#SMS Salute Media Scuola. Verso una comunità di pratiche per promuovere benessere: la voce di chi ha partecipato a cura di S. Lingua; E. Tosco, DorsPubblicato il 17 Dicembre 2016Aggiornato il 26 Aprile 2018RecensioniIntroduzione I mediaLa scuolaLa saluteI cinque laboratori tematiciIntroduzione Il 18 e il 19 novembre a Torino, Dors, Centro Regionale di Documentazione per la Promozione della Salute ASL TO3, il Centro di Documentazione Steadycam dell’ASL CN2, l’Ufficio scolastico Regionale hanno proposto un seminario formativo che ha voluto approfondire la riflessione sui media come dispositivi di vita, di apprendimento e di salute. Il percorso ha facilitato l’acquisizione di competenze da parte dei docenti e operatori socio-sanitari che vi hanno preso parte, in una logica interdisciplinare e multi-professionale, circa le specificità e la potenzialità del digitale, per favorirne un utilizzo creativo, consapevole e produttivo da parte dei cittadini. A un mese dall'evento proponiamo una riflessione di senso attraverso la voce di rappresentanti dei tre ambiti: media, scuola, salute. In particolare intendiamo riflettere insieme sulle seguenti dimensioni: I media come dispositivi che facilitano il riconoscimento della propria identità personale e di gruppo e favoriscono la condivisione e lo scambio di pratiche attraverso un'intervista a Michele Marangi di Steadycam dell'Asl Cn2 La scuola come ambiente creativo e narrativo in grado di sviluppare competenze sociali e culturali nell’ottica di una cittadinanza partecipata attraverso un'intervista a Daniela Pinna dell'Ufficio Scolastico Regionale per il Piemonte I media come setting di promozione della salute, del benessere personale e relazionale e come opportunità di prevenzione dei comportamenti a rischio attraverso un'intervista a Claudio Tortone – DoRS I mediaIntervista a M. Marangi, Centro di documentazione audiovisiva Steadycam Quali suggerimenti porteresti all'attenzione degli operatori per lavorare in maniera sinergica tra salute media e scuola? e in che modo queste connessioni possono arricchire la “pratica”? Che cosa accomuna gli ambiti della salute, dei media e della scuola? Può sembrare un paradosso, ma credo che l'elemento chiave sia la loro comune vocazione a porsi come ambiti di apprendimento continuo. In questa prospettiva, le pratiche sviluppate nelle azioni del quotidiano si pongono non solo come ricaduta dì aspetti teorici e metodologici, ma anche come stimolazioni che permettono di ridefinire e modificare continuamente le cornici progettuali e i paradigmi di intervento, oltre ogni appartenenza disciplinare, organizzativa o strutturale. Nella prassi appare quindi necessario valorizzare non solo i saperi formali, ma anche quelli non formali e informali, ed è utile creare setting di apprendimento cooperativo e di sperimentazioni “meticcie”, che non siano autoreferenziali o eccessivamente tematiche. I media vanno ad esempio pensati non come semplice strumenti operativi, ma come dispositivi complessi che facilitino il riconoscimento della propria identità personale e di gruppo e che favoriscano la condivisione e lo scambio di buone pratiche, sempre attraverso l'accrescimento della consapevolezza progettuale e la chiarezza degli obiettivi perseguibili e non semplicemente attraverso la conoscenza estetica e la competenza tecnologica. La scuolaIntervista a D. Pinna, Ufficio Scolastico Regionale Quali suggerimenti porteresti all'attenzione degli operatori per lavorare in maniera sinergica tra salute media e scuola?e in che modo queste connessioni possono arricchire la “pratica”? Mondo della Scuola e mondo della Sanità: settori fondamentali per lo sviluppo del Paese e indicatori dello stato di benessere del Paese stesso. Ciascuno con un proprio mandato e obiettivi da raggiungere: obiettivi di salute e obiettivi formativi, che nella promozione della salute trovano punti di convergenza e contatto. Infatti si sta gradualmente diffondendo e radicando la consapevolezza che per promuovere salute a scuola non è sufficiente inserire qualche intervento specifico e puntuale su tematiche legate alla salute. Occorre invece lavorare per sviluppare un atteggiamento valoriale e competenze che permettano di fare scelte in direzione della salute, oltre a realizzare un ambiente ed un contesto che favoriscano lo star bene a scuola. L'area delle cosiddette soft skills è quindi il terreno su cui lavorare insieme. Ma è anche il terreno su cui entrambi i sistemi vengono sfidati dall'accresciuta complessità della realtà sociale, in cui facilmente le differenze, da elementi di varietà e arricchimento reciproco, rischiano di diventare causa del consolidarsi di disuguaglianze. In un contesto di multilinguismo, plurilinguismo e competenze dei madrelingua fortemente disomogenee, i media possono essere un’opportunità per il raggiungimento dei reciproci obiettivi, ma anche un ulteriore elemento di disequità, se lasciati fuori dal progetto formativo. Tecnologia diffusa e portabilità dei nuovi dispositivi hanno modificato gli scenari e imparare a conoscere e ad usare i media è indispensabile per poter esercitare appieno i propri diritti di cittadinanza. I media sono oggetto di studio, in quanto sono un sistema di comunicazione da padroneggiare con competenza, sia come fruitori che come produttori di messaggi. Sono strumento, di cui bisogna conoscere potenzialità e limiti e che bisogna imparare ad usare, perché utenti esperti non si diventa semplicemente con la frequenza d'uso. Permeano l' ambiente in cui viviamo, diventando il contesto entro il quale ci muoviamo, riceviamo informazioni, costruiamo relazioni. Rispetto a ciascuno di questi aspetti la collaborazione e la sinergia tra operatori e insegnanti può fare la differenza.La saluteIntervista a C. Tortone, Dors Quali suggerimenti porteresti all'attenzione degli operatori per lavorare in maniera sinergica tra salute media e scuola?e in che modo queste connessioni possono arricchire la “pratica”? Il legame sottile e potente tra mondo della scuola e salute è la cura del benessere delle persone: singoli, classi e “abitanti” della scuola stessa, compresi i genitori e gli attori sociali del territorio che interagiscono nella vita scolastica. L’insegnamento e l’apprendimento sono dimensioni che possono rafforzare la crescita culturale e civica dei nostri ragazzi solo se passano attraverso una relazione di cura, che cura lo star bene a scuola “divertendosi, imparando reciprocamente”. Quindi la sfida per gli educatori tutti, quelli che io ho chiamato abitanti di una scuola aperta alla propria comunità locale di riferimento, è di non aver timore “dimettersi al fianco” degli alunni e degli studenti. Vedere, agire e riflettere sono le azioni che potenziano la consapevolezza (intesa da Trincero come mindfulness ) e le competenze secondo l’approccio suggerito dal relatore del Dipartimento di Filosofia e Scienze dell’Educazione dell’Università di Torino. Questo tipo di pratica è di per sé un processo di apprendimento che non esclude e non ha timore delle novità, ma coglie dal contemporaneo le opportunità. In questo senso i social media non sono un problema, ma un’occasione di educazione e cittadinanza attiva.I cinque laboratori tematiciI laboratori del 19 novembre hanno avuto l’obiettivo di individuare parole chiave e spunti operativi che hanno aiutato operatori e docenti a riflettere e a progettare interventi concreti nelle proprie realtà territoriali. Si propone qui di seguito, una restituzione dell'esperienza dei cinque laboratori attraverso una breve intervista ai partecipanti, quattro uditori e un conduttore. EAS e didattica inclusiva – Cremit Intervista a C. Tortone, Dors: quali sono i concetti-chiave che hai appreso, o dei quali hai avuto conferma, durante i lavori del workshop? Si può pensare a una scuola che provi a non perdere studenti e accetti l’innovazione? Questa è la domanda di apertura del laboratorio sul metodo per Episodi di Apprendimento Situato (EAS) proposto da Pier Cesare Rivoltella del CREMIT. Il metodo prevede un “lavoro su porzioni circoscritte di contenuto, puntando sull’apprendimento significativo e su una conoscenza situata e contestualizzata, attraverso metodologie come la didattica laboratoriale, il rovesciamento della lezione, il problem solving, la meta cognizione”. Il tutto è condito dall’uso dei social media. Lo studente diventa protagonista della scoperta su stimolo dell’insegnante lavorando in precedenza a casa, poi in classe attraverso microattività di piccolo e grande gruppo e infine per concludere con una fase di ristrutturazione del nuovo sapere con debriefing finale. I social media diventano una risorsa per imparare in maniera critica e creativa, per imparare ad imparare, per imparare dalla forza del gruppo. Un gruppo in cui nessuno è svantaggiato, ma ognuno è stimolato a mettere in gioco i propri talenti. In fondo questo non è il fine ultimo della scuola? Insomma innovare con il contemporaneo riscoprendo (e studiando!?!) le radici della propria cultura.Rete SHE: progettare e costruire reti di scuole che promuovono salute Intervista a S. Lingua-Dors: hai condotto il workshop insieme a Sara Coccolo e Annamaria Capra dell’Ufficio Scolastico Regionale Ufficio V Ambito Territoriale di Torino. In che modo è stato affrontato il tema della rete? Quali sono le strategie e le azioni da mettere in campo? Questa occasione di lavorare in un gruppo multi professionale e multidisciplinare ci ha permesso di focalizzare alcune ragioni fondamentali per cui è importante “fare rete” riflettendo sulla cultura della coprogettazione che permette di sviluppare appartenenza, esercitare una democrazia attiva, utilizzare al meglio la creatività e la condivisione… Come stimolo abbiamo riletto la formula di Einstein che visualizza la forza delle reti come R(eti) x S(cuole) = S(alute)2 e lo slogan ha permesso di soffermarsi sulle prospettive e sul lavoro intersettoriale anche all’interno della rete delle scuole che promuovono salute. La frontiera però è la definizione di come i media si intrecciano con il concetto di rete delle scuole che promuovono salute pensando a parole chiave come Comunicare – Arricchire – Trasformare. La relazione diventa quindi la base della rete e, come il gruppo ha unanimemente concordato e concluso, è fondamentale un patto di alleanza tra Scuola, famiglia, territorio, per cogliere i media come occasione di trasformazione e di arricchimento, nella consapevolezza che è necessario un costante filtro per la corretta gestione dei tempi e dei contenuti.Let’s Unplugged – ASL TO1 Intervista a E. Barbera – Dors: quali sono i concetti-chiave che hai appreso, o dei quali hai avuto conferma, durante i lavori del workshop? Unplugged è un programma di prevenzione scolastica dell’uso di sostanze, basato sul modello dell’influenza sociale, finanziato dalla Commissione Europea nel 2003. Oltre ad essere il primo programma europeo di provata efficacia, utilizza una metodologia interattiva di lavoro sulle competenze dei ragazzi. Stimolando la loro capacità al pensiero critico, al pensiero creativo, al problem solving, si cerca di portarli a riconoscere e a potenziare le loro abilità personali e sociali per gestire l’emotività e le relazioni sociali e per prevenire e/o ritardare l’uso di sostanze. Il programma, composto da 12 unità, viene svolto in classe direttamente dagli insegnanti, precedentemente formati, che accettano di dedicare alcune ore della didattica a questa formazione. Questo è un altro aspetto importante ai fini del successo e dell’efficacia del programma, poiché il rapporto di fiducia già consolidato con i propri studenti permette una maggiore apertura da parte di questi ultimi a mettersi in gioco. Al momento è in atto un processo di aggiornamento e integrazione dei materiali di lavoro, chiamato “Let’s unplugged”, basato sui suggerimenti e sui rimandi forniti dagli insegnati nei 10 anni di applicazione del programma. Il workshop è stata anche un’occasione utile per chiedere agli insegnanti presenti se i materiali rivisti sono davvero più comprensibili e aggiornati.Peer & Media Education – Associazione Contorno Viola Intervista a E. Tosco – Dors: quali sono i concetti-chiave che hai appreso, o dei quali hai avuto conferma, durante i lavori del workshop? Che cos'è la peer education? Come si forma un peer? Quali competenze apprende? Come cambia la peer education con l'avvento del web 2.0 e dei social network? Il laboratorio, dopo una prima parte dedicata alle definizioni e agli ambiti di applicazione della peer education, si è concentrato su come gli interventi di peer education debbano tenere conto del cambiamento epocale avvenuto nella comunicazione con l'avvento dei media digitali. E' stato interessante riflettere su come, di fatto, la peer education che incontra e si sviluppa anche attraverso i media digitali, diventi un metodo capace di potenziare le skills dei ragazzi sia in termini di capacità comunicative che di media literacy, favorendo un utilizzo critico e consapevole degli strumenti mediali in un'ottica di sviluppo di capitale sociale sia off line con il lavoro dei gruppi in presenza e sul territorio che online attraverso la messa in atto di competenze di cittadinanza digitale. SteadyCloud: produrre, narrare, documentare – Centro Steadycam Intervista a S. Santoro – DoRS: quali sono i concetti-chiave che hai appreso, o dei quali hai avuto conferma, durante i lavori del workshop? Cloud o archivio? Sicuramente uno strumento co-costruito da operatori e insegnanti che permetta di archiviare, documentare e raccontare; sono queste le parole chiave proposte per introdurre il laboratorio SteadyCloud organizzato dal gruppo Steadycam, centro di documentazione audiovisiva ASL CN2. Nei suoi 15 anni di esperienza il centro Steadycam ha seguito le evoluzioni culturali in atto e si è indirizzato a trasformare il proprio modo di lavorare e documentare nelle logiche della condivisione. Lo scopo del laboratorio è stato quello di ragionare insieme, raccogliendo i punti di vista sia degli operatori del mondo sanitario, che della scuola e del sociale, per avere le idee più chiare su cosa voglia dire costruire un cloud partecipativo, un archivio utile per le professioni (operatori/insegnanti) che sia costruibile, sostenibile e utilizzabile. Parte fondamentale del laboratorio è stata il confronto dei partecipanti suddivisi nei vari gruppi di lavoro su un mandato comune: riflettere sulle caratteristiche di un cloud come strumento di lavoro. Ancora una volta si è rivelato particolarmente interessante l’ascolto e la discussione delle esigenze e delle aspettative di professionisti diversi e provenienti da diversi contesti che cercano di ragionare insieme per costruire uno strumento comune.Segnaliamo che a breve, tutti i materiali e gli atti relativi al seminario, saranno disponibili sullo spazio web dedicato all'evento.TAG ARTICOLOEDUCAZIONE MULTIMEDIALE; MEDIA EDUCATION; MEDIA LITERACY; P.R.P. 2014-2018; PROMOZIONE DELLA SALUTE NELLE SCUOLE;