Corpi che curano: il teatro nella formazione dei professionisti sanitari
a cura di Pietro Altini, Raffaela Nicotera e Valerio Dimonte, Corso di Laurea in Infermieristica – Università degli Studi di Torino e Claudio Tortone, DoRS Regione Piemonte

Il teatro nella formazione dei professionisti sanitari

Il Corso di Laurea in Infermieristica di Torino, da alcuni anni, nella ricerca delle metodologie formative innovative più adatte all’apprendimento di competenze professionali, e in accordo con quanto emerge dalla letteratura internazionale, propone agli studenti un vero e proprio percorso teatrale (N.B. attendere il caricamento un paio di minuti) sul tema del corpo e della corporeità.

La sfida iniziale è stata quella di provare a rispondere, attraverso l’esperienza teatrale, ad alcune domande che lo studente infermiere necessariamente si pone: Quale significato assume il proprio corpo nella relazione di cura con l’altro? Com’è vissuta la vicinanza e il contatto con l’altro?” Che ruolo giocano le emozioni nella relazione con l’altro? Quali elementi e strumenti deve contenere il bagaglio esperienziale dello studente affinché diventi un professionista della salute consapevole e responsabile nella relazione di cura?

Quando si pensa al mondo della Sanità il pensiero corre subito verso tre direttrici: la malattia, il paziente e i curanti. Da una parte la malattia, con il suo bagaglio di sofferenze da curare e il paziente, con la sua ansia e i bisogni da soddisfare, desideroso di giungere alla guarigione nel minor tempo possibile e in un modo che muti la sua vita di tutti i giorni il meno possibile; dall’altra parte gli operatori della salute, il cui compito è quello di guarire o perlomeno ridurre lo stato di malattia dando alla persona malata un nuovo spazio di salute.

Tutti questi elementi sono profondamente cambiati nel tempo. Anche l’infermiere è cambiato, adattando le sue competenze nel curare alle esigenze di chi chiede di essere curato. Il paziente, infatti, dall’incontro con il suo terapeuta, si aspetta non soltanto una guarigione, ma anche una condivisione della sua storia, si aspetta di “essere guarito” e compreso nella sua sofferenza [1] alla ricerca di un senso e un significato della propria malattia.

Recentemente la ricerca nel campo della salute ha iniziato a mostrare interesse verso il teatro quale esperienza formativa privilegiata per lo sviluppo di competenze professionali degli operatori sanitari [2] e quale pratica e linguaggio per la prevenzione, la promozione della salute, l’accessibilità ai servizi e il sostegno alla cittadinanza attiva. (vedi fact sheet Teatro e Salute di DoRS)

Le prime esperienze formative di teatro e salute risalgono agli anni Settanta e sono state realizzate in ambito psichiatrico. Quelle più strettamente connesse alla formazione professionale del medico e dell’infermiere sono invece attive in Italia da circa dieci anni. Ad esempio, nella Regione Piemonte sono state realizzate diverse esperienze teatrali, che sono state raccolte in un recente volume (Teatro e Salute, la scena della cura a cura di Alessandra Rossi Ghiglione Ananke, 2011)  e che hanno coinvolto pazienti oltre ad interessanti progetti di formazione rivolti ai soli operatori [3].

Il vasto impiego di approcci teatrali in ambito formativo riflette il bisogno sempre più urgente di sperimentare pratiche interattive e partecipative per l’apprendimento e la formazione universitaria e continua in Sanità.

Il teatro evoca emozioni, sviluppa empatia, stimola le capacità riflessive e critiche, facilita il lavoro in equipe degli studenti e degli operatori sanitari [2]. Il teatro può migliorare la comunicazione nella relazione professionista sanitario-paziente. Goffman sostiene che i rapporti sociali fra singoli soggetti o tra i gruppi siano determinati da procedimenti teatrali: nella vita di tutti i giorni ci comportiamo come se fossimo su una sorta di palcoscenico dell’esistenza [4].

A questo scopo è stato attivato, presso l’Università di Torino, un gruppo multidisciplinare costituito da formatori del Corso di Laurea in Infermieristica, docenti del Master in Teatro Sociale e di Comunità e docenti e ricercatori universitari presso i Dipartimenti di Studi Umanistici e di Scienze della Sanità Pubblica e Pediatriche, impegnati nella progettazione e conduzione della formazione utilizzando la pratica e il linguaggio del teatro e nel disegno di strumenti idonei alla valutazione degli effetti degli interventi nel campo delle Medical Humanities.

Il “percorso teatrale” è stato elaborato con la finalità di creare con gli studenti uno spazio di rielaborazione critica dei loro vissuti, stimolandoli a prendere consapevolezza delle proprie potenzialità e dei propri limiti e facendo da ponte tra l’esperienza teatrale e la realtà professionale e personale. Tale opportunità formativa è rivolta agli studenti che hanno già fatto almeno un’esperienza assistenziale in un luogo di cura. Ciò consente ai partecipanti di partire dalla riflessione sugli elementi più significativi emersi nella relazione di cura sperimentata sul campo per poi favorire, attraverso il percorso teatrale, i processi di cambiamento.

Il percorso teatrale prevede diverse fasi e livelli di approfondimento: seminari propedeutici, laboratori esperienziali, scrittura di narrazioni, costruzione del testo teatrale, performance conclusiva. La definizione di un sistema di rilevazione misurabile degli effetti formativi per le differenti azioni/destinatari e la valutazione del percepito degli studenti garantisce un monitoraggio dell’esperienza vissuta.

Tale percorso progettuale (N.B. attendere il caricamento un paio di minuti) è stato avviato presso il Corso di Laurea in Infermieristica di Torino nel 2005 ed è stato proposto a più coorti di studenti nelle sue diverse edizioni. Le esperienze sono state oggetto di confronto e di discussione in due occasioni, un convegno tenutosi a Torino l’11 giugno 2010, dal titolo “Teatro e relazione di cura. L’esperienza teatrale nella formazione del professionista sanitario”  e un seminario dal titolo “Corpi che curano. Il teatro nella formazione dei professionisti sanitari”, tenutosi sempre a Torino il 24 settembre 2012.

I concetti chiave sui quali questo progetto si è sviluppato sono stati molteplici, a partire dal “rapporto con il proprio corpo e con il corpo dell’altro”, al “corpo vissuto” come metafora dell’esperienza di cura. Sono state affrontate le criticità proprie della relazione, quando è fatta di parole, ma soprattutto quando queste ultime sono sostituite dai gesti, dagli sguardi, dalla postura e dai silenzi. Tale esperienza ha permesso di drammatizzare le difficoltà del “prendersi cura di se stessi e dell’altro”, riproducendo nello spazio teatrale (tra attore e spettatore) quanto di solito accade nel luogo di cura.

L'esperienza di questi sette anni ci ha portato a riconoscere e apprezzare l’esistenza di una forte convergenza tra il teatro e la relazione di cura. L’attore e lo spettatore, come l’infermiere e il paziente, sono in presenza l’uno dell’altro, uno in relazione con l’altro, in uno spazio delimitato dall’azione di corporeità e all’interno di un’intensa comunicazione. L’infermiere, infatti, nel suo agire quotidiano si trova spesso in situazioni delicate in cui la dimensione affettiva nel rapporto con l’altro non può essere negata [5]. Tuttavia, agire la propria emotività comporta un pericoloso mettersi in gioco, una perdita momentanea delle difese individuali, di solito protette dal ruolo professionale.

Il teatro sociale quindi, si pone come “luogo di ricerca e di esplorazione” [5]. Attraverso la rappresentazione, il teatro riproduce la realtà della vita quotidiana, con i suoi riti, ma in una situazione che proprio perché simulata, consente di portare a consapevolezza questa ritualità. L’esplicitazione di questa quotidianità attraverso la rappresentazione scenica, che nel caso dell’infermiere si riferisce soprattutto alla messa in scena di situazioni legate alla pratica assistenziale, consente di vivere un’esperienza nella quale non si è più semplici esecutori inconsapevoli, ma attori di un processo che costituisce un’importante tappa formativa per il futuro professionista della salute che dovrà inserirsi in un complesso sistema organizzativo, quello sanitario, che fa della ritualità la sua struttura fondante [5].

Il nostro intento per il futuro è quello di progettare esperienze teatrali che coinvolgano diverse professioni sanitarie (medici, infermieri, logopedisti etc.) nella formazione di base e continua. Inoltre sentiamo la necessità di continuare il lavoro di valutazione osservando le ricadute di tali esperienze nei luoghi di cura.

Stimolante sarebbe il confronto con altre realtà che stanno percorrendo strade analoghe sia nella formazione di base o universitaria sia in quella permanente o continua per metterle in rete creando così occasioni di confronto e di scambio, per confrontarsi sulle criticità e imparare reciprocamente.

Invitiamo pertanto i nostri lettori a descrivere esperienze proprie o a segnalare progetti realizzati da altri gruppi di lavoro compilando la scheda allegata.

Bibliografia

  1. Zannini L. Salute, malattia e cura. Teoria e percorsi di clinica della formazione per gli operatori sanitari. Milano: Franco Angeli, 2003.
  2. Rossiter K, Kontos P, Colantonio A, Gilbert J, Gray J, Keighytley M. Staging data: Theatre as a tool for analysis and knowledge transfer in health research. Social Science & Medicine. 2008, 66: 130-146.
  3. Rossi Ghiglione A, Pagliarino A. Fare Teatro Sociale. Esercizi e progetti. Roma: Dino Audino, 2007.
  4. Pontremoli A. Teoria e tecniche del teatro educativo e sociale. Torino: Utet, 2005.
  5. Montagna L, Visioli S. Formare al corpo gli operatori sanitari: un’esperienza di clinica della formazione. in Zannini L. Il corpo-paziente. Da oggetto delle cure a soggetto della relazione terapeutica. Milano: Franco Angeli, 2004.

Articoli e documenti già pubblicati su www.dors.it


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