Dall'ascolto all'azione: DoRS al convegno finale del progetto Argento Attivo – vivere bene oltre i sessantaa cura di Rita Longo, DoRS; Laura Marinaro e Giorgia Micene, ASL CN 2; Rosanna D’Ambrosio, ASL Città di Torino Pubblicato il 20 Febbraio 2018Aggiornato il 03 Maggio 2018RecensioniIl progettoL'inquadramento concettualeLa formazione dei caregiversGli anziani attivi come promotori di salute: i racconti dei facilitatoriElementi di valutazioneIl progettoIl progetto CCM 2015 “Argento Attivo – vivere bene oltre i 60” nasce dall’omonimo progetto della Regione Veneto, che si è occupato di sicurezza in casa, e ne rappresenta perciò la sua evoluzione - dalla casa a ciò che si può fare fuori da casa propria, sul proprio territorio – i cui obiettivi sono: formazione degli operatori sanitari promozione della salute e della socialità per gli anziani attivi aumento delle competenze dei familiari caregiver attraverso un percorso di formazione (e monitoraggio della ricaduta sui loro interventi assistenziali) contrasto della marginalità e dell’isolamento sociale attraverso lo sviluppo di reti di prossimità autogestite di anziani attivi a favore di anziani fragili, coinvolgendo tutti gli attori del territorio Giunto al termine, è stato organizzata una giornata di condivisione dei risultati raggiunti, delle metodologie adottate e di riflessione in merito alla possibilità di prosecuzione e “mantenimento” delle attività realizzate. Il convegno dell’11 dicembre 2017, svoltosi a Torino, prevedeva un’intera giornata di lavoro, con: - la presentazione a più voci delle attività che le Aziende Sanitarie Locali di Alba-Bra, Torino, Alessandria, Rovigo, Ancona e Palermo hanno sperimentato sul proprio territorio - alcuni contributi teorici e spunti di riflessione su temi portanti (ad esempio l’attivazione delle reti territoriali, il metodo della peer education) - la presentazione dei risultati - le testimonianze video dei partecipanti Le attività del progetto hanno riguardato due filoni principali: a) percorsi formativi a supporto dei caregiver (familiari e non) di anziani fragili; b) percorsi di empowerment rivolti alle persone anziane autonome, con l’obiettivo finale di migliorare la qualità della vita degli over 60, in generale, e degli anziani “fragili” in particolare.. L’intervento della responsabile del progetto, dott.ssa Laura Marinaro (Responsabile della SDD di Epidemiologia, Prevenzione della Salute e Coordinamento Attività di prevenzione) sulla promozione del benessere, ha fatto da cornice, mettendo l’accento su come la buona riuscita del progetto sia anche conseguenza dell’integrazione tra servizi interni dell’azienda sanitaria e soggetti esterni, ad esempio i servizi sociali del Comune e altre realtà attive sul territorio.L'inquadramento concettualeInteressante il racconto dei “primi passi” della fase operativa, a cura della dott.ssa Rosanna D’Ambrosio, referente del progetto per l’ASL di Torino, che ha posto l’accento sul fatto che “non esiste una categoria univoca e omogenea dei cosiddetti anziani”: “Il gruppo di progettazione si è posto proprio questa domanda: di quali anziani stiamo parlando? C’è chi ancora è inserito nel mondo lavorativo, chi è in pensione e restringe il proprio mondo sociale o, viceversa, si dedica ai propri interessi e passioni, chi è autonomo, chi è del tutto dipendente. Abbiamo a che fare con una categoria molto diversificata al suo interno”. Attraverso questo processo di riflessione critica si è giunti ad individuare come target principale gli anziani autonomi ma poco attivi, con l’intento di costruire per loro qualcosa di interessante affinché si attivino e diventino loro stessi “promotori di salute”. La sfida è stata quella di provare a utilizzare la metodologia della peer education, solitamente usata con gli adolescenti, anche con questa fascia di persone. L’assunto di base è che “i pari” condividono analoghi bisogni e situazioni di vita, perciò per una persona anziana può essere più facile confrontarsi con un altro anziano anziché con un operatore sanitario, facilitando un percorso di “attivazione a cascata”. Per diventare “promotore di salute” è necessaria una formazione su specifiche competenze: abilità relazionali, capacità di programmazione di eventi e di valutarne la fattibilità, capacità di individuare criticità e possibili soluzioni, ecc. Ma nel concreto, quali sono le azioni che un promotore di salute ultrasessantenne potrebbe fare per i propri coetanei o persone più anziane di lui? Gli esempi più significativi riguardano ciò che potremmo definire un “volontariato di buon vicinato”: per esempio svolgere il ruolo di “sentinella del condominio”, coinvolgere gli altri in attività sociali, essere di supporto ai vicini soli attraverso una leggera attività di monitoraggio della situazione. Tutte queste tipologie di azioni attengono alla figura del cosiddetto “esperto per esperienza”La formazione dei caregiversPer quanto riguarda un'altra tipologia di target, gli anziani dipendenti, ci si è domandati come rendere qualitativamente più soddisfacente la loro vita. Quindi si è pensato di rivolgersi ai caregiver, con l’obiettivo di migliorare la loro relazione col parente malato e/o in condizione di fragilità. I risultati attesi rispetto alla formazione dei destinatari intermedi e finali del progetto: - almeno 1 corso di formazione per referenti regionali e operatori sociosanitari per ogni regione (che avrebbero poi svolto il corso per i caregivers); - almeno 20 – 25 partecipanti (operatori sociosanitari) per ogni corso. Non solo questi standard di risultato sono stati raggiunti, ma in qualche caso sono stati superati in quanto sono stati attivati più edizione del corso ed si è superato il numero di partecipanti minimo prefissato. Per la formazione dei caregiver è stato utilizzato il Kit Argento Attivo (manuale didattico e slides correlate, suddivise in 6 moduli), che ha rappresentato il principale contenuto formativo, a garanzia di uniformità e standardizzazione per tutte e 4 le regioni. I materiali sono scaricabili dal blog, attivo da giugno 2016. Oltre alla possibilità di consultare e scaricare liberamente il materiale citato, sul blog vengono anche periodicamente inserite dai facilitatori delle diverse unità territoriali, tutte le iniziative realizzate con e dagli anziani attivi a favore della loro comunità territoriale di riferimento. La dott.ssa Virginia Patriarca (coordinamento scientifico ICS Pomilio Blumm di Roma) ha evidenziato alcuni aspetti importanti emersi durante la formazione: - la relazione tra caregiver e familiare anziano non autosufficiente si “ristruttura”: aiuto, assistenza, affetto diventano unidirezionali, il carico assistenziale (caregiver burden) è straordinario era necessario proporre ai caregiver un cammino inverso (prestare attenzione alle proprie emozioni e bisogni) uno degli obiettivi era rinforzare le strategie di coping per gestire lo stress molto ben accetti dai partecipanti informazioni pratiche sull’ assistenza, mentre il bisogno emotivo viene spesso non riconosciuto o svalutato dal caregiver stesso, che è tutto concentrato sul malato (e non riconosce o sovrappone il proprio bisogno a quello del parente malato accudito) Per quanto riguarda i risultati, sono state realizzate delle interviste telefoniche per capire l’utilità della formazione rivolta ai caregivers. I partecipanti erano: - 86% donne, 14% uomini, con livello di istruzione medio alto - 41% badanti, 33% familiari e 23% volontari Livello di utilità percepita del corso: 97% (abbastanza e molto) Percezione è che la formazione ricevuta possa aiutare a migliorare la qualità dell’assistenza: 98% Temi ritenuti più interessanti: igiene personale, relazione, responsabilità del caregiver, Follow up a campione con interviste telefoniche: 66% italiani Il 95% del campione dichiara a distanza di 3 mesi di aver trovato miglioramenti in: maggiore consapevolezza nello svolgere le attività quotidiane con l’anziano, miglioramento della relazione con l’anziano e con i parenti (questo dichiarato dai badanti), maggiore conoscenza dei servizi territoriali. Gli anziani attivi come promotori di salute: i racconti dei facilitatoriIl secondo filone prevedeva il coinvolgimento degli “anziani attivi” attraverso … << … percorsi di cittadinanza attiva finalizzati all’avvio di iniziative di promozione della salute e della socialità. Gli anziani sono diventati promotori di salute e benessere nei confronti dei loro coetanei, con lo scopo di contrastare la frequente condizione di isolamento e marginalità>> I facilitatori delle asl coinvolte hanno raccontato le esperienze territoriali. La dott.ssa Giusy Famiglietti, facilitatrice ASL Città di Torino, ha evidenziato il “desiderio” e la “voglia di leggerezza” come elementi caratterizzanti il gruppo di anziani torinesi. Le fasi: Reclutamento (anche momento per costruzione rete territoriale e individuare punti di riferimento) Formazione anziani attivi (co-formazione con i facilitatori e la rete, es. qualcuno lancia dell’idea della camminata urbana, ci si attiva per capire cosa c’è sul territorio di questo tipo) raccolta e analisi dei bisogni – caratteristiche degli anziani: dimensione del piacere, interessi disparati, condivisione (es. ricette di cucina), visibilità e gratificazione progettazione e realizzazione delle iniziative – approccio partecipativo, sfruttare risorse interne (empowerment), interventi con caratteristiche di accessibilità dal punto di vista economico e sociale (es. musei gratuiti, ma con eventuale compenso per una guida), attività di vario tipo (yoga, ginnastica dolce, laboratori culturali e pratici ad es. orto urbano, arteterapia), camminate urbane e rurali, gruppi di narrazione (ad esempio condivisione di storie su modi di vivere del passato e avvenimenti storici locali), attività conviviali (spettacoli musicali es coro e balli folk, pranzi, feste di compleanno) il 70% dei partecipanti: donne La dott.ssa Giorgia Micene, facilitatrice ASL CN2, ha illustrato le fasi: costruire una mappa del territorio e delle risorse; individuare i soggetti; ascolto attivo di bisogni e idee; tessere legami attraverso la progettazione partecipata che cura la qualità delle relazioni); riconoscere le differenze e i punti di incontro della rete. Su cosa si attivano le reti? dare visibilità ai risultati (ad esempio attraverso un articolo) stimolare continuamente gli interlocutori riconoscere il valore altrui - riconoscere le capacità degli interlocutori Individuazione bisogni/risorse Mettere in luce/valorizzare ciò che si offre Il lavoro di rete può garantire sostenibilità e continuazione delle attività (ad esempio in Veneto è stato inaugurato un centro anziani che continuerà le attività) e la partecipazione attiva dei cittadini consente di evidenziare criticità e individuare soluzioni: ad esempio è emerso come i centri anziani debbano rinnovarsi (sennò le persone “diversamente giovani” non ci vanno). Alcuni esempi di attività sorte dal lavoro di rete: salone di parrucchiera presso una scuola di formazione professionale (Comune e Consorzio), aperto a 10 persone una volta al mese (si tratta di quegli anziani fragili perché isolati, che vengono “stanati” da casa). ciclo di proiezioni cinematografiche pomeridiane e infrasettimanali di film in prima visione (Associazione Culturale, Servizio Anziani, Comune) gruppi di cammino di quartiere (SSD di Diabetologia e malattie metaboliche, Servizio Anziani, Comune, Ass.. di Volontari escursionistici del CSI, Pastorale Sportiva, Pastorale della Salute). La dott.ssa Gabriella Gargano, facilitatrice dell’Azienda Sanitaria Provinciale (ASP) di Palermo, ha evidenziato come il capoluogo siciliano sia un territorio disomogeneo, in alcuni quartieri per 3 anni sono stati condotti dei gruppi benessere III età (over 65) promossi dai Distretti, insieme a dei gruppi di cammino (nell’ambito del Piano prevenzione incidenti domestici 2009) e ha messo in luce le opportunità derivanti dalla partecipazione al progetto nazionale, quali: Grande supporto dalla rete nazionale dal punto di vista organizzativo e metodologico per la realizzazione del percorso formativo Adattamento materiali formativi e linguaggi al territorio Coinvolgimento del dipartimento integrazione socio-sanitaria L’asp ha scoperto che c’è una fascia di anziani meno fragili, che è una risorsa Ogni facilitatore ha creato una mini équipe di lavoro distrettuale, in raccordo col coordinamento interdistrettuale Gruppo “storico” denominato Palermo Felicissima, che si autodefinisce “diversamente giovane”, ha incontrato i neogruppi (es. Corleone) e creato legami Spinta motivante anche per gli operatori Collegamento al Piano Sanitario Regionale per la continuità progettuale (fondi per assunzioni), attivazione di 6 gruppi in Sicilia, ognuno con 2 facilitatori Elementi di valutazioneLa dott.ssa Antonella Ermacora (Istituto di Ricerca e Formazione Eclectica di Torino) ha illustrato il piano di valutazione del progetto che prevedeva: a) tre schede di monitoraggio relative a: - percorsi gruppi di anziani attivi - incontri tra pari - reti di prossimità b) un questionario di gradimento c) le video interviste Al termine del progetto: a) 395 anziani attivi sul territorio nazionale, 24 nuovi gruppi attivati 1251 anziani in buone condizioni di salute coinvolti nelle iniziative E per gli anziani fragili (dal punto di vista sociale oltre che di condizioni di salute)? 167 anziani fragili coinvolti in maniera costante (es distribuzione pane a Torino, ventagli a Palermo, ecc.) b) Risultati dei questionari: - compilati da 239 anziani pari al 60,5% della popolazione anziana residente nel territorio, dai 60 agli 80 anni - il 90% dichiara di aver stretto legami di amicizia con i partecipanti (membri del gruppo o conosciuti durante le iniziative) c) Per quanto riguarda le videointerviste (di cui si sono occupati in particolare Valentina Negro e Ruben Bertolusso), agli anziani attivi coinvolti nelle 4 regioni sono state poste tre domande: 1) cosa hai pensato quando ti è stato proposto di partecipare a questo progetto? 2) cosa ti è piaciuto di più? 3) cosa porterai di questa esperienza nel tuo domani? Gli intervistati hanno anche espresso un ringraziamento particolare alla figura del facilitatore, riconosciuto come elemento chiave nella realizzazione del progetto stesso e nell’attivazione delle reti. Il dott. Giuseppe Salamina, direttore della Struttura di Igiene e Sanità dell’ASL Città di Torino, è intervenuto al termine dei lavori, lanciando alcuni stimoli: - l’invito a “far finta che non stiamo lavorando per un progetto”: << è un atteggiamento mentale che aiuta a perseguire e garantire la sostenibilità, che spinge a incamminarsi verso l’ottica di far crescere quell’iniziativa come attività del servizio, non come qualcosa di straordinario e quindi momentaneo>> Sono state citate alcune esperienze inerenti la promozione del ruolo dei professionisti sanitari come promotori di salute all’interno della comunità: - è in atto una sperimentazione all’interno di alcune aree alpine con fondi ad hoc, derivanti dalla necessità di rispondere alle difficoltà di accesso ai servizi soprattutto per certe tipologie di cittadini, che prevede l’infermiere di comunità o di famiglia, come figura cardine di un modello di spesa in carico e assistenziale di anziani over 65 - a Trieste si può parlare di buona prassi col progetto microaree triestine, prevede visite domiciliari ad anziani dimessi dagli ospedali, da parte di operatori asl: gli anziani vengono identificati in base a certi criteri di rischio, ed è stato creato un ambulatorio ad hoc - il progetto CONSENSO (finanziamenti europei) terminerà a dicembre 2018, ma potrebbe essere esteso su altri territori: dalle aree interne e rurali alle aree urbane torinesi (es. Falchera) In sintesi, l’invito agli operatori è di: - far rete con quanto già in atto - “resistere”, il tempo necessario per provare a “traghettare” i risultati del progetto CCM all’interno dei servizi agganciandosi, ad esempio, ai finanziamenti e alle attività del piano cronicità (PDTA, case della salute, ecc)DOWNLOAD & LINKLocandina convegnoSlides di presentazione del progettoBlog Argento AttivoScheda progetto in Banca dati ProsaTAG ARTICOLOANZIANI; EMPOWERMENT; P.R.P. 2014-2018; SALUTE MENTALE;