Il capitale sociale nell’Italia di oggi: una risorsa importante, ma non equamente distribuita
a cura di Maurizio Marino, Servizio di Epidemiologia ASL TO3; Claudio Tortone, Dors

Il capitale sociale

La relazione tra capitale sociale e salute è circolare, ovvero capitale sociale e salute si influenzano reciprocamente. Se da un lato, una rete di relazioni sociali vasta e fitta contribuisce a mantenere elevato il livello di benessere delle persone coinvolte, dall’altro, la buona salute è una condizione necessaria per prendere parte alla vita sociale che contribuisce a mantenere vitali questi reti sociali. Dunque, come il capitale sociale influenza la salute, così la salute influenza il capitale sociale.

I risultati dell’indagine “Is social capital good for health? A European perspective”, condotto sui dati raccolti in 14 Paesi europei, fra cui l’Italia, e recentemente pubblicato dall'Ufficio Europeo dell'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), mostrano che il capitale sociale, ‘definito come l’aspettativa individuale circa la propensione degli altri ad assumere un comportamento cooperativo’, ha un effetto causale positivo sulla salute del singolo e che queste ricadute sono tanto maggiori quanto più alto è il capitale sociale comunitario nella regione di appartenenza. A livello europeo si stima che, nei paesi con un livello di capitale sociale attorno alla media europea, un aumento del 10 per cento del capitale sociale di una persona tipo, possa produrre un aumento di 2,8 punti percentuali della probabilità di essere in buona salute (vedi nostro articolo precedente).

In questo secondo articolo vogliamo approfondire il tema del capitale sociale dal punto di vista della sua misura in Italia.

Cosa dice il Rapporto Benessere Equo Solidale sul capitale sociale? e come lo misura?

Il rapporto sul Benessere Equo Sostenibile (BES) del 2013, recentemente pubblicato da ISTAT e CNEL, permette un’interessante analisi della disponibilità di capitale sociale fra i cittadini residenti sul territorio italiano. Il progetto ‘Benessere Equo Sostenibile’ (BES), nato da un’iniziativa del CNEL-ISTAT, si inquadra nel dibattito internazionale sul cosiddetto “superamento del Prodotto Interno Lordo - PIL”, nella convinzione che i parametri sui quali valutare il progresso di una società non debbano essere solo di carattere economico, ma anche sociale e ambientale, corredati da misure di diseguaglianza e sostenibilità.

I capitoli dedicati alle ‘Reti sociali’ (1) ed a ‘Politica ed istituzioni’ (2), rappresentano, a livello di dettaglio regionale, la disponibilità di reti relazionali e di supporto e il livello di fiducia nelle istituzioni e partecipazione alla vita politica ed economica. Il quadro è quello di una risorsa distribuita in modo diseguale sia a livello geografico sia a livello sociale, che sembra riprodurre le diseguaglianze di accesso alle risorse economiche e culturali.

Le reti sociali

Nessuno si salva se non ha reti, in questa società’, questo afferma la sociologa Paola Di Nicola, in un’intervista pubblicata su ‘Animazione Sociale’, presentando i risultati di una ricerca realizzata in Italia sulle ‘reti di prossimità’. Le reti sociali offrono ‘aiuto materiale, ma anche beni immateriali come identità, fiducia di sé e degli altri, senso di appartenere alla società’ (3).

I risultati dell’indagine mettono in luce una distribuzione disuguale di questa importante risorsa: chi ha reti più ampie sono i maschi occupati, scolarizzati di ceto medio e medio alto. La disuguaglianza relazionale sembra sommarsi quindi alle disuguaglianze socioeconomiche.

I dati del primo rapporto sul BES sembrano confermare questa situazione.

Figura 1. Indice di grave deprivazione materiale (2011)

Figura 2. Persone su cui contare (2009)

   

 Fonte: Benessere Equo Sostenibile, piattaforma indicatori (09/04/2013)

In Italia, nel 2009, la grande maggioranza della popolazione può contare su reti di aiuto in caso di bisogno: quasi il 76% della popolazione dichiara di avere parenti, amici o vicini su cui contare. Esiste però una relazione fra il vivere in regioni più deprivate dal punto di vista materiale (Sud Italia) e la disponibilità di minori risorse di rete su cui contare (Figure 1 e 2).

Dall’analisi di alcuni degli aspetti che compongono la disponibilità di capitale sociale, si rileva come in Italia una delle principali risorse di rete, ancora oggi, sia rappresentata dalla famiglia. Infatti si dichiarano ‘molto soddisfatti’ per le reti familiari circa il 36,8% degli italiani di 14 anni ed oltre. Tali percentuali si riducono rispettivamente al 26,6% per le reti amicali, al 23,5 per la partecipazione sociale[1] ed al 20% per la fiducia generalizzata negli altri.

 

Figura 3. Rete di supporto, partecipazione sociale e fiducia generalizzata. Valori percentuali. Anno 2012

 

Fonte:Benessere Equo Sostenibile, piattaforma indicatori, (15/04/2013)

Il sud risulta svantaggiato nelle diverse componenti considerate, compresa quella della rete familiare, che potrebbe invece compensare la maggior deprivazione socio-economica.

Un altro dato su cui riflettere è la distanza esistente fra la soddisfazione per le relazioni familiari ed in genere le altre forme di rete di supporto o di partecipazione sociale: si tratta di una caratteristica spalmata in modo omogeneo su tutto il territorio nazionale.

In particolare le diverse forme di capitale sociale, inteso come reti relazionali e partecipazione sociale, non si trasferiscono sul piano della fiducia negli altri (fiducia generalizzata[2]), che rappresenta uno dei principali indicatori di coesione sociale (Figura 3). Il rapporto BES su ‘Relazioni sociali’ (1) sottolinea come questo dato in questi ultimi anni sia in calo (dal 21,7% del 2010 al 20% del 2012 a livello nazionale) e si collochi molto al di sotto della media dei paesi Ocse (33%). Si tratta di un dato critico, che ha un impatto negativo su diversi ambiti della vita del nostro paese, dal momento che ‘laddove la fiducia reciproca è più elevata, la società funziona meglio, è più produttiva, più cooperativa, più coesa, meno diffusi sono i comportamenti opportunistici e più ridotto è il livello della corruzione’.


[1] Partecipazione sociale. Persone di 14 anni e più che negli ultimi 12 mesi hanno svolto almeno un’attività di partecipazione sociale sul totale delle persone di 14 ani ed oltre. Le attività considerate sono: partecipato a riunioni di associazioni culturali/ricreative, sindacali, professionali o di categoria, partiti o pagano una retta mensile/periodica per un circolo/club sportivo. Fonte: Istat, Indagine Aspetti della vita quotidiana in: BES  cap. 5 Relazioni Sociali (16/04/2013)

[2] Fiducia generalizzata. Percentuale di persone di 14 anni ed oltre che ritiene che gran parte della gente sia degna di fiducia sul totale delle persone di 14 anni e più. Fonte: Istat, Indagine Aspetti della vita quotidiana in: BES  cap. 5 Relazioni Sociali http://www.istat.it/it/files/2013/03/5_Relazioni-sociali.pdf (16/04/2013)

La politica e le istituzioni

Il capitolo 6 del rapporto BES (2) affronta il tema del capitale sociale in termini di partecipazione civica, politica[1] e livello di fiducia dei cittadini nei confronti delle diverse istituzioni e organizzazioni sociali.

 
Fonte: Benessere Equo Sostenibile, piattaforma indicatori, 15/04/2013

Anche per la partecipazione politica si rileva una variabilità geografica a svantaggio delle regioni del Sud Italia (Figura 4). Si passa dal 73,8% del Nord-est, al 56% di persone di 14 anni ed oltre residenti nelle regioni del Sud Italia, che dichiarano di avere svolto almeno un’attività di partecipazione civica e politica nei tre mesi precedenti l’intervista.

Da notare che negli ultimi due anni della rilevazione (2011 – 2012), a fronte di un dato praticamente stabile, è notevolmente aumentata la quota dei cyber citizens: le persone che si sono informate di problemi sociali o politici sul web sono passate dai 6 milioni ed 800 mila del 2011, ai circa 9 milioni e 400 mila del 2012.

Esistono rilevanti differenze socio demografiche nel livello di partecipazione dei cittadini, più basso nelle donne (60%) che negli uomini (74,7%), ma questa differenza si annulla nella popolazione più giovane, fra i 14 e 19 anni (2).

I laureati presentano livelli di partecipazione più elevati (88,2%) rispetto ai diplomati (78%) e a chi possiede la licenza media (56,3%) (3).

Il grado di partecipazione civica e politica è un dato disponibile soltanto per gli ultimi anni dalle indagini Istat (2011 – 2012). Un’altra dimensione del capitale sociale, utilizzato in particolare negli studi delle scienze politiche (4), disponibile nel rapporto BES dal 1979 al 2009, è il livello di partecipazione al voto. In questi 30 anni è evidente e nota la flessione della percentuale di votanti a livello nazionale: si passa dall’86,1% della popolazione avente diritto al voto del 1979 al 66,5% del 2009. Il calo è presente in tutte le aree geografiche, con un netto svantaggio delle regioni del Sud rispetto a quelle del Certo e Nord Italia (Figura 5).

Questo calo nella partecipazione al voto si accompagna ad una scarsa fiducia in genere nel Parlamento, nei partiti e nelle Istituzioni Locali: su una scala che va da 0 a 10 il voto medio degli italiani per la fiducia in queste istituzioni è rispettivamente 2,3 per i partiti, 3.6 per il parlamento e 4 per le Istituzioni Locali (Governo Regionale, Provinciale e Comunale). Solo istituzioni come le Forze dell’Ordine ed i Vigili del Fuoco raggiungono punteggi di fiducia più elevati con una media del 7,3 a livello nazionale. In questo caso non sembrano esistere differenze significative a livello geografico (Figura 6) e neanche fra i sessi e nelle diverse fasce di età (2).

Figura 5. Partecipazione elettorale. Anni 1979 - 2009

Fonte: Benessere Equo Sostenibile, piattaforma indicatori (15/04/2013)

Figura 6. Fiducia nel Parlamento, nei Partiti, nelle Istituzioni locali (*) ed in Altre Istituzioni (**). Punteggi su scala da 0 a 10. Anno 2012

(*) Fiducia nelle Istituzioni locali: punteggio medio di fiducia nel Governo Regionale, Provinciale e Comunale.

(**) Fiducia in altri tipi di Istituzioni: punteggio medio di fiducia nelle Forze dell’ordine e Vigili del fuoco

Fonte: Benessere Equo Sostenibile, piattaforma indicatori (15/04/2013)


[3] Partecipazione civica e politica. Persone di 14 anni e più che svolgono almeno una attività di partecipazione civica e politica sul totale delle persone di 14 anni e più. Le attività considerate sono: parlare di politica almeno una volta la settimana, informarsi dei fatti di politica italiana almeno una volta la settimana, aver partecipato online a consultazioni o votazioni su problemi sociali o politici almeno una volta nei tre mesi precedenti l’intervista, aver letto e postato opinioni su problemi sociali e politici sul web almeno una volta nei 3 mesi precedenti l’intervista. Fonte: Istat, Indagine Aspetti della vita quotidiana.

Il capitale sociale per curare la solitudine che fa ammalare

Il primo Rapporto BES riguardo alla disponibilità di capitale sociale ci restituisce il profilo di un paese dove prevalgono ancora le reti ‘corte’ ed i legami ‘stretti’, rappresentati dalla famiglia e dalle reti parentali: oltre queste reti sembra esistere una scarsa fiducia nella società più ampia e nelle sue forme di organizzazione (istituzioni) e rappresentanza (partiti) (2).

Le disuguaglianze geografiche e sociali che ancora esistono nella disponibilità di queste risorse, la frammentazione e precarizzazione di alcuni spazi aggregativi quali il lavoro e di supporto quali la famiglia, evidenziano l’urgenza di sviluppare nel lavoro sociale e più in generale nelle politiche rivolte al territorio, la capacità, di individuare ed interagire con le risorse di rete disponibili (volontariato, associazionismo, reti di prossimità), superando la diffidenza esistente nell’altro.

 “Bisogna aiutare le persone a connettersi con altre reti – altri servizi, altre associazioni, il vicinato, la parrocchia, altri reti di supporto –“ propone Paola di Nicola (3) “perché la solitudine fa ammalare. Soprattutto bisogna orientare, accompagnare le persone a usare le opportunità del territorio, come  i servizi. Perché più le persone sono in difficoltà, meno riescono a utilizzare le risorse presenti in un quartiere. Non è un caso che i servizi siano maggiormente usati da chi ha più risorse”.

A questo possono servire interventi ‘ad ampio spettro’ (3) in grado di sviluppare il senso di appartenenza alla comunità locale, in grado di offrire occasioni di incontro e scambio soprattutto ai soggetti più deboli (donne sole, anziani, disoccupati), che hanno perso molte volte i tradizionali riferimenti di rete e sono a rischio di isolamento sociale.

Health2020: creare comunità locali resilienti e ambienti favorevoli al benessere e alla salute

La stessa OMS della regione europea, nell’acuirsi della crisi economica e sociale, risponde nel 2012 con la strategia Health 2020 per sostenere le politiche a favore della salute e del benessere. Raccomanda sette approcci affinché i processi decisionali delle politiche siano efficaci e rispondenti ai bisogni e alle risorse della comunità locali. Uno di questi sollecita un pieno sostegno alle forme di auto-organizzazione e alle reti sociali (5, pg 104), quali elementi che costruiscono senso di appartenenza e di fiducia nei differenti luoghi delle relazioni, abitati e vissuti dalle persone nella loro vita quotidiana.

Il supporto sociale e le reti sociali, formali e informali, sono considerate un processo chiave per contrastare l’isolamento dei singoli in questo momento di grande difficoltà, per potenziare e sviluppare il capitale sociale esistente e per favorire forme nuove di solidarietà e cittadinanza attiva orientate a creare comunità locali resilienti e ambienti di vita e di lavoro favorevoli al benessere e alla salute (6, pg 10).

La salute non come un privilegio di pochi, ma come la maggiore risorsa sociale e il fattore portante (asset) (6; pg 1) di tutta la società. Un bene comune che nutre i singoli e le comunità locali nei loro luoghi di relazione e di vita. Un diritto sancito dalla Costituzione Italiana.

Bibliografia

  1. ISTAT – CNEL, Rapporto BES,Capitolo 5, Relazioni sociali, (16/4/2013)
  2. ISTAT – CNEL, Rapporto BES,Capitolo 6, Politica ed istituzioni, (16/4/2013)
  3. Roberto Camarlinghi, Francesco D’Angella (a cura di), Senza reti nessuno si salva, in Animazione Sociale, aprile 2012
  4. Putnam RD, La tradizione civica nelle regioni italiane, Mondadori, 1996
  5. WHO Europe, Health 2020: policy frame work and strategy, 2012
  6. WHO Europe, Health 2020: a European policy framework supporting action across government and society for health and well-being, 2012

Per saperne di più

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  Siti utili Internazionali

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