si sono rese necessarie delle misure estreme ma queste hanno portato danni alle attività produttive e molte persone hanno perso i loro mezzi di sostentamento. I sistemi adottati per la permanenza in attività (es. lo smart working) hanno aiutato alcune persone a rimanere a casa, ma le gravi difficoltà economiche e sociali persisteranno se non faremo tutto ciò che è in nostro potere e non utilizzeremo ogni opportunità e ogni strumento per evitare altre misure estreme. È importante comprendere che non c’è una chiara e definita soluzione top-down per la pandemia. I governi devono conquistarsi la fiducia dei cittadini e coinvolgere i leader locali, le autorità locali e l'opinione pubblica nelle decisioni difficili, specialmente in merito alle misure di controllo dell'epidemia tra la popolazione.

La risposta alla pandemia finora è stata orientata dai dati epidemiologici che, però, possono fornire solo una interpretazione generale di ciò che sta attualmente accadendo. Sono le scienze sociali e comportamentali che ci permettono di comprendere meglio il contesto, come le persone diffondono il virus, come coinvolgere i gruppi più difficili da raggiungere e come intervenire nei setting ad alto rischio. L'adozione delle scienze sociali e comportamentali è mancata nella risposta alla pandemia e ci avrebbe aiutato a comprendere le modalità di diffusione trasversale dell'infezione nelle case di riposo, nelle famiglie in cui convivono più generazioni e tra gli adolescenti. Si devono mettere in discussione le decisioni delle politiche di salute pubblica che non si basano su una comprensione integrata sia dei dati epidemiologici che i dati delle scienze sociali. E’ possibile prevedere l’analisi delle scienze sociali anche in un contesto pandemico che cambia velocemente, a patto di essere pronti a imparare la lezione dalle precedenti pandemie (Laverack e Manoncourt, 2015).

La reazione alla pandemia è ora “sotto osservazione critica” per il fatto di non aver coinvolto attivamente e in maniera tempestiva i leader locali e le comunità nelle decisioni su come prevenire la diffusione del virus. I governi avrebbero dovuto dare pari priorità alle azioni di tipo top-down (di indirizzo strategico, legislative e applicative) e a quelle bottom up (comunitarie, dei leader locali). C’è inoltre una funzione strategica per la comunicazione, quella da intermediario (tra governo e comunità), specialmente nel veicolare messaggi chiari e coerenti. I governi devono ora trovare un modo per sfruttare le potenzialità di individui, famiglie e comunità per affrontare la diffusione del COVID-19. Le organizzazioni della comunità possono avere un ruolo centrale nel costruire fiducia e “fare da ponte” tra il governo e il livello locale. È importante che i governi riconoscano il valore delle organizzazioni di comunità, sostenendole nel rafforzare le loro capacità, costruendo collaborazioni con loro e garantendo maggiori risorse per le azioni preventive a livello locale. Fonti di finanziamento più solide per le organizzazioni della comunità, gestite dai leader e dalle autorità locali, dovrebbero diventare parte centrale della risposta alla pandemia.

In un momento così estremamente critico a causa del COVID-19, la vaccinazione è lo strumento più efficace per prevenire la diffusione del virus. Tuttavia, anche se un vaccino sicuro ed efficace può essere prodotto in grandi quantità, non c’è la garanzia che un numero sufficiente di persone lo utilizzeranno volontariamente per raggiungere “l’immunità di gregge”. Le normative governative, tra cui l’uso dei certificati vaccinali per lavoro e i viaggi, potrebbero in futuro diventare uno strumento di controllo. I movimenti No-Vax e per i diritti umani e la non corretta informazione diffusa da varie fonti, inclusi i social media, hanno contribuito a creare ambivalenza nell’accettazione del vaccino contro il COVID-19. Per controllare la diffusione del COVID-19 sarà fondamentale raggiungere coloro che non possono o non vogliono utilizzare il vaccino, favorendo il dialogo con le comunità, creando reti di supporto e lavorando con leader e autorità locali.

Gli interventi mirati ad un singolo e specifico rischio comportamentale, come ad esempio il distanziamento fisico, hanno dimostrato di avere basso impatto sui determinanti del rischio. Rispettare le misure preventive è particolarmente difficile quando si vive e si lavora in condizioni di sovraffollamento. Il focus sul comportamento individuale può creare una cultura di “colpevolizzazione della vittima” (blaming the victim), facendo sentire le persone colpevoli per il fatto stesso di essere esposte al rischio, anche se in realtà questo è spesso indipendente dalla loro possibilità di controllo. La comunicazione adottata, le norme e la loro applicazione non sono state sufficienti ad assicurare che i singoli adottassero le misure preventive raccomandate per il COVID-19. La mancata compliance alle misure preventive continuerà a esistere se il cambiamento dei comportamenti non sarà accompagnato da un contesto di norme e regolamenti che crei un ambiente di supporto favorevole e contribuisca a rendere le persone capaci di controllare le loro condizioni di vita (Laverack, 2017).

Ai tempi del COVID-19 è fondamentale aiutare le persone ad aumentare le proprie capacità, e aumentare quella degli altri, di compiere le scelte corrette e di accedere alle risorse utili per prevenire la diffusione del virus. Questo può essere raggiunto aumentando le competenze personali e sostenendo le organizzazioni della comunità e le reti sociali per il mantenimento di un basso livello di trasmissione nella comunità. In particolare, interventi su misura, costruiti in base alle caratteristiche specifiche del contesto, possono favorire l’aumento di consapevolezza e la motivazione delle persone a livello locale affinché usufruiscano dei servizi di vaccinazione e si riduca la riluttanza in merito ai vaccini. Un altro compito molto importante e costante sarà quello di raggiungere coloro che non possono o non manterranno la responsabilità sociale e non rispetteranno le misure preventive. La salute pubblica ha raggiunto importanti risultati positivi nella gestione delle malattie croniche e questi saranno molto importanti anche per la gestione degli effetti cronici del “long COVID”, in particolare, le complicanze psicologiche. Il “long COVID” è un problema emergente di salute che richiederà un servizio di supporto per fornire informazioni accurate, programmi di supporto per coloro che sono guariti e per aiutare a ridurre lo stigma associato all’infezione. Il COVID-19 è relativamente benigno per la maggior parte delle persone, anche se per alcuni purtroppo è mortale. Da questa situazione di pandemia dobbiamo imparare ad essere meglio preparati dal punto di vista professionale a forme di pandemie più gravi nel futuro. Rispondere alle esigenze imposte da una pandemia richiede un insieme di competenze appropriato e questo nuovo ruolo per i professionisti della promozione della salute è già stato delineato (Laverack,2018). Questo nuovo ruolo, combinato con una forza lavoro più flessibile e competente dal punto di vista culturale, rappresenterà una sfida stimolante da affrontare per rendere il nostro lavoro più efficace in futuro.

 

Bibliografia

  • Laverack, G. and Manoncourt, E. (2015) Key experiences of community engagement and social mobilization in the Ebola response. Global Health Promotion. 1757-9759. Vol (0): 1-4.
  • Laverack, G. (2017) The challenge of behaviour change and health promotion. 8, 25. Challenges. doi:10.3390/challe8020025C. https://www.mdpi.com/2078-1547/8/2/25
  • Laverack, G. (2018) Health promotion in disease outbreaks and health emergencies. Boca Raton, Florida. CRC press. Taylor & Francis group.

 

 

 

Imparare a convivere con il COVID-19 - 4 settembre

Learning to live with COVID-19 (in English) is updated to the 4th of September 2020

Imparare a convivere con il COVID-19 - 4 settembre

L’esigenza di imparare a convivere con il COVID-19 è ufficialmente una realtà, da quando il Direttore Generale dell’Organizzazione Mondiale della Salute ha annunciato che la pandemia continuerà almeno fino al 2022. In molti paesi sono stati attuati lockdown e quarantene che, imposti senza consultazioni o incentivi alla popolazione, hanno avuto conseguenze negative sulla vita e la salute delle persone, sui mezzi di sostentamento e hanno danneggiato in maniera significativa le economie nazionali, con un ulteriore impatto sul benessere delle persone. Imparare a convivere con il COVID-19 significa evitare lockdown nazionali mantenendo un basso tasso di trasmissione nella comunità, proteggendo i più vulnerabili, favorendo il senso di responsabilità sociale e rendendo le comunità capaci (empowering) di proteggere loro stesse e gli altri.

Vivere con il COVID-19 (con o senza vaccini) dipende dalla capacità di mantenere un basso tasso di trasmissione nella comunità, assicurandosi che tutti adottino e rispettino le attuali misure di prevenzione (basate sulla evidenza scientifica e l’esperienza) che prevedono l’uso delle mascherine, il distanziamento fisico, il lavaggio delle mani, l’esecuzione dei test e l’auto-isolamento. Mantenere un basso tasso di trasmissione nella comunità implica garantire la responsabilità sociale nel rispetto delle misure preventive per proteggere sé stessi, essere attenti e proteggere gli altri, in particolar modo i più vulnerabili.

Vivere con il COVID-19 dipende dalla capacità di proteggere e supportare i più vulnerabili nella società: i più anziani, le persone con patologie croniche (1/3 delle persone morte per COVID-19 nel Regno Unito erano affette da diabete), le persone con disabilità, i rifugiati e lavoratori migranti e le persone senza dimora. E’ stato problematico gestire l’epidemia nei contesti più vulnerabili, ad esempio nelle case di riposo (nel Regno Unito in queste strutture si è verificato il 40% delle morti), negli hotel destinati alla quarantena per i viaggiatori, nei dormitori per i lavoratori migranti e nelle famiglie in cui convivono più generazioni (bambini, adulti, anziani). Altri contesti vulnerabili sono le prigioni, le fabbriche e le scuole, che continuano ad essere a rischio di diffusione accelerata del virus. Fortunatamente, le persone si sono volontariamente organizzate per proteggere e sostenere i membri delle loro famiglie allargate e altri membri della loro comunità fabbricando delle mascherine, consegnando beni di prima necessità, svolgendo mansioni essenziali o organizzando forme di “intrattenimento” sui balconi. Vivere con il COVID-19 dipende dalla capacità di valorizzare le potenzialità della comunità e supportarne in maniera sistematica il coinvolgimento.

Vivere con il COVID-19 dipende dal mantenimento del senso di responsabilità sociale, aiutando le persone ad acquisire maggiore controllo (empowering) nelle loro vite per proteggere loro stesse e gli altri. La responsabilità sociale non si raggiunge cambiando i comportamenti, persona per persona, perché non c’è abbastanza tempo (il primo nemico in ogni epidemia è il tempo) e in molti paesi non ci sono abbastanza risorse e capacità. Le azioni politiche (a livello politico, legislativo e applicativo) che supportano l’azione sociale (nel senso di mobilitazione, norme, valori), quando sono coordinate, possono aiutare a mantenere alto il senso di responsabilità sociale. Il divieto sul fumo nei luoghi pubblici è un esempio, che abbiamo dal passato, di uso congiunto dell’azione politica e dell’azione sociale a tutela della salute pubblica.

Il mantenimento della responsabilità sociale dipende dalla costruzione di fiducia tra i governi e le comunità. Questo processo può essere facilitato dalle organizzazioni presenti nella comunità (organizzazioni caritatevoli, volontarie, religiose e sociali) e da leader locali che hanno una solida rete di contatti. Le organizzazioni della comunità garantiscono un collegamento tra l’azione politica e la società civile e possono favorire l’incremento di consapevolezza sulla necessità della protezione personale e identificare i modi utili per il rispetto delle misure preventive al livello individuale, famigliare e comunitario. È importante riconoscere che il ruolo delle organizzazioni della comunità durante una epidemia va ben oltre la gestione dei servizi a livello locale. Valorizzando il loro ruolo sociale (ad esempio con una loro rappresentanza in occasione di incontri consultivi e nelle conferenze stampa) e garantendo loro più solide fonti di finanziamento, le organizzazioni possono coinvolgere le persone e, attraverso una serie di attività diverse, renderle capaci di gestire la salute.

Per costruire fiducia occorre fornire informazioni accurate e basate sull’evidenza (per contrastare la disinformazione) e dare alle persone opportunità di dialogo con fonti attendibili come peer educator e professionisti sanitari (health counsellor), utilizzando mezzi di comunicazione affidabili. L’obiettivo è aiutare le persone a chiarire le loro preoccupazioni e identificare strategie per proteggere loro stesse e gli altri dal COVID-19. È anche importante mettere le persone in condizione di essere consapevoli in maniera critica delle loro personali condizioni (ad esempio perché sono più a rischio o più vulnerabili, perché vivono in un ambiente sovraffollato). Ci sono tecniche consolidate che sono state usate durante la pandemia, come ad esempio il photovoice (vedi diario di Laverack del 27 luglio in questa stessa pagina), per promuovere una consapevolezza critica e aiutare le persone a proteggersi nel modo migliore.

Vivere con il COVID-19 implica come raggiungere coloro che non possono o non vogliono mantenere un basso tasso di trasmissione nella comunità come i più vulnerabili, coloro che hanno scarsa responsabilità sociale o che si oppongono alle misure preventive. In Asia, Europa e negli USA ci sono stati assembramenti in occasione di adunate e proteste pubbliche (comprese quelle NoVax, anti-mascherine e anti-test) durante le quali non sono state rispettate le misure preventive. Devono essere messi in atto interventi su misura, con una chiara comprensione del contesto socio-culturale, indirizzati a individui e gruppi che presentano un alto rischio di diffusione del virus. Interventi su misura basati sul dialogo e sulla collaborazione con i leader locali, tenendo conto delle loro preoccupazioni, si sono dimostrati efficaci nel controllare la diffusione delle infezioni sessualmente trasmissibili e nel promuovere le campagne vaccinali. Un passaggio cruciale per convivere con il COVID-19 è raggiungere con interventi su misura coloro che non possono o non vogliono mantenere un basso tasso di trasmissione nella comunità.

Per rispondere alla pandemia è ora necessario un cambiamento di paradigma per coinvolgere meglio le comunità e rendere le persone capaci di proteggersi. Il punto di vista epidemiologico rimane essenziale, ma la convivenza con il COVID-19 dipende dalla capacità di controllare la modalità di diffusione locale del virus. I sistemi di sanità pubblica devono lavorare al fianco dei politici per indirizzare le politiche governative in ogni fase della reazione alla epidemia. Non esiste un approccio unico per la gestione del COVID-19 perché il contesto (socio-culturale, politico, economico e storico) ha una influenza diretta su qualsiasi risposta. È inoltre difficile comparare e mettere a confronto i risultati ottenuti dalle risposte dei diversi Paesi perché ciò che funziona in un paese potrebbe non funzionare in un altro. Vivere con il COVID-19 dipende dalla capacità di analizzare da tutti i punti di vista la risposta di ogni paese in relazione al suo specifico contesto. Il cambiamento di paradigma per la reazione all’epidemia deve perciò tenere in particolar conto l’utilizzo di strumenti delle scienze sociali, la raccolta di dati e il trasferimento dei risultati nella pratica. Questo ci aiuterà a comprendere meglio il contesto e a sviluppare una forza lavoro culturalmente competente in grado di entrare in relazione con i gruppi sociali difficili da raggiungere.

Le condizioni che potrebbero aver portato allo sviluppo del COVID-19 (così come per la MERS – Sindrome Respiratoria Mediorientale dovuta e l’infezione dal virus Ebola) continuano a persistere in molti paesi a causa di insufficienti capacità e insufficiente impegno politico in termini di sorveglianza, prevenzione e attuazione delle norme. I focolai di malattie trasmissibili in corso ed emergenti continueranno ad avere un impatto devastante sulla salute delle persone e sulle economie nazionali, a meno che non investiamo in sistemi sanitari pubblici forti, efficaci e ben finanziati.

 

Link per l’approfondimento:

Interventi personalizzati https://www.mdpi.com/2078-1547/9/2/37

Azione politica e sociale https://www.mdpi.com/2078-1547/9/2/33

Cambiamento del comportamento https://www.mdpi.com/2078-1547/8/2/25

La promozione della salute durante una pandemia https://www.mdpi.com/2075-4698/7/1/2

Raggiungere i gruppi vulnerabili (migranti e rifugiati) https://www.mdpi.com/2078-1547/9/2/32

 

 

 

 

Il modello di empowerment per convivere con il COVID 19 – 19 agosto

Learning to live with COVID-19´: The empowerment model of society and health è aggiornato alla situazione del 19 agosto

 

“Imparare a convivere con il COVID-19”: il modello di empowerment per la società e per la salute

 

Abstract

Imparare a convivere con il COVID-19 dipenderà dal mantenimento di una bassa trasmissione del virus nella comunità e dalla protezione delle persone più vulnerabili nella società. La convivenza con il COVID-19 significherà imparare a mantenere la responsabilità sociale nel lungo periodo contemporaneamente alle altre misure, come ad esempio il controllo e il tracciamento della popolazione in zone circoscritte in caso di focolai. Sarà fondamentale, per il successo della convivenza con il COVID-19, guadagnare la fiducia dei cittadini affinché collaborino con i loro governi. L’obiettivo di questo articolo è spiegare come “il modello di empowermnet per la società e la salute”, che è basato sui più recenti modelli, teorie e approcci al pensiero sistematico, possa essere applicato per prevenire la diffusione del COVID-19. Il modello mostra come differenti livelli di empowerment (individuo, famiglia, gruppi di interesse, organizzazioni basate sulla comunità e movimenti sociali) garantiscano delle opportunità per proteggere meglio noi stessi, e gli altri, dal COVID-19.

In particolare, le organizzazioni basate sulla comunità (come ad esempio le associazioni di volontariato o del terzo settore) hanno un ruolo centrale nel costruire la fiducia e nell’organizzare un collegamento tra il governo politico e la società civile. Per il futuro, è necessario un nuovo paradigma per la risposta della sanità pubblica alla diffusione di una epidemia, che ponga maggiore enfasi sull’empowerment piuttosto che sugli approcci di tipo top-down.

 

I punti chiave per “Imparare a convivere con il COVID-19” dipendono

  1. dal livello di politicizzazione della pandemia che ha influenzato la capacità delle persone di fare delle scelte.
  2. dal mantenimento di una bassa trasmissione del virus nella comunità.
  3. dalla costruzione della fiducia all’interno della popolazione.
  4. dalla protezione e dal supporto delle persone più vulnerabili.
  5. dal mantenimento di una elevata responsabilità sociale.

Introduzione

Le persone devono collaborare per proteggere loro stesse e gli altri dal COVID-19, ottenendo un maggiore controllo sulle condizioni che causano la diffusione del virus. L’empowerment è il fattore chiave perché rende le persone, inclusi i più vulnerabili, capaci di avere maggiore controllo sulle loro vite e di agire nel proprio interesse, in autonomia. L’empowerment funziona a livello individuale, famigliare, organizzativo e collettivo. L’empowerment individuale fa crescere i sentimenti di valore e di controllo proattivo come ad esempio una maggiore sicurezza di sé, maggiori conoscenze e competenze [1]. L’empowerment collettivo coinvolge individui, famiglie e la comunità per aumentare la loro abilità ed essere meglio organizzati per acquisire influenza sociale e politica. L’empowerment può essere facilitato, in modo significativo, dalle organizzazioni governative e non governative per rendere le persone e le comunità capaci di collaborare alla gestione di una epidemia [2].

La politicizzazione della pandemia ha influenzato la capacità delle persone di fare le giuste scelte per prevenire la diffusione del COVID-19. Ad esempio, in India il lockdown nazionale ha avuto un grave impatto economico e sociale su milioni di lavoratori a basso reddito. Molti sono scappati verso i loro villaggi lontani dalle città e molto probabilmente hanno diffuso il virus ancora più lontano. Al contrario, il mantenimento delle condizioni occupazionali in Europa ha permesso alle persone di rimanere a casa continuando ad essere retribuite durante il lockdown.

I contesti politici, economici, storici e socio-culturali possono avere un effetto diretto sulle vite delle persone ed un’influenza su come l’empowerment potrebbe o non potrebbe svilupparsi [3]. I contesti creano le condizioni che possono o aumentare o diminuire il rischio di essere infettati dal COVID-19. All’interno dei paesi, più basso è lo status socio-culturale di un individuo, ad esempio, e peggiore è la sua condizione di salute e conseguentemente maggiore il rischio di essere infettato dal COVID-19. Vivere nelle baraccopoli crea inoltre condizioni favorevoli per la diffusione del virus e gli abitanti possono essere affetti in modo peggiore per la mancanza della distanza fisica e le scarse condizioni igieniche [4].

Il modello di empowerment per la società e la salute e il COVID-19

Il modello di empowerment per la società e la salute si basa sui più recenti lavori dei modelli socio-ecologici, sul continuum dell’empowerment di comunità e sulla teoria dell’approccio delle capacità di Martha Nussbaum e sugli approcci al pensiero sistematico. Sebbene il modello di empowerment è basato sulla letteratura occidentale, può essere adattato e applicato in differenti contesti [5]. L’obiettivo di questo articolo è spiegare come il modello di empowerment possa essere usato per prevenire la diffusione del COVID-19 e la figura 1 illustra i differenti livelli: 1. L’individuo; 2. La famiglia; 3. I gruppi di interesse; 4. Le organizzazioni basate sulla comunità; 5. I movimenti sociali; 6. I cambiamenti sociali e politici per migliorare la salute.

 

Figura 1. Il modello di empowerment per la società e la salute

 

Le persone possono essere aiutate a diventare empowered, cioè più capaci e autonome, per proteggere loro stesse e gli altri contro il COVID-19 e per dare supporto e collaborazione durante un’epidemia. Questo comprende aiutare le altre persone ad identificare i problemi, ad esempio come mantenere la distanza fisica, e adottare delle azioni per risolverli. I valori familiari possono avere un’influenza nel processo decisionale individuale. I gruppi di interesse possono essere sostenuti nell’aumentare la loro partecipazione, affinché gli stessi membri diventino criticamente consapevoli e di aiuto agli altri durante un’epidemia, ad esempio distribuendo i beni essenziali. Le organizzazioni basate sulla comunità sono fondamentali perché aiutano a costruire fiducia e possono fornire un collegamento tra il governo politico e le comunità tramite una rete estesa di contatti. I movimenti sociali possono aiutare a politicizzare una questione, fornire un impegno constante e applicare delle tattiche che possono influenzare i cambiamenti sociali e politici per proteggere ciascuno dal COVID-19.

Le organizzazioni possono sostenere le persone a tutti i livelli, o concentrarsi su specifici livelli, del modello dell’empowerment per proteggere loro stessi e gli altri contro il COVID-19. I governi di tutto il mondo dovrebbero riconoscere il valore di lavorare con le organizzazioni basate sulla comunità e potenziare la loro capacità di aiutare a rendere più empowered individui, famiglie e gruppi di interesse. Imparare a convivere con il COVID-19, con o senza un vaccino efficace e sicuro, dipenderà dal mantenimento di una bassa trasmissione del virus nella comunità e di una elevata responsabilità sociale. Il processo di empowering delle persone, rendendole più autonome e responsabili nella società, è il modo maggiormente sostenibile ed efficace per assicurare che nel futuro possiamo continuare a vivere vite relativamente normali in presenza del COVID-19.

 

Tabella 1. Azioni  e punti chiave per rafforzare le persone contro il COVID-19.

 

Punti e azioni chiave per l’empowerment degli altri

L’individuo

  • Durante una epidemia è importante stabilire fonti attendibili di informazione.
  • La comunicazione a due vie è importante per sviluppare un dialogo per chiarire gli argomenti chiave utilizzando la comunicazione inter-personale, l’educazione tra pari e il coaching sulla salute.
  • I programmi di salute pubblica possono essere personalizzati per raggiungere più facilmente i gruppi vulnerabili o non aderenti ai comportamenti protettivi.

 

La famiglia

  • Gli individui spesso prendono decisioni in merito ai cambiamenti di comportamento all’interno del contesto famigliare.
  • Le credenze e le pratiche positive possono essere rafforzate attraverso la famiglia.
  • La moral suasion può essere usata nel contesto famigliare per promettere di cambiare un comportamento.

 

I gruppi di interesse

  • Si focalizzano sui bisogni dei membri del gruppo per identificare le soluzioni a livello locale.
  • Forniscono un’opportunità per condividere le opinioni e aumentare le conoscenze e le abilità.

·         Forniscono un’opportunità per rendere le persone capaci di diventare più criticamente consapevoli a livello collettivo.

 

Le organizzazioni basate sulla comunità

  • Possono velocemente creare fiducia nella comunità attraverso una rete di contatti esistenti.
  • Possono fornire un collegamento tra il governo politico e le comunità locali.
  • Richiedono investimenti governativi per aumentare le competenze e le risorse di base.

 

I movimenti sociali

  • Hanno un più facile accesso all’influenza politica e alle risorse.
  • Politicizzano i temi e le istanze di salute.
  • Possono applicare delle tattiche per raggiungere cambiamenti sociali e politici per proteggere la salute.

 

I cambiamenti sociali e politici

  • Influenzare i cambiamenti sociali e politici è fondamentale per proteggere la salute.
  • Possono avere un’influenza di lungo termine tramite tattiche indirette come il voto.
  • Possono avere un’influenza di breve termine tramite tattiche dirette come ad esempio le proteste di massa e azioni legali.

 

I differenti livelli nel modello dell’empowerment e il COVID-19.

 

  1. L’individuo

L’azione di una persona può iniziare quando un individuo si sente motivato a migliorare la propria situazione, più facilmente se la soluzione è semplice, o qualche volta in risposta ad una esperienza della propria vita, come ad esempio la malattia di un parente. Sviluppare un dialogo aiuta le persone a meglio comprendere le cause che sono  all’origine della loro situazione e questo potrebbe motivarli a ridurre i rischi del diventare infetti.

Istituire fonti attendibili di informazione è importante durante una pandemia per mantenere un senso di responsabilità sociale nell’adottare le misure preventive. La comunicazione inter-personale garantisce una un canale a doppia via che è particolarmente importante nello sviluppo di un dialogo che possa chiarire le questioni chiavi. Invece di veicolare l’informazione da parte degli operatori della sanità ai membri della comunità, è preferibile in alcune situazioni specifiche che la comunicazione provenga da una persona familiare, o un pari, questo per incoraggiare i cambiamenti di comportamento gli uni con gli altri. L’educazione tra pari (peer education) è stata efficace nella prevenzione dell’HIV e dell’uso di droghe tra i giovani [6]. Il coaching sulla salute è stato non solo efficace nella gestione delle malattie, ma anche nel portare ad un miglioramento notevole nell’adesione al trattamento [7]. Il coaching sulla salute aiuta ad identificare un obiettivo realistico, come ad esempio il distanziamento fisico, e coinvolge in un confronto per aiutare le persone a capire ciò che è necessario nel raggiungere un obiettivo a livello personale.

Le informazioni sul COVID-19 sono state trasmesse attraverso diversi canali comunicativi, tra i quali la comunicazione inter-personale, i mezzi di comunicazione di massa e i social media. Tra l’altro l’abbondanza di fonti informative ha reso difficile per molti governi controllare la correttezza delle informazioni e questo ha portato a dicerie e disinformazione. Gli strumenti digitali sono stati usati in modo estensivo durante la pandemia per esprimere emozioni, per organizzare attività locali e per riferire di persone che avevano infranto le regole del lockdown. In Etopia, ad esempio, WhatsApp e i gruppi di Telegram gestiti dai leader locali e dai volontari impegnati nel sociale hanno aiutato a diffondere informazioni tra le comunità di rifugiati. Nella Repubblica Democratica del Congo, crediti telefonici extra e carte SIM per i cellulari, date ai centri di salute e ai centri organizzativi delle comunità, sono state un sostegno nell’assicurare che le comunità fossero in grado di riferire i casi sospetti di COVID-19.

Ci saranno sempre individui e gruppi all’interno della società che non rispetteranno, o non potranno rispettare, le misure per prevenire la diffusione di una malattia infettiva. Ad esempio, durante l’epidemia data dal virus Ebola nell’Africa Occidentale, pratiche di sepoltura non sicure, promosse da società segrete, hanno aumentato il rischio della trasmissione. Perciò, è necessario usare un approccio personalizzato, che tenga in considerazione il contesto socio-culturale, e che sia mirato a un target locale e coinvolga individui e gruppi specifici [8]. Interventi personalizzati, ad esempio, sono stati efficaci nel miglioramento della diffusione dei programmi di vaccinazione usando la comunicazione porta a porta, le campagne sui mass media e l’educazione tra pari [9]. Brownsville è un quartiere nella città di New York con una numerosa popolazione nera e latina e un alto numero di casi di COVID-19. Il Centro multiservizi per la Salute della Famiglia di Brownsville ha utilizzato un approccio che tenesse conto del contesto locale per mantenere le relazioni pubbliche e gestire il servizio dei test durante l’epidemia del COVID-19. Il contesto storico del quartiere aveva eroso la fiducia della comunità nel sistema sanitario e così un approccio personalizzato ha aiutato a ridurre le disparità razziali e le percezioni negative sul sistema di cura. Il Centro della Salute della Famiglia ha lavorato prendendo contatto direttamente con le persone ed è stato capace di rispondere alle domande sul virus e su come accedere ai test e alle cure [10].

Azioni e punti chiave al livello individuale

  • E’ impostante istituire fonti attendibili di informazione durante un’epidemia.
  • La comunicazione a due vie è importante per sviluppare un dialogo che chiarisca le questioni principali usando la comunicazione inter-personale, l’educazione tra pari e il coaching sulla salute.
  • I programmi di sanità pubblica possono essere personalizzati per raggiungere più facilmente i gruppi vulnerabili o non aderenti ai comportamenti protettivi.

 2. La famiglia

L’unità famigliare può aiutare i suoi singoli componenti e altre persone della comunità ad ottenere un maggiore controllo sul COVID-19. Ad esempio, in India, le famiglie hanno prodotto mascherine per sopperire alla loro mancanza e rispondere anche al bisogno di generare reddito. I programmi di sanità pubblica spesso si concentrano sull’individuo per cambiare i comportamenti, anche se, l’evidenza in merito all’efficacia di ciò che funziona e ciò che non funziona non sempre è chiara. Gli individui spesso prendono decisioni all’interno del contesto della famiglia e non da soli [11] e durante una pandemia la famiglia può condividere i valori che sono determinanti per rendere capaci gli altri a prendere le giuste decisioni per proteggere loro stessi. Le credenze e le pratiche positive possono essere rafforzate e si lavora meglio quando le norme sociali sono condivise dagli stessi valori, per esempio, indossare una mascherina negli spazi pubblici. Opinioni differenti all’interno della famiglia possono aiutare a stimolare un dialogo sui comportamenti ad alto rischio e a interrogarsi su ciò che è sempre stato fatto, ad esempio, non mantenere il distanziamento fisico [12]. La moral suasion è un approccio versatile e a basso costo che può essere utilizzato per influenzare le norme sociali e i comportamenti ad alto rischio. In particolare, fare una “promessa” in presenza di altre persone, dei membri della famiglia e della comunità per promettere di cambiare un comportamento ha avuto un qualche successo, ad esempio, nell’astenersi dall’alcol e nel non praticare la mutilazione genitale femminile, perché ciò crea una forte pressione etica nell’adottare il nuovo comportamento [13]. Lo stesso principio potrebbe essere usato nel fare una “promessa” di indossare sempre una mascherina o di non partecipare ad assembramenti di persone.

Azioni e punti chiave al livello famigliare

  • Gli individui spesso prendono le decisioni in merito ai cambiamenti del loro comportamento all’interno del contesto famigliare.
  • Le credenze positive e le pratiche possono essere rafforzate attraverso la famiglia.
  • La moral suasion può essere usata nel contesto famigliare per promettere di cambiare un comportamento.

 

3. I gruppi di interesse


I gruppi di interesse si dedicano ai bisogni dei membri stessi, così che possano trovare delle soluzioni locali, solo raramente sono assistiti dai fondi governativi. In Tanzania, ad esempio, i gruppi coinvolti in progetti per l’autonomia sono stati riforniti di macchine da cucito per produrre le mascherine per loro stessi e le loro comunità. I gruppi di interesse forniscono anche un’opportunità per condividere le opinioni e questo è importante perché le percezioni delle persone sul proprio rischio di malattia possono dipendere dal gruppo di persone intorno a loro [14]. In Italia, le azioni della comunità per tenere sotto controllo la diffusione del COVID-19 hanno generato una gamma di attività innovative per supportare gli altri, ad esempio attaccando dei messaggi sulle porte dei propri vicini per verificare se avessero bisogno di aiuto o suonando musica sui balconi nei quartieri della città per intrattenere le altre persone.

I gruppi di interesse (ma anche le organizzazioni della comunità) creano una opportunità per le persone per diventare più criticamente consapevoli in modo che possano iniziare a comprendere le cause che sono all’origine delle scarse condizioni di salute e dell’infezione da COVID-19. “FOTOVOZ” è un approccio pratico per rendere le persone capaci di iniziare a pensare criticamente attraverso una tecnica fotografica. È stato usato in Las Delicias, un quartiere multi-culturale, densamente popolato e con un basso livello socio- economico a Zaragoza, Spagna, per aiutare ad identificare le percezioni della comunità durante il periodo di lockdown nazionale. L’immediatezza delle immagini visive e le brevi narrazioni che le accompagnano possono fornire una potente testimonianza di ciò che realmente importa nelle vite delle persone. Nel quartiere di Las Delicias, i cellulari sono stati utilizzati in modo che le persone potessero usarli come delle macchine fotografiche per registrare le esperienze personali, i sentimenti e i bisogni, sia positivi e sia negativi, durante il periodo di isolamento. Le immagini con i racconti comprendevano: l’“inquinamento” dato dalle mascherine abbandonate, la solitudine e il bisogno del supporto di reti sociali e, a loro volta, hanno fornito ai professionisti sanitari una migliore valutazione su come impostare più facilmente le azioni locali e i servizi e come aiutare ad organizzare la fase successiva dell’epidemia [15].

Azioni e punti chiave per i gruppi di interesse

  • Si focalizzano sui bisogni dei membri del gruppo per identificare le soluzioni a livello locale.
  • Forniscono un’opportunità per condividere le opinioni e aumentare le conoscenze e le competenze.
  • Forniscono un’opportunità per rendere le persone capaci di diventare più criticamente consapevoli a livello collettivo.


4. Le organizzazioni basate sulla comunità


Le organizzazioni basate sulla comunità sono rappresentate da organizzazioni non governative, volontarie e religiose e si dedicano prioritariamente alle situazioni esterne (all’organizzazione) che creano un bisogno. Non sono solamente dei gruppi di interesse più grandi, ma si sono date una struttura organizzativa e una leadership più funzionale e hanno la capacità di creare reti sociali. Una rete sociale è un insieme di relazioni, sia personali e sia professionali, attraverso le quali possono essere forniti supporto, risorse, servizi e informazioni. La partecipazione alle reti sociali aumenta la coesione tra gli individui e le organizzazioni e sono importanti per mobilitare le persone durante una epidemia [16]. Reti di giovani in tutto il mondo, ad esempio, sono state attive nel disseminare messaggi di prevenzione, facendo serie TV e corsi sul COVID-19, mobilitando i pari e distribuendo beni essenziali [17].

Le organizzazioni della comunità hanno un ruolo centrale nel modello dell’empowerment, poiché possono  contribuire a far nascere e mantenere la fiducia nella comunità tramite una rete di contatti esistenti e garantendo un collegamento tra il governo politico e la società civile. Queste organizzazioni hanno collegamenti con le comunità e possono sostenere e proteggere le persone più vulnerabili e promuovere la responsabilità sociale per rispettare le misure preventive. Ad esempio, in Ucraina, questo tipo di organizzazioni hanno preso parte ai comitati di coordinamento condotti dalle autorità locali per distribuire cibo alle persone anziane, per far funzionare i numeri di emergenza di counselling e per svolgere dei corsi informativi per gli adolescenti. Rafforzare le organizzazioni non governative permette il riconoscimento del loro valore nella società da parte dei governi e comporta investimenti per aumentare le loro competenze e le risorse di base.

I volontari costituiscono una risorsa preziosa per molte di queste organizzazioni della comunità in quanto garantiscono attività quotidiane, come ad esempio diffondere le informazioni a livello delle famiglie. In India, ad esempio, ci sono milioni di Attivisti Sociali per la Salute accreditati (ASHAs - Accredited Social Health Activists) che sono volontari onorari, e quindi non sono lavoratori stipendiati, che hanno avuto un ruolo fondamentale nel contattare e monitorare i casi durante il COVID-19. I volontari sono stati di sostegno ai servizi di cura, offrendo assistenza per la salute materna, le vaccinazioni e la anti-polio, specialmente in zone rurali e remote [18]. I leader locali sono stati anche importanti nel motivare gli altri, ad esempio, in Bangladesh, gli imam hanno avuto un ruolo chiave nel sensibilizzare le loro comunità, compreso il mobilitare le persone nel disseminare le informazioni sulla prevenzione del COVID-19.

Azioni e punti chiave per le organizzazioni basate sulla comunità

  • Possono velocemente creare fiducia nella comunità attraverso una rete di contatti esistenti.
  • Possono fornire un collegamento tra il governo politico e le comunità locali.
  • Richiedono investimenti governativi per aumentare le competenze e le risorse di base.
  1. I movimenti sociali

A questo punto del modello dell’empowerment, le persone riconoscono che necessitano di avere un maggiore accesso all’influenza politica e alle risorse, assumendo una posizione più forte e facendo pressione sul governo circa i rischi che riguardano le loro vite e la loro salute. La politicizzazione di una questione è un passaggio importante che permette di essere più criticamente consapevoli, di comprendere che la salute è anche una questione politica e di guadagnare una maggiore influenza politica. I movimenti sociali forniscono un impegno duraturo o nel tempo, spesso basato su valori che vanno oltre le strutture organizzative, come ad esempio i diritti umani e le disuguaglianze di salute [19], ed esercitano un’influenza che è possibile grazie alla forte partecipazione e alle risorse di base.

Azioni chiave per i movimenti sociali

  • Hanno un più facile accesso all’influenza politica e alle risorse.
  • Politicizzano i temi e le istanze di salute.
  • Possono applicare delle tattiche per raggiungere cambiamenti sociali e politici per proteggere la salute.
  1. I cambiamenti sociali e politici per migliorare la salute

Raggiungere i cambiamenti sociali e politici che possono avere un effetto diretto sulla protezione delle persone dal COVID-19 può avvenire prima nel modello dell’empowerment, ma spesso richiede un livello di organizzazione e di mobilitazione che si raggiunge soltanto in una fase più avanzata. Il cambiamento sociale è legato ai valori, alle norme e ai comportamenti all’interno della società, come ad esempio fare in modo che l’uso della mascherina diventi una pratica quotidiana. Il cambiamento politico si riferisce alle politiche e alla leggi che creano un ambiente di supporto affinché avvenga il cambiamento sociale, rendendo il comportamento salutare (a basso rischio) una scelta facile per le persone, ad esempio la legislazione che fa rispettare l’uso delle mascherine negli spazi pubblici. L’abilità di influenzare sia i cambiamenti sociali e sia quelli politici per proteggere la salute è stata di successo in differenti situazioni, tra le quali l’uso della cinture di sicurezza e il divieto del fumo passivo [20].

L’uso di tattiche indirette può, nel lungo periodo, avere un impatto attraverso, ad esempio, le votazioni, la sottoscrizione di una petizione, dibattiti online e il mandare mail per esercitare un’azione di lobby nei confronti dei decisori politici chiave. Tuttavia, le persone possono sentirsi non riconosciute quando sono rappresentate da altri o perché sono coinvolte in attività che hanno un influenza limitata. Le azioni dirette sono un’altra forma di tattica che hanno un effetto immediato maggiore, ad esempio, le proteste di massa che abbiamo visto in Europa a proposito dei costi economici del lockdown e le campagne pubblicitarie per aumentare la consapevolezza sui bisogni delle popolazioni indigene che sono avvenute in Sud America. Altre azioni dirette prevedono i picchettaggi, le veglie, gli scioperi e i boicottaggi fino alle azioni legali, accompagnate dall’advocacy sui mezzi di comunicazione di massa, e alle proteste, le quali tuttavia hanno avuto un effetto particolarmente drammatico. Ad esempio, in Sud Africa, una vicenda legale, che ha aggirato l’attività della Corte della Commissione sulla Concorrenza del paese, attivando azioni di advocacy e le proteste pubbliche ha persuaso in maniera vincente le autorità che i costi troppo elevanti dei farmaci anti-retrovirali per l’HIV violassero le norme contro un prezzo eccessivo e la tutela del “diritto alla vita” [21]:

Azioni e punti chiave per i cambiamenti sociali e politici

  • Influenzare i cambiamenti sociali e politici è fondamentale per proteggere la salute.
  • Possono avere un’influenza di lungo termine tramite tattiche indirette come il voto.
  • Possono avere un’influenza di breve termine tramite tattiche dirette come ad esempio le proteste di massa e azioni legali.

Conclusioni

Imparare a convivere con il COVID-19 dipenderà dal mantenimento di una bassa trasmissione del virus nella comunità, dal mantenimento di una elevata responsabilità sociale e dalla protezione dei più vulnerabili nella società. Il modello dell’empowerment spiega come questo può essere raggiunto a differenti livelli all’interno della società per meglio proteggere noi stessi e gli altri contro il COVID-19. La responsabilità sociale può essere meglio mantenuta nel lungo periodo tramite l’empowerment collettivo insieme a controlli circoscritti della popolazione, come i lockdown e gli incentivi finanziari.

Convivere con il COVID-19 nel futuro richiederà ai governi di guadagnare la fiducia dei propri cittadini per lavorare insieme nel mantenere una bassa trasmissione del virus nella comunità. Il modello dell’empowerment mostra che le organizzazioni basate sulla comunità hanno un ruolo centrale nel creare la fiducia e nel garantire un collegamento tra il governo politico e i servizi e la società civile. È importante che i governi riconoscano il valore delle organizzazioni della comunità per rafforzare le loro capacità, per costruire delle collaborazioni con loro e per garantire maggiori risorse alle loro attività di sostegno al mantenimento di una bassa trasmissione del virus nella comunità.

Impareremo dalla esperienza passata o la risposta della sanità pubblica continuerà ad essere dominata da approcci di tipo top-down ed epidemiologici? La gestione della diffusione di una epidemia è un campo professionale in espansione che richiede un insieme di competenze tecniche in piena evoluzione, basate sulle esperienze delle precedenti epidemie. Nel futuro è necessario adottare un nuovo paradigma per le risposte della sanità pubblica, che ponga sullo stesso livello il coinvolgimento e l’empowerment e gli approcci epidemiologici. Il nuovo paradigma dovrebbe riconoscere che il contesto socio-culturale, politico, economico e storico di un Paese ha un effetto diretto sul successo della gestione della diffusione di una epidemia. Il nuovo paradigma dovrebbe garantire la formazione di competenze culturali dei professionisti della sanità pubblica, come ad esempio la capacità di interpretare le evidenze che derivano dalle scienze sociali nell’implementazione dei programmi (vedi diario di Glenn Laverack del 16 maggio). Queste sono le aree di expertise che sono mancate nella passata risposta all’epidemia, così come il riconoscimento che l’esperienza è ugualmente rilevante tanto quanto le evidenze scientifiche disponibili, in uno scenario di salute pubblica che cambia rapidamente.

Si spera che questo articolo possa contribuire alla nostra migliore comprensione dell’importanza di un approccio basato sull’empowerment per affrontare la diffusione di epidemie e che, infine, possa portare ad una discussione sul bisogno di un nuovo paradigma per le risposte della sanità pubblica del futuro. 

Per approfondire sul sito dors

Il modello di empowerment per la salute e la società (DoRS, 2019)

Il libro Salute Pubblica: potere, empowerment e pratica professionale (DoRS, 2018)

 

Bibliografia

  1. Zimmermann, M (1995) Psychological empowerment: Issues and illustrations. American Journal of Community Psychology. Volume 23 (5): 581-599.
  2. Laverack, G. (2018) Health promotion in disease outbreaks and health emergencies. Boca Raton, Florida. CRC press. Taylor & Francis group.
  3. Laverack, G. (2004) Health Promotion Practice: Power & Empowerment. Chapter 10. London. SAGE Publications.
  4. Laverack, G. (2018) Blacker than Black: Failing to Reach Slum Communities in Disease Outbreaks. Infect Dis Immunity. Vol 1 (1):4-6.
  5. Laverack, G. and Pratley, P. (2019) The empowerment model of society and health (Il modello di empowerment per la società e la salute). Regional Documentation Center for Health Promotion - Piedmont Region. DORS newsletter 166. Turin, Italy. https://www.dors.it/page.php?idarticolo=3288
  6. (2012) Peer education. http://www.unicef.org/lifeskills/index_12078. html. Accessed 14/8/2020.
  7. Huffman, M. (2016) Advancing the practice of health coaching. Workplace Health Safety. 64, 9400–9403.
  8. Laverack, G. (2018) ‘Leaving no one behind’: The challenge of reaching migrant populations. Challenges: 9 (37): 1-5. doi:10.3390/challe9020037.
  9. De Vito, E.; Parente, P.; de Waure, C.; Poscia, A.; Ricciardi, W. A Review of Evidence on Equitable Delivery, Access and Utilization of Immunization Services for Refugees and Migrants in the WHO European Region; WHO Regional Office for Europe: Copenhagen, Denmark, 2017.
  10. Medicins San Fronteries (2020) Community-based approach fighting covid-19 in Brownsville, Brooklyn. https://www.doctorswithoutborders.org/what-we-do/news-stories/story/community-based-approach-fighting-covid-19-brownsville-brooklyn accessed 5/8/2020
  11. Laverack, G. (2017) The challenge of behaviour change and health promotion. 8, 25. Challenges. doi:10.3390/challe8020025C.
  12. Bargh, John A., Mark Chen, and Lara Burrows. "Automaticity of social behaviour: Direct effects of trait construct and stereotype activation on action." Journal of personality and social psychology 71, no. 2 (1996): 230.
  13. Laverack, G. (2018) Making a “Pledge”: Moral Suasion and Health Promotion Practice. Challenges 2018, 9, 39; doi:10.3390/challe9020039.
  14. Christakis, N. A., and J.H. Fowler (2007) The Spread of Obesity in a Large Social Network Over 32 Years. New England Journal of Medicine 357(4): 370-379.
  15. Laverack, G. (2020) Giving a ‘Voz’ to the people during COVID-19: Identifying community perceptions using ‘FOTOVOZ’ in Zaragoza, Spain. DORS. Under review.
  16. Walker, K., MacBride, A,. and Vachon, M. (1977) Social support networks and the crisis of bereavement. Social Science and Medicine. 11: 35-41.
  17. UNHCR (2020) Supporting Community Leadership in the Response to the COVID-19 Pandemic. Geneva. UNHCR,  Division of International Protection.
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  19. Brown, P and Zavestoski, S. (2004) Social movements in health: an introduction. Sociology of Health & Illness. Vol 26(6): p. 679-694.
  20. Laverack, G. (2018) (4th edition) Public Health: Power, Empowerment & Professional Practice. London. Macmillan International.
  21. Labonté, R. & Schrecker, T., (2007) Globalization and social determinants of health: The role of the global marketplace (part 2 of 3). Globalization and Health, 3.  Accessed 22/2/2019.  http://www.globalizationandhealth.com/content

 

Dare voce con il Photovoice: un’esperienza spagnola – 27 luglio

Giving a ‘Voz’ to the people during COVID-19: Identifying community perceptions using ‘FOTOVOZ’ in Zaragoza, Spain è aggiornato alla situazione del 19 agosto

Dare “voce” alle persone durante il COVID-19: identificare le percezioni della comunità con la tecnica del “FOTOVOZ” a Zaragoza, in Spagna

La convivenza con il COVID-19, nel prossimo futuro, dipenderà dal mantenimento di un basso livello di trasmissione del virus nella comunità e dalla responsabilità sociale nel rispettare le misure per prevenire l’infezione e per proteggere e supportare i più vulnerabili. Le comunità che soffrono di maggiori disuguaglianze sono anche quelle più colpite dal COVID-19, specialmente coloro che vivono in condizioni di sovraffollamento, in parte per la difficoltà di mantenere il distanziamento fisico. Las Delicias è un quartiere multi-culturale, densamente popolato e con un basso livello socio-economico nella città di Zaragoza in Spagna. I residenti sono spagnoli, sud-americani, rumeni, cinesi e africani, con una presenza significativa di persone anziane. “FOTOVOZ” (Photovoice, DoRS 2020) è stato realizzato in Las Delicias nel maggio 2020 per identificare le percezioni della comunità durante il lockdown imposto dal COVID-19. “FOTOVOZ” è una tecnica di consultazione a basso costo economico che è stata utilizzata in progetti in varie parti del mondo per permettere alle persone di identificare i loro bisogni e per migliorare la loro consapevolezza tramite l’utilizzo di immagini fotografiche. L’immediatezza dell’immagine visiva e i brevi racconti che la accompagnano possono costituire una potente testimonianza di ciò che realmente conta nella vita delle persone. Nel quartiere di Las Delicias, i telefoni cellulari sono stati usati in modo che le persone potessero “agire come una macchina fotografica” per registrare le esperienze personali, i sentimenti e i bisogni, sia positivi che negativi, durante il periodo del lockdown. L’impiego del “FOTOVOZ” è stato coordinato dalla Associazione Manuel Viola dei Quartieri di Delicias e dal Centro di Salute del Sud Delicias in collaborazione con il Dipartimento della Salute Pubblica del Governo di Aragona e con Glenn Laverack, Visiting Professor presso l’Università di Trento.

L’identificazione delle percezioni della comunità durante il lockdown per il COVID-19 tramite il “FOTOVOZ” si è sviluppata attraverso i seguenti passaggi:

  1. l’identificazione delle persone che avrebbero rappresentato la comunità in base ai differenti gruppi etnici, ai paesi di provenienza, al genere, all’età e alla religione è stata condotta attraverso internet. Ai rappresentanti della comunità individuati è stato chiesto di identificare a loro volta altri residenti che si sono resi disponibili a partecipare volontariamente.
  2. Sono state usate successivamente email, whatsapp o altre modalità simili affinché i partecipanti potessero inviare al centro di coordinamento dell’indagine, tramite un sito web, 2 o 3 immagini con un breve testo narrativo che riflettesse le loro esperienze del periodo di lockdown. Il sito web era riservato in modo che le immagini non venissero condivise con nessun altro se non con gli organizzatori del centro di coordinamento. E’ stata fissata una scadenza per inviare le immagini ed è stata utilizzata la seguente consegna:
  • Per favore, usando il tuo telefonino condividi una foto/immagine di una scena, un evento o un luogo che meglio riflette come ti sei sentito durante il lockdown dovuto al COVID-19 nel tuo quartiere di Las Delicias. Allega una breve storia (2 frasi) che descriva la foto/immagine.
  1. Gli organizzatori hanno raccolto le fotografie e poi hanno incontrato un piccolo gruppo di rappresentanti delle comunità del quartiere (mantenendo il distanziamento fisico e indossando le mascherine) per vedere e selezionare le immagini che fossero chiare, non offensive e rispettose della privacy. I partecipanti selezionanti sono stati contattati per chiedere loro il permesso di usare le immagini e i racconti, mentre tutte le immagini non scelte sono state cancellate in maniera definitiva.

Hanno partecipato volontariamente 39 residenti di Las Delicias, inviando 85 fotografie al centro di coordinamento presso l’Associazione dei Quartieri. Alcune di queste fotografie riflettevano differenti esperienze personali di isolamento, ansia e solitudine, ad esempio:

  • la sospensione della quotidianità e delle attività abituali con una enfasi particolare sull’educazione (gli esami, il ritorno a scuola, lo stress degli insegnanti, degli studenti e delle famiglie)
  • l’importanza degli animali domestici per soddisfare il bisogno di contatto
  • l’importanza dei nipoti per la popolazione anziana e delle amicizie per gli adolescenti
  • il tempo per la riflessione e la solidarietà
  • l’incertezza sulle conseguenze del confinamento, della chiusura delle scuole, delle aziende e di altri servizi
  • i balconi e le finestre erano l’unico contatto con il mondo esterno
  • per coloro che vivevano soli, la tristezza, la solitudine e la paura sono state rispecchiate in immagini di strade vuote.

 

Figura 1. Racconto: Non sapendo cosa succederà agli esami. (Estrés por no saber lo que va a pasar con los examenes.)

 

 

Figura 2. Racconto: Più tempo con i miei cani. (Más tiempo con mis perros.)

 Altre immagini riflettono le esperienze di creatività e innovazione realizzate in casa, la riconoscenza e il supporto volontario dato agli altri, per esempio:

  • le case sono diventate palestre improvvisate e lo sport si è re-inventato perché è stato fondamentale per la salute fisica e mentale
  • la fiducia nel lavoro del personale sanitario
  • il re-inventarsi a livello lavorativo: i nuovi modi tramite cui le persone hanno adattato il loro lavoro, ad esempio utilizzando molto di più internet
  • I’impegnarsi in altre attività, come ad esempio leggere e ascoltare musica
  • le pulizie di casa come momento di intrattenimento
  • l’opportunità di aiutare gli altri, ad esempio fabbricando delle mascherine in tessuto.

 

Figura 3. Racconto: Durante il confinamento, il mio modo di fare esercizio: Camminare. (En el confinamiento, mi manera de hacer ejercicio: Caminar.)

 

Figura 4. Racconto: Uno dei miei aiuti. Per i vicini e le famiglie. Mi sono sentito molto bene nel poter aiutare. (Una de mis ayudas. Para vecinos y familias. Me sentí muy bien al poder ayudar.)

 

“FOTOVOZ” ha anche evidenziato la speranza delle persone rispetto a un ridimensionamento dell’epidemia, il sollievo alla fine del lungo confinamento e la gioia di vedere di nuovo gli amici e la famiglia, ad esempio:

  • la paura delle prime uscite nelle strade, nei cafè e nei bar
  • la gioia per il ritorno nelle strade, specialmente nei ragazzi e nelle ragazze del quartiere
  • la felicità e il sollievo nel poter uscire fuori di nuovo con la propria famiglia
  • la paura degli spazi affollati e delle persone che non rispettano la distanza fisica
  • la tranquillità nei parchi nei primi giorni dopo il confinamento.

 

Figura 5. Racconto: Porte che si aprono: apertura, incertezza, cautela, allegria, speranza di cambiamenti profondi e positivi, con persone, alberi con foglie. (Puertas que se abren: apertura, incertidumbre, precaución, alegría, esperanza de cambios profundos y positivos, con personas, árboles con hojas.)

Figura 6. Racconto: La cosa strana di questa passeggiata è che prima, durante la quarantena, le strade erano vuote ed è strano che ora, così in fretta, così insieme, ci siano così tante persone dopo la lunga quarantena. (Este paseo lo que tiene de raro es que en la cuarentena, antes, las calles estaban vacías y es raro que ahora, tan rápido, tan juntos, haya tanta gente después de la larga cuarentena.)

Per la prima volta la tecnica del “FOTOVOZ” è stata usata nel quartiere di Las Delicias. È uno strumento potente che combina l’uso del telefono cellulare, una immagine e un breve racconto. Ha dato “voce” (voz) ai residenti di Las Delicias per esprimere preoccupazioni, paure e speranze in merito alla situazione nelle loro comunità durante il periodo del confinamento. “FOTOVOZ” ha inoltre permesso ai professionisti della salute pubblica di comprendere meglio i temi rilevanti e “caldi” per la vita delle persone, come ad esempio le mascherine buttate via, la solitudine e il bisogno di reti sociali di supporto. Di conseguenza questo lavoro permetterà una progettazione migliore per facilitare l’azione locale e i servizi di supporto a sostegno della gestione delle prossime fasi della epidemia COVID-19.

Nella città di Zaragoza è stata organizzata una mostra delle immagini e dei racconti di Las Delicias tratti da “FOTOVOZ” per condividere le esperienze con altre comunità, con altri membri della comunità e con i decisori politici locali.

Per approfondimenti sul sito DoRS

DoRS (2019) Photovoice: come la fotografia produce cambiamenti sociali

DoRS (2019) Lavorare con i gruppi. Una raccolta di tecniche di partecipazione

 

 

La convivenza dipende dal lavoro con le comunità (fase 3) - 10 giugno

Living with COVID-19 depends on working with communities (in English) è aggiornato alla situazione del 10 giugno.

Il COVID-19 è destinato a durare, è endemico e ci dobbiamo aspettare focolai epidemici ricorrenti, probabilmente stagionali. Le evidenze sulle pratiche di protezione personale negli spazi pubblici, che prevedono il rilevamento della temperatura corporea, le mascherine, i guanti in lattice e il distanziamento fisico, sono deboli e non è ancora disponibile un vaccino o un trattamento sicuro ed efficace. Le conseguenze alle misure di controllo adottate dalla popolazione, come un minor accesso ai servizi sanitari (per visite, controlli ecc), l’aumento dei livelli di stress e l’inattività fisica, potrebbero causare più morti della epidemia da COVID-19. Nel prossimo futuro, le misure di controllo saranno difficili da giustificare e la percezione dell’opinione pubblica è che queste misure abbiano determinato un peggioramento dell’economia e risultati di salute e sociali più negativi.

Questo scenario è importante da tenere in considerazione, perché la convivenza con il COVID-19 nel prossimo futuro dipenderà ancora dal mantenimento della responsabilità sociale e del distanziamento fisico. Un coinvolgimento significativo della comunità, integrato con nuovi protocolli per l’assistenza clinica e domiciliare, la protezione dei più vulnerabili e l’uso dei test, il tracciamento dei contatti e le chiusure delle eventuali nuove zone di focolaio potrebbe consentire la ripresa della vita quotidiana per la popolazione generale. Tuttavia, la nostra incapacità di coinvolgere le comunità per promuovere una maggior responsabilità personale e collettiva, come ad esempio in occasione di assembramenti, e il malcontento pubblico, provocato dall’impatto socio-economico negativo conseguente alle misure di controllo adottate potrebbero entrambe generare agitazioni e proteste sociali (Fig. 1).

Figura 1 - Le dinamiche sociali nella fase endemica del COVID-19.

 

Commentary (fase 1) - 10 aprile

Il Commentary (in English) è aggiornato alla situazione del 10 aprile 2020.

La pandemia del COVID-19 in corso è la più grande dall’Influenza Spagnola di cento anni fa e probabilmente sta richiedendo il più grande intervento di salute pubblica di sempre. Fino a quando non sarà disponibile un vaccino o un trattamento efficace, il coronavirus potrà essere fermato solo creando le condizioni affinché le persone siano capaci di avere un maggiore controllo sulle proprie vite, individualmente e collettivamente, a livello locale e mondiale.

Il primo nemico è il tempo

Durante la diffusione di una malattia infettiva, il primo nemico è il tempo. La maggior parte dei governi è intervenuta velocemente per attuare blocchi totali e per usare la comunicazione e la moral suasion per influenzare i comportamenti individuali rischiosi come ad esempio la distanza fisica. La reazione alla pandemia è stata guidata da dati, da decisioni politiche difficili e in parte da chi lavora nella sanità pubblica. In verità, abbiamo sottostimato il COVID-19 che ha sovraccaricato i sistemi sanitari e ha portato al limite il lavoro già impegnativo dei professionisti della sanità. La pressione ha rivelato carenze nella comunicazione del rischio, nel coinvolgimento della comunità, nei dispositivi di protezione, nelle cure fondamentali e nei test clinici. 

Costi umani e economici di lunga durata

Il COVID-19 è la “Malattia X”: un patogeno relativamente sconosciuto che ha provocato una pandemia, ha la sua origine in un virus ospitato in un animale e ha un alto tasso di contagiosità. Malattie trasmissibili simili sono la Sindrome Respiratoria Acuta Grave (SARS) nel 2002 e la Sindrome Respiratoria Medio-Orientale dovuta ad un differente coronavirus (MERS-CoV) nel 2018. Tutte si sono verificate in Asia e sono state provocate dalla vendita e dalla preparazione alimentare di animali selvatici in condizioni non regolamentate e/o senza controlli sanitari, che hanno creato l’opportunità per la trasmissione di un virus (Laverack, 2018). Come è possibile che le autorità internazionali di salute pubblica continuino a consentire la persistenza di queste condizioni? La vera sorpresa del COVID-19 ha riguardato la rapidità nella diffusione e la gravità, lasciandoci incapaci di predire come si sarebbe sviluppato all’interno delle società. La natura stessa del COVID-19 ha creato un senso di paura e la necessità di agire urgentemente senza precedenti. Alcune decisioni si porteranno dietro costi umani e economici di lunga durata, che toccheranno profondamente la società. In una prossima occasione, se potessimo scegliere, vorremmo usare queste misure draconiane per fermare l’epidemia o sceglieremmo di adottare una risposta di salute pubblica più sfumata e appropriata?

Un approccio adatto al contesto

Non c’è un unico modello per la comunicazione e il coinvolgimento della comunità durante una pandemia. Ogni paese deve sviluppare il proprio approccio tenendo conto dei punti di forza e criticità del proprio contesto socio-culturale, politico, economico, infrastrutturale e storico. Alcuni contesti socio-culturali, ad esempio, possono tollerare blocchi di lungo periodo mentre altri si opporranno, specialmente se la vita diventa sempre più difficile. Ciò che funziona in alcuni paesi deve essere considerato con accortezza, poiché potrebbe non essere possibile replicarlo in altri paesi.

Perché non coinvolgere attivamente le comunità?

I governi non hanno utilizzato in maniera diffusa gli approcci che mettono al centro la comunità, sebbene non ci siano spiegazioni per non coinvolgere attivamente le persone nella risposta ad una epidemia. L’enfasi è stata posta sulla adesione individuale e, in particolare, su stringenti misure di controllo della popolazione. La promozione della salute ha un ruolo importante nel cambiare i comportamenti come ad esempio il lavaggio delle mani o anche per rafforzare il coinvolgimento della comunità. Le comunità possono monitorare i movimenti quotidiani delle persone in una data comunità come un quartiere, un villaggio o lungo i confini. Le comunità auto-gestite possono assicurare il rispetto delle misure previste da un blocco totale, aiutando gli altri a capire le conseguenze delle loro azioni e a riferire su violazioni o casi sospetti (Laverack e Manoncourt, 2015). I blocchi totali hanno maggiori possibilità di successo se le persone sono abilitate ad avere maggior controllo e responsabilità e sono motivate da un senso di altruismo, piuttosto che imponendo delle sanzioni per le violazioni. Durante lo scoppio della epidemia da Virus Ebola in Africa occidentale, sono stati osservati comportamenti inadempienti durante i blocchi, a volte causati dalle carenze dei servizi disponibili, da una circolazione scarsa di informazioni e dalla mancanza di un supporto del governo nei confronti delle persone fragili e più svantaggiate.
La situazione peggiorò durante il blocco in particolar modo in località specifiche e i tentativi da parte delle forze di sicurezza di obbligare le comunità ad aderire alle misure furono controproducenti e portarono alla sfiducia e ad una aumentata resistenza (Laverack, 2018, capitolo 9).

Le persone più vulnerabili sono più colpite

La protezione delle persone più vulnerabili nella società non è stata affrontata con la dovuta cura durante la pandemia: i rifugiati e i migranti, coloro che sono socialmente isolati, le persone senza fissa dimora, le persone anziane nelle residenze socio-assistenziali, le persone con problemi di salute mentale, le donne e i bambini a rischio di violenza domestica. Le persone che sono vulnerabili e soggette a disuguaglianze saranno colpite in modo più sfavorevole dal COVID-19. Analogamente, i paesi con maggiori disuguaglianze saranno potenzialmente colpiti in modo più negativo dal COVID-19. Le condizioni di sovraffollamento quali le baraccopoli con insufficiente rifornimento di acqua e scarse condizioni igieniche e le situazioni con un’alta densità della popolazione (es. carceri, quartieri popolari periferici, accampamenti...) impediscono la possibilità di una adeguata igiene e della distanza fisica. Le amministrazioni locali e le forze dell’ordine, le organizzazioni sanitarie e le comunità devono lavorare insieme per affrontare l’epidemia. Sono state fatte piccole conquiste su come raggiungere le comunità delle baraccopoli, senza però una chiara strategia per la cooperazione, il coinvolgimento e la comunicazione (Laverack, 2018a).

I Governi dovrebbero adottare un approccio sistematico ed equo

La mobilitazione di volontari durante la pandemia da parte di organizzazioni non governative, università e organizzazioni della comunità ha garantito l’indispensabile supporto per, ad esempio, consegnare beni essenziali, per fare le mascherine e per prendersi cura delle persone vulnerabili. L’usuale sostegno sociale della rete di amici e della famiglia è venuto a mancare durante il blocco totale, quindi le persone all’interno dei condomini, dei quartieri e dei villaggi si sono dovute aiutare le une con le altre. Anche se questa forma di altruismo non è avvenuta ovunque: alcune località sono meglio organizzate e con maggior supporto rispetto ad altre. Il fatto di aver già lavorato in passato, come promotori della salute, in questa direzione - e il sostegno alle organizzazioni della comunità e alle reti di supporto volontarie da parte del governo e degli operatori - sono una buona pratica poiché permettono un collegamento tra le persone affette da COVID-19 e i servizi. A condizione che il supporto sia sistematico ed equo per assicurare che tutte le persone vulnerabili siano aiutate durante l’epidemia.

Le attività di promozione della salute devono essere mantenute

Le attività di promozione della salute devono essere mantenute durante una epidemia per promuovere uno stile di vita fisico, mentale e spirituale salutare, specialmente durante l’isolamento. I luoghi di culto sono stati chiusi, nonostante sia abbastanza facile in questi casi rispettare il distanziamento fisico. Le persone stanno conducendo vite sedentarie e stressanti. Promuovere uno stile di vita salutare dovrebbe comprendere messaggi rinforzanti su pratiche da svolgere in casa, quali alimentazione e livelli di attività fisica salutari, riduzione dello stress e un moderato uso di alcol e fumo di sigarette. E’ altrettanto importante che sia resa disponibile l’informazione sulla continuità dei programmi di prevenzione, quali le vaccinazioni e gli screening, e dei servizi online e telefonici per affrontare lo stress e la violenza domestica. In Africa occidentale, è stato stimato che i casi di malaria non curati e i bambini non vaccinati per le malattie come il morbillo, abbiano portato alla morte di un maggior numero di persone rispetto alla mortalità dovuta dall’epidemia del virus Ebola (Roberts, 2015). I messaggi di promozione della salute possono aiutare a contrastare le informazioni false e le dicerie, a ridurre lo stigma e ad attenuare la non fiducia dell’opinione pubblica rispetto ai servizi della sanità pubblica.

Coinvolgere attivamente le comunità e comunicare

Le comunità devono essere una parte integrante della risposta ad un’epidemia durante la strategia di uscita (fase 2) dai blocchi totali. Tutti devono essere attivamente coinvolti affinché la risposta sia efficace. Il coinvolgimento della comunità e la comunicazione sono due importanti strategie che mettono le persone nella condizione di avere maggiore controllo sulle loro vite e sulla loro salute. Le comunità e le loro organizzazioni devono ricevere risorse dal governo per rafforzare le reti sociali e le capacità locali nell’affrontare un’epidemia.
Non agire in questo modo potrebbe avere conseguenze critiche e si dovrebbe riflettere attentamente sul fatto di non coinvolgere attivamente la comunità nella gestione di una epidemia, considerando anche le ripercussioni  di tale scelta sulle reti sociali e sul rapporto di fiducia tra società civile e istituzioni pubbliche.

 

Riferimenti bibliografici

1. Laverack, G. (2018) Health promotion in disease outbreaks and health emergencies,Boca Raton, Florida. CRC press. Taylor & Francis group.  Di questo testo sono disponibili:

2. Laverack, G. (2018a) Blacker than Black: Failing to Reach Slum Communities in Disease Outbreaks. Infect Dis Immunity. Vol 1(1):4-6

3. Laverack, G., Manoncourt, E. (2015) Key experiences of community engagement and social mobilization in the Ebola response. Global Health Promotion. 1757-9759. Vol(0): 1-4

4. Roberts, L. (2015). As Ebola fades, a new threat. Science 347 (6227): 1189

 

 

Promozione della Salute nelle epidemie: modulo formativo on line (in English)

Materiali formativi:

  • video (25 minuti): Online teaching module in English for health promotion in disease outbreaks and health emergencies

Online teaching module in English for health promotion in disease outbreaks and health emergencies

  • slide

  • esercizio

  • articolo 1 - Glenn Laverack e Erma Manoncourt, Key experiences of community engagement and social mobilization in the Ebola response (2015)

  • articolo 2 – Glenn Laverack, The role of for health promotion in disease outbreaks and health emergencies (2017)

  • articolo 3 – Glenn Laverack, Blacker than Black: failing to reach slum communities in disease outbreaks (2018)

 

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Articolo adattato per il web da Alessandra Suglia, Dors.


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