Il progetto europeo Interreg Cuore delle Alpi per disegnare un futuro più solidalea cura di Elena di Bella, Dirigente Servizio Politiche Sociali e Parità - Città Metropolitana di Torino; Alda Cosola, Responsabile SS Promozione della Salute – ASL TO3Pubblicato il 22 Marzo 2021Aggiornato il 27 Aprile 2021Esperienze e buoni esempiFuture Lab: un'esplorazione partecipataLinee di tendenza per tracciare una rottaOperatori di comunità e assistenti di borgataIl punto di vista della SanitàMETODO FUTURE LAB (scheda tecnica)Il progetto Interreg Alcotra PITER CUORE DELLE ALPI – Cuore Solidale è nato con l’obiettivo di migliorare accessibilità e qualità dei servizi di prossimità in montagna. È stato realizzato grazie alla cooperazione tra la Città Metropolitana di Torino, Unioncoop, il Syndicat mixte des pays de la Maurienne, la Comunità dei Comuni Porte de Maurienne e la Comunità dei Comuni del Brianconnese. Il progetto Cuore Solidale fa parte di una strategia transfrontaliera più ampia che ha previsto altri Cuori, oltre a quello solidale: mobilità, resilienza, innovazione. In questo quadro si inserisce la metodologia del Future Lab (vedi scheda tecnica al fondo dell'articolo), come strumento e processo di analisi partecipata dei bisogni sociali delle comunità del Pinerolese e delle Valli di Susa e Sangone. Hanno collaborato alla sua realizzazione la Diaconia Valdese – Servizio Giovani e Territorio, i diversi partner e il gruppo di lavoro costituito dagli operatori e responsabili dei Consorzi Socio-Assistenziali Con.I.S.A. Valle di Susa, C.I.S.S. Pinerolo, Unione Valli Chisone e Germanasca e ASL TO3.Future Lab: un'esplorazione partecipataIl processo Future Lab ha avuto lo scopo di esplorare le problematiche relative all’immaginario delle persone, dei cittadini, rispetto al tema del futuro per migliorare l’accessibilità ai servizi sociali nelle aree montane e tendenzialmente isolate. Il Future Lab rappresenta una delle metodologie di foresight activity, che consente di indagare in successione, in tre momenti dedicati, i futuri distopici, utopici e possibili all’interno di un percorso laboratoriale con la partecipazione attiva di cittadini di differenti età generazionali e operatori. Il metodo stabilisce dei momenti di ascolto condiviso dove persone diverse si ritrovano insieme per affrontare il tema e produrre delle visioni di futuro: dalle riflessioni dei partecipanti è possibile dare voce alle esigenze dei cittadini e prevedere delle ipotesi di cambiamento sociale. La ricchezza e complessità degli stimoli emersi durante il processo Future Lab, svoltosi tra il 2019 e il 2020 a Torre Pellice e Bussoleno, con il coinvolgimento di circa 40 operatori, amministratori, studenti, cittadini, imprenditori di montagna, insegnanti, non può esaurirsi in sintetiche conclusioni.Linee di tendenza per tracciare una rottaTuttavia è possibile individuare alcune linee di tendenza che aiutino a tracciare una rotta, utili agli amministratori locali e agli operatori sociali e sanitari, impegnati a costruire e realizzare nuove politiche di welfare e di sviluppo sostenibile, e a collegarle con buone pratiche già in atto o alle improvvise “prese di coscienza” che l’emergenza Covid-19 ha sollecitato. Il progetto Cuore Solidale non si è interrotto durante il primo anno di pandemia, ma ha saputo adattarsi alle nuove condizioni utilizzando canali diversi di incontro come in occasione dell'appuntamento per presentazione dei risultati del Future Lab (30 novembre 2020). Alcuni temi ricorrono nelle elaborazioni dei gruppi di giovani e adulti che hanno partecipato al processo, sia a Bussoleno sia a Torre Pellice, temi che si richiamano e si riannodano, pur nella diversità del punto di vista (distopia persecutoria/utopia liberatoria): la tecnologia, intesa soprattutto come innovazione digitale, con cui la relazione è ambivalente (faccia distopica/faccia utopica): da un lato ci rende soli e ci priva delle nostre capacità e dell’“animo”, ma d’altro lato ci permette di avere maggior controllo delle malattie, è strumento didattico, è strumento per condividere le competenze, ci restituisce tempo (nell’utopia che descrive l’alleanza con i robot). Anche nella pratica attuale (considerazioni emerse nella terza fase, quella del futuro possibile) si è evidenziata la straordinaria potenzialità ambivalente della tecnologia digitale che ci permette di essere “vicini” (collegamenti in telelavoro da casa), ma anche “lontani”, di risparmiare spostamenti, impatto ambientale, essere efficaci nelle riunioni, ma anche rendere impossibili relazioni vere (anche nel sistema scuola). La relazione uomo/natura, che emerge continuamente ma con un minore ricorso, rispetto al tema precedente, a immagini creative. La paura è quella dell’estinzione dell’Uomo sulla terra o di forme di guerriglia per la competizione su un territorio sempre meno disponibile di risorse naturali. Le suggestioni riguardano soprattutto le energie rinnovabili (pannelli solari) e le forme di economia del riuso (di beni di uso quotidiano, compreso l’abbigliamento) o anche forme di adattamento al cambiamento climatico. Anche sul fronte delle utopie si coglie una maggiore rassegnazione alle conseguenze nefaste della transizione ecologica, come se anche la visione di un futuro utopico avesse già incluso elementi distopici che non possiamo cambiare. Emerge il senso di impotenza che l’emergenza Covid-19 ci restituisce e la consapevolezza che l’Uomo non è al centro del mondo. Sul terreno delle esistenti buone pratiche (futuri possibili), se ci limitiamo al tema del riuso, ricordiamo le “scambioteche” (in cui si possono scambiare oggetti o abiti, pratica già usuale, ad esempio, presso gli asili nido a Reggio Emilia) o i centri del riuso, ricordiamo anche le numerose sperimentazioni in atto per il riuso di materiali, ad esempio per coibentazioni edilizie. La scuola e l’istruzione è al centro delle preoccupazioni di molti, sia come distopia (sistemi educativi rigidi, protettivi e performanti), sia, più frequentemente, come utopia. Qui emergono richieste definite utopiche ma che possono facilmente appartenere ad un futuro possibile: in particolare i giovani e giovanissimi studenti chiedono orari più flessibili (circostanza verificatesi durante l’emergenza Covid-19), scuole immerse in un bel paesaggio, più colorate, con sedie/poltrone comode, zaini leggeri, con insegnanti e compagni “gentili” (no bullismo), raggiungibili con bus “volanti” (che rappresenta una richiesta di comodità e rapidità negli spostamenti). Una scuola “luogo fisico” e “luogo di apprendimento” che valorizzi le conoscenze di tutti e la possibilità di scambio e discussione. Quest’ultimo tema, quello delle “comunità di apprendimento” (scuola vista come spazio sociale in cui si mettono a confronto diverse generazioni), della formazione continua e della “scuola a misura di bambino” appartengono a riflessioni e buone pratiche già in atto nelle punte più avanzate della sperimentazione didattica e educativa. Il tempo per il lavoro (contrapposto al tempo per la casa e il tempo libero) e le forme di cooperazione e di scambio di competenze, inclusa l’alleanza con i robot, che possono “liberare tempo” sono oggetto di molte elaborazioni utopiche, come segnale di un bisogno/desiderio profondo. L’idea che la distribuzione del lavoro produca uno sbilanciamento sociale dove “tutti perdono” producendo pochi super-occupati e molti disoccupati è emersa anche nel confronto sui futuri possibili. La paura delle malattie e dell’invecchiamento (degrado fisico, sterilità), che emerge nelle elaborazioni distopiche e il conflitto intergenerazionale anziani-giovani che schiaccia questi ultimi si trasforma nelle utopie in possibilità di controllare le malattie attraverso le tecnologie digitali e di “stabilizzare” il degrado fisico. Nel quadro dei futuri possibili il tema si sta affrontando tra l’altro attraverso alcune esperienze quali “adotta uno studente”, buona pratica del Comune di Milano di convivenza anziani-studenti e dei co-housing (domicili in cui le persone coabitano in uno stesso luogo condividendo spazi o tipologie di consumo-elettrodomestici). Infine, ma non meno importante, il tema della democrazia: dalle immagini distopiche di “media” imperanti che condizionano la nostra vita e non ci rendono liberi, all’immagine utopica di una diversa capacità di relazione “pacifica” che ci permetta di “camminare insieme” e di liberare tempo grazie al dono reciproco di competenze e tempo. Su questo terreno nel “futuro possibile” sono moltissime ormai le esperienze di “democrazia partecipativa”, anche se confinate a scala locale. Emergono forme di governance che includono il mondo della cittadinanza attiva nella gestione di spazi pubblici (dai “patti collaborativi” nelle città alle Associazioni fondiarie in area montana o rurale). Anche il rinnovato ruolo della Città metropolitana come ente aperto al territorio e le moderne forme di accesso trasparente ai documenti pubblici, resi possibili dalle nuove tecnologie, sono elementi di questa prospettiva. Ciò che colpisce, nello slancio per liberarsi dai “fantasmi del passato”, che avevano prefigurato altri futuri non realizzati, provocando una profonda delusione (i capannoni vuoti..…), è la profondità e la straordinaria potenza “immaginifica” di cui sono state capaci le persone, giovani e meno giovani, coinvolte nel percorso Future Lab, che ci restituisce in pochi tratti il senso della condizione umana in questa fase storica. Sono emerse anche priorità concrete da percorrere, e alcune in parte già realizzate, sul tema dei “luoghi condivisi”, una delle tre piste del progetto: avvicinarsi agli utenti attraverso gi operatori sociali di comunità, avvicinare gli utenti ai servizi attraverso trasporti a chiamata e creare luoghi “intermedi” di incontro, i “luoghi condivisi”.Operatori di comunità e assistenti di borgataIl progetto Cuore delle Alpi ha previsto anche un corso di formazione per operatori di comunità e assistenti di borgata che ha avuto come obiettivo di offrire alle comunità montane e rurali, coinvolte nel partenariato, la possibilità di beneficiare di servizi sanitari e socio-assistenziali capillari e di qualità, attraverso processi virtuosi di innovazione sociale. Gli operatori di comunità e gli assistenti di borgata sono infatti professionalità già esistenti, ma formate con nuove competenze che vanno ad affiancarsi a quelle sociosanitarie tradizionali. In occasione del seminario on-line dedicato a “La cultura della domiciliarità per promuovere una comunità curante” sono stati consegnati gli attestati ai 30 operatori che hanno concluso il percorso di formazione.Il punto di vista della SanitàL'ASL TO3 ha partecipato con alcuni operatori della struttura Promozione della Salute, che da sempre si colloca sul confine tra il dentro (i servizi, gli ospedali, gli ambulatori) e il fuori (le scuole, la comunità, i luoghi di lavoro, l’ambiente). La partecipazione ha permesso di conoscere meglio la realtà sociale dei territori montani ed è stata un'occasione preziosa per “farsi conoscere”. Incontrare e ri-conoscere colleghi e cittadini che vivono gli stessi territori in cui sono presenti i nostri servizi sanitari ci ha permesso di presentarci e sviluppare un confronto e una visione condivisa. L'incontro con i cittadini e i colleghi impegnati nel sociale ha infatti permesso di ri-significare il nostro lavoro e scoprire nuove rappresentazioni e visioni che hanno creato maggior attenzione alla collaborazione con i colleghi del settore sociale e alla possibile e necessaria integrazione nella programmazione dei servizi sanitari e degli interventi. Il valore dell'incontro e della partecipazione, sollecitato dal Future Lab, dovrebbe essere rinnovato periodicamente per dare nuova prospettiva e concretezza al nostro lavoro di servizio in risposta non solo ai bisogni emergenti, ma anche alle risorse presenti nelle nostre comunità. Infatti l'approccio del metodo Future Lab porta lo sguardo e le azioni verso il futuro, futuro che la pandemia ha reso da un lato più incerto, ma dall'altro più desiderabile, perché sentiamo come necessario poter pensare e agire per cambiare qualcosa. Molti territori stanno già provando da tempo a sperimentare modi nuovi, in un presente che costringe a ridurre e riadattare queste sperimentazioni a causa della pandemia. Alcuni esempi sono i luoghi “intermedi condivisi”. Bussoleno ha aperto uno spazio condiviso di studio, un luogo autogestito dagli studenti universitari, quando tornano in Valle, collocato vicino alla Biblioteca comunale. Pinerolo ha aperto e, per fortuna ora ri-aperto, lo spazio condiviso per i giovani, vicino al Museo della Cavalleria. Così come la condivisione di capi di abbigliamento, sul muro di fronte al negozio di abiti usati, vicino al Duomo di Pinerolo L’esperienza del Future Lab ha sollecitato molto e molti, ma ha anche permesso di riprendere riflessioni aperte da tempo e collocare azioni e progetti in una cornice più ampia e su una nuova rotta. Le idee e le esperienze emerse nel Future Lab, e già in corso di sperimentazione, sulla relazione tra uomo e natura e sulle trasformazioni della scuola, ormai necessarie e ineludibili, come luogo fisico e comunità di apprendimento dentro percorsi di formazione continua ci spingono a rinforzare, attraverso processi partecipativi, e a orientare meglio le proposte di promozione della salute rivolte alla scuola. Le linee di tendenza emerse sul tema della paura delle malattie e dell'invecchiamento e sulla democrazia partecipativa offrono spunti per ripensare alla ri-organizzazione dei servizi territoriali e delle cure primarie verso una pratica di prossimità pensata e realizzata con il settore sociale. L’emergenza della pandemia da Covid-19 non ha fermato questo progetto e ha di fatto sollecitato molto, in questo senso, dando spunti di pensiero e lavoro per la ripartenza. L’importante sarà riuscire a far emergere le tante sperimentazioni e dare loro senso in una prospettiva di futuro condivisa attraverso una maggiore collaborazione con il settore sociale e con i cittadini e le loro forme organizzate, formali e informali, più pronte ad entrare in dialogo per costruire un nuovo welfare. METODO FUTURE LAB (scheda tecnica)Il metodo Future Lab è una forma di progettazione partecipata, legata a un percorso di ascolto condiviso, attraverso il quale i partecipanti al laboratorio hanno l’opportunità di progettare l’ordine sociale futuro. Questa metodologia è stata ideata nel 1987 dallo scrittore e giornalista d’inchiesta Robert Jungk e viene generalmente utilizzata per la pianificazione e il miglioramento dei servizi al cittadino. (tratto da www.valut-azione.net/strumenti-e-metodi) Nell’ambito del progetto Cuore Solidale, il metodo Future Lab è stato applicato dalla dott.ssa Vincenza Pellegrino, docente di Sociologia della Globalizzazione e Politiche Sociali presso l’Università di Parma e autrice del libro Futuri Possibili (Ombre Corte, 2019), coadiuvata dalle operatrici della Diaconia Valdese Vania Catalin e Bianca Chiappino. Il processo Futurelab é organizzato in percorso di 3 appuntamenti laboratoriali successivi, che prevedono la partecipazione di un massimo di 50 persone, ognuna delle quali esplora le tematiche relative a una domanda: I sessione Catarsi (distopia): cosa potrebbe accadere nel futuro se mantenessimo gli stessi atteggiamenti del presente? II sessione Utopia: cosa succederebbe se riuscissimo a realizzare i nostri desideri? III sessione Transizione: quali azioni dobbiamo intraprendere per raggiungere la nostra utopia? La prima parte di metodologia rappresenta l’analisi critica dei futuri, attraverso cui si proietta il peggiore dei futuri possibili a partire dal presente. Attraverso diverse forme espressive, dal disegno alla esposizione teatralizzata, si evocano le paure e i timori dell’oggi e si cominciano a delineare le diverse posizioni dei partecipanti. La sessione sull’utopia è una fase creativa che consente all’immaginazione di andare oltre le prospettive delineate nella prima fase. L’obiettivo è di elaborare delle narrazioni su un futuro dove regna una “diversa quotidianità”, un mondo più equo che cura i dolori principali della società. I laboratori di Catarsi e Utopia tracciano il percorso di ribaltamento della distopia in utopia, con la transizione viene introdotto il concetto di ricerca-azione. L’ultima fase tratta la ricerca e l’identificazione di tutte le forme di organizzazione sociale che sembrano avvicinare ai futuri utopici, dopodiché si valuta come tradurre in politica le azioni pensate nel corso del progetto. Articolo correlato: La Promozione della Salute del Piemonte è pronta a ripartire?TAG ARTICOLOEMPOWERMENT; PARTECIPAZIONE; POLITICHE SOCIALI; SCUOLA;