Le persone con problemi gravi di salute mentale hanno un rischio maggiore di essere contagiati dal COVID-19 e hanno tassi di ospedalizzazione, morbilità e mortalità più alti, a causa di fattori sfavorevoli: la poli-assunzione farmacologica, le precarie condizioni generali di salute, le malattie fisiche concomitanti, il ridotto accesso alle cure sanitarie, e gli aspetti inerenti l'ambiente e lo stile di vita come ad esempio basso livello socio-economico, sovraffollamento abitativo, fumo, obesità (cfr. tabella all’interno dell’articolo Barriers and Enablers to Coronavirus Disease 2019 (COVID-19) Access for People With Serious Mental Illness (SMI)).
Alla luce di queste caratteristiche di vulnerabilità è importante che queste persone diventino un gruppo prioritario rispetto alla somministrazione di un vaccino anti Covid. Gli autori dell'articolo evidenziano chiaramente che il rischio aumentato di esiti gravi a seguito di un'infezione da Covid 19 e la presenza di barriere strutturali inerenti l'accesso al vaccino creano il "dovere etico" del dare priorità alle persone con patologie psichiatriche gravi, al pari di altre categorie fragili come gli anziani e le persone affette da malattie cronico-degenerative o da gravi problemi di salute fisica, in linea con le indicazioni della statunitense National Academies of Sciences, Engineering, and Medicine (Framework For Equitable Allocation Of COVID-19 Vaccine, december 2020).
Gli HEADSPACE CENTRES sono servizi pubblici rivolti agli adolescenti, istituiti dal servizio sanitario australiano a partire dal 2006 per aiutare gli adolescenti e i giovani 12 - 25 anni che sperimentano problemi di salute mentale e fisica (incluso le dipendenze da alcol/sostanze e la salute sessuale), e orientarli dal punto di vista educativo/scolastico e professionale, attraverso varie tipologie di attività in presenza e on line (consulenza a istituti scolastici, counseling telefonico e on line, manuali/test self help, accesso facilitato ai servizi sociosanitari, ecc), e utilizzando modalità comunicative creative e dirette. Quest'anno è stata creata una sezione specificamente dedicata alla gestione dello stress derivante dalla pandemia di coronavirus, che evidenzia la "normalità" di una reazione ansiosa di fronte a una situazione di crisi estrema, e fornisce suggerimenti/strumenti per proteggere e mantenere in equilibrio il proprio benessere mentale e fisico.
La Fondazione lombarda Soleterre sta seguendo 91 persone, beneficiarie del Fondo Nazionale per il supporto psicologico Covid-19: ex pazienti, operatori sanitari impegnati nella prima linea, persone che hanno perso un familiare, persone che hanno perso il lavoro o la casa a causa della pandemia, donne che durante il lockdown hanno visto esplodere episodi di violenza domestica. Tra i sintomi "trasversali" di disagio psicologico piu' comuni emersi ci sono depressione (il 23% in misura moderata e il 40% in misura grave); ansia (il 37% in misura moderata e il 32% in misura grave); rabbia (il 25% in misura moderata e il 23% in misura grave); alterazioni del sonno (il 17% in misura moderata e il 22% in misura grave) e uso di sostanze (37% in misura grave).
Il presidente della Fondazione avverte: “Si potrebbe ipotizzare, come inizia ad emergere in letteratura, una sindrome da stress Covid-19 caratterizzata da effetti duraturi del trauma relazionale che si riattiva ad ogni ondata in cui il virus riprende forza e trasforma radicalmente il mondo in cui tutti noi viviamo. Dai primi dati emersi un terzo dei pazienti mostra disturbi da stress post traumatico gravi o molto gravi che significa vivere con ricorrenti e involontari ricordi spiacevoli dell'evento traumatico, che spesso non lasciano dormire la notte, che agiscono come se l'evento traumatico si stesse ripresentando. Tali sintomi minacciano la concentrazione e attivano sensi di colpa che si dirigono su se' o sugli altri. Il tutto con un persistente stato emotivo negativo”.
Sebbene lo studio abbia rilevato che i disturbi psicologici siano prevalenti negli operatori sanitari in ambienti alle prese con una malattia altamente infettiva, la maggior parte di loro lavora in reparti isolati senza ricevere una formazione adeguata per migliorare la propria salute mentale. Pertanto, è urgentemente necessaria un'assistenza psicologica regolare per affrontare queste esigenze.
Al fine di ridurre al minimo il disagio mentale e le preoccupazioni degli operatori sanitari, sono proposti alcuni interventi.
Queste soluzioni non solo potrebbero essere utili nell'affrontare la pandemia di SARS-CoV-2, ma potrebbero anche essere prese in considerazione per i potenziali focolai futuri di malattie infettive.
Gli interventi acquisiti dalla revisione della letteratura:
Interventi di supporto - fornire supporto agli operatori sanitari principalmente attraverso familiari, governo, società / comunità, organizzazioni e colleghi e supervisori; fornire un sistema di supporto tra pari; assegnazione di équipe professionali di psicoterapia;
dedicare attenzione alle opinioni e alle idee del personale su varie questioni relative a SARS-CoV-2 tramite una serie di canali di input e feedback; fornitura del supporto per bisogni emotivi e psicologici; fornitura di servizi psicologici online, nonché interventi per crisi psicologiche face to face; essere sicuri di ricevere tempestivamente cure e cure per i propri familiari infetti.
Interventi di incoraggiamento e motivazione - riconoscendo gli sforzi del personale sanitario da parte dei dirigenti ospedalieri, del governo e della società; attivare il senso di responsabilità e di intenti e risvegliare lo spirito di attività degli stessi da parte di dirigenti e supervisori; incoraggiare gli operatori sanitari a impegnarsi in tecniche di rilassamento come yoga, meditazione e altre tecniche; fornire la visita dei terapisti per curare le loro sofferenze psicologiche e frustrazioni.
Interventi protettivi - questi interventi includono: fornitura di dispositivi di protezione adeguati ed efficaci; affrontare le esigenze fisiche degli operatori sanitari come l'accesso a pasti sani e idratazione, considerando pause di riposo regolari; progettare un luogo sicuro per il loro riposo; considerare orari di lavoro più brevi e turni a rotazione soprattutto per coloro che lavorano in reparti ad alto rischio; alloggio per il personale che lavora in aree ad alto rischio e per coloro che effettuano turni rapidi che non vivono nelle immediate vicinanze dell'ospedale; fornire sostegno per le esigenze di custodia dei bambini; invio di squadre mediche da altre aree con un numero inferiore di pazienti; continuare a monitorare e controllare il benessere fisico e mentale degli operatori sanitari; identificare il personale che è esaurito o ha disagio psicologico.
Interventi educativi e formativi - fornire educazione psicologica e sulla salute mentale online tramite programmi di comunicazione; sviluppare e pubblicare le linee guida pertinenti, libri, manuali, direttive e documenti, articoli / video educativi online; fornitura della gestione dello stress da incidente critico; addestramento alla consapevolezza; formazione all'assertività; formazione alla consapevolezza di sé; e formazione sulla protezione. Utilizzo della piattaforma tecnologica e dei servizi online In queste situazioni critiche in cui i contatti faccia a faccia aumentano il rischio di trasmissione di infezioni. La maggior parte degli interventi di supporto, educativi e psicologici nella pandemia di SARS-CoV-2 vengono eseguiti utilizzando Internet e strumenti online
Uso della piattaforma tecnologica e dei servizi online - in questa situazione critica, anche la tecnologia della telemedicina può essere applicata per ridurre le visite non necessarie, diminuire il rischio di infezione degli operatori sanitari, ridurre il loro carico di lavoro e ottimizzare il loro tempo per assistere i pazienti con condizioni acute. Questa tecnologia è implementata utilizzando piattaforme di videoconferenza, Hotline / Telefono, social media e telefoni cellulari. Le piattaforme di videoconferenza come Zoom possono essere utilizzate per consigliare, istruire e controllare la trasmissione delle malattie. Inoltre, la hotline, i social media e gli smartphone possono essere presi in considerazione per la consulenza. Una delle tecnologie pratiche che possono essere utilizzate per ridurre al minimo la pressione lavorativa del personale sanitario è la mHealth (mobile health). Questa tecnologia viene utilizzata per le notifiche e il promemoria,l’ educazione alla salute mentale online e la consulenza psicologica. La tecnologia di intelligenza artificiale è un'altra tecnologia che può essere applicata in queste circostanze. Questa tecnologia può essere utilizzata per riconoscere le persone e il personale medico in pericolo di suicidio o altre crisi. Il programma AI Tree Holes Rescue con la valutazione dei messaggi psicologici in spazi come Tree Holes, può calcolare la possibilità di suicidio nelle persone e fornire gli allarmi necessari. Pertanto, queste tecnologie possono facilitare la fornitura di interventi psicologici agli operatori sanitari. È essenziale affrontare il benessere psicologico degli operatori sanitari e anche prendere in considerazione approcci per migliorare la loro salute mentale.
Vizheh M, Vizheh M, Qorbani M, Arzaghi SM, Muhidin S, Javanmard Z, Esmaeili M. The mental health of healthcare workers in the COVID-19 pandemic: A systematic review. J Diabetes Metab Disord. 2020 Oct 26:1-12.
L'impatto creato dalla pandemia di covid 19 sulle strutture sociali ed economiche e sui sistemi sanitari sta avendo conseguenze pesanti per la salute mentale della popolazione, come già segnalava il Direttore Generale delle Nazioni Unite il 13 maggio, raccomandando 3 azioni chiave: - adottare un approccio globale a livello di società per promuovere e proteggere la salute mentale - assicurare la disponibilità diffusa e reale dei servizi di emergenza psichiatrica e di supporto psicosociale - facilitare il recupero dalla pandemia sviluppando servizi di salute mentale efficaci ed efficienti nel futuro.
Ma tali raccomandazioni rischiano di restare inascoltate dai governi dei Paesi a basso e medio reddito in cui ad oggi il 90% circa delle persone con problemi di salute mentale non ricevono alcun tipo di intervento.
Quali soluzioni può fornire la ricerca? Il NIHM - National Institute of Mental Health ha promosso e sostiene una rete di "hubs di ricerca" con l'obiettivo di affrontare i problemi dei Paesi a basso e medio reddito per favorire l'implementazione sostenibile ed evidence-based dei servizi di salute mentale. I cosiddetti “NIMH Scale-Up Hubs” sono interdisciplinari, comprendono persone con esperienze e competenze diversificate, impegnate nella ricerca sull'accessibilità, l'adozione, la qualità, i costi e l'efficacia dei servizi di salute mentale, attraverso l'aumento delle collaborazioni e degli apprendimenti condivisi, lo sviluppo di competenze locali di ricerca, la creazione di relazioni con gli stakeholder della comunità, le istituzioni e le associazioni locali.
Gli Hubs hanno sviluppato e diffuso strategie creative e innovative per coinvolgere intere comunità nella realizzazione ed erogazione di programmi/interventi di promozione della salute mentale e prevenzione del disagio psichico rivolti all'intero ciclo di vita, con un'attenzione alle raccomandazioni delle Nazioni Unite, alle evidenze di efficacia, alla replicabilità/trasferibilità, e utilizzando vari canali/strumenti tra cui piattaforme digitali.
Ecco alcune esperienze in vari Paesi:
- in Pakistan gli insegnanti stanno insegnando ai bimbi delle scuole primarie e secondarie a riconoscere e gestire problemi emozionali e comportamentali attraverso un programma educativo on line, integrato nel curriculum scolastico - In Uganda i genitori di bambini con problemi comportamentali stanno effettuando una formazione insieme agli operatori sanitari per costruire modalità comunicative e relazionali comuni - In India vengono realizzati interventi nel setting comunità per la prevenzione del suicidio tra studenti e giovani operai, in cui gli operatori sanitari vengono formati per riconoscere tempestivamente segnali di rischio e collaborare con i servizi locali di salute mentale
- In Tailandia viene effettuata una formazione per i professionisti impegnati nelle cure domiciliarie per aiutare i caregivers che si occupano di familiari over60 affetti da demenza, attraverso interventi di tipo psicologico, educativo, fisico
Rahman A, Naslund JA, Betancourt TS, Black CJ, Bhan A, Byansi W, Chen H, Gaynes BN, Restrepo CG, Gouveia L, Hamdani SU, Marsch LA, Petersen I, Bahar OS, Shields-Zeeman L, Ssewamala F, Wainberg ML. The NIMH global mental health research community and COVID-19. Lancet Psychiatry. 2020 Oct;7(10):834-836.
La pandemia COVID-19 e le relative misure di contenimento - principalmente allontanamento e isolamento fisico - stanno avendo conseguenze dannose sulla salute mentale della popolazione generale in tutto il mondo. In particolare, la frustrazione, la solitudine e le preoccupazioni per il futuro sono reazioni comuni e rappresentano fattori di rischio ben noti per diversi disturbi mentali, tra cui ansia, disturbi affettivi e da stress post-traumatico. La stragrande maggioranza degli studi disponibili è stata condotta in Cina, dove è iniziata la pandemia. L'Italia è stata duramente colpita dalla pandemia e il contesto socio-culturale è completamente diverso dai paesi dell'Est. Pertanto, vi è la necessità di studi metodologicamente rigorosi volti a valutare l'impatto del COVID-19 e delle misure di quarantena sulla salute mentale della popolazione italiana. I risultat dello studioi aiuteranno a sviluppare interventi appropriati per la gestione delle conseguenze psicosociali della pandemia. La "sperimentazione COVID-IT-salute mentale" è una sperimentazione nazionale, multicentrica, trasversale, senza scopo di lucro, basata sulla popolazione che ha i seguenti obiettivi: a) valutare l'impatto della pandemia COVID-19 e delle sue misure di contenimento sulla salute mentale della popolazione italiana; b) identificare le principali aree a cui mirare con interventi di supporto a lungo termine per le diverse categorie di persone esposte alla pandemia. I dati saranno raccolti attraverso una piattaforma web utilizzando strumenti di valutazione convalidati. I partecipanti saranno suddivisi in quattro gruppi: a) Gruppo 1: gruppo di quarantena COVID-19. Questo gruppo include la popolazione generale che è messa in quarantena ma non isolata, cioè quelle non direttamente esposte al contagio né in contatto con individui positivi al COVID-19; b) Gruppo 2: gruppo positivi al COVID-19, che comprende persone isolate esposte direttamente / indirettamente al virus; c) Gruppo 3: gruppo di personale sanitario COVID-19, che comprende professionisti sanitari di prima e seconda linea; d) Gruppo 4 - COVID-19 salute mentale, che include gli utenti dei servizi di salute mentale e tutti coloro a cui era già stato diagnosticato un disturbo mentale. I servizi di salute mentale in tutto il mondo non sono ancora preparati a gestire le conseguenze a breve e lungo termine della pandemia. È necessario avere un quadro chiaro dell'impatto che questo nuovo fattore di stress avrà sulla salute mentale e sul benessere al fine di sviluppare e diffondere interventi appropriati per la popolazione generale e per gli altri gruppi a rischio.
Giallonardo V, Sampogna G, Del Vecchio V, et al. The Impact of Quarantine and Physical Distancing Following COVID-19 on Mental Health: Study Protocol of a Multicentric Italian Population Trial. Front Psychiatry. 2020;11:533. Published 2020 Jun 5. doi:10.3389/fpsyt.2020.00533
Il 6 ottobre 2020, l'OMS ha pubblicato i risultati di un sondaggio sull'impatto del COVID-19 sui servizi mentali, neurologici e di uso di sostanze (MNS) in 130 Stati membri dell'OMS, prima della Giornata mondiale della salute mentale del 10 ottobre. Dai risultati si evince che la maggior parte dei paesi sta subendo un'interruzione dei servizi MNS, con il maggiore impatto sui servizi di prevenzione e promozione basati sulla comunità. I motivi dell'interruzione includevano un numero insufficiente o il reimpiego di operatori sanitari per la risposta al COVID-19 (nel 30% dei paesi), l'uso di strutture per la salute mentale come strutture di quarantena o trattamento COVID-19 (nel 19% dei paesi) e fornitura insufficiente dei dispositivi di protezione individuale (nel 28% dei paesi). Sebbene 116 (89%) paesi abbiano riferito che la salute mentale e il supporto psicologico facevano parte dei loro piani di risposta COVID-19 nazionali, solo il 17% ha affermato di aver impegnato ulteriori finanziamenti per questo. Questo rapporto arriva sulla scia di prove crescenti che la pandemia COVID-19 sta avendo effetti enormi sulla salute mentale e sul benessere delle popolazioni di tutto il mondo. Con una capacità di risposta apparentemente bassa, non è chiaro come il mondo affronterà questa incombente crisi della salute mentale.Esempi storici mostrano l'impatto dannoso che eventi come una pandemia possono avere sulla salute mentale delle popolazioni colpite. Ad esempio, la ricerca di comunità colpite da focolai di malattia da virus Ebola (EVD) ha rivelato panico e ansia diffusi, depressione derivante dalla morte improvvisa di amici, parenti e colleghi e stigmatizzazione ed esclusione sociale dei sopravvissuti. Una meta-analisi ha rilevato che l'umore depresso, l'ansia, la memoria alterata e l'insonnia erano presenti nel 33-42% dei pazienti ricoverati in ospedale per sindrome respiratoria e che in alcuni casi questi effetti continuavano oltre il recupero.Nel caso del COVID-19, gli interventi non farmaceutici (NPI), sebbene essenziali per arrestare la trasmissione del virus, hanno portato all'isolamento fisico, alla chiusura delle scuole (con effetti incalcolabili sullo sviluppo e al benessere dei bambini) e pr alcuni alla perdita del lavoro. L'abuso di sostanze, in particolare l'alcol, è in aumento. Prove emergenti suggeriscono che COVID-19 potrebbe anche avere conseguenze neurologiche dirette. E come per molte altre caratteristiche di questa pandemia, non tutte le persone sono state colpite allo stesso modo. Le interruzioni dei servizi MNS, come riportato dall'OMS, stanno colpendo in modo sproporzionato le persone con condizioni di salute mentale negative preesistenti, limitando l'accesso ai trattamenti essenziali e ai servizi di supporto. Le persone con lavori salariati hanno molte meno probabilità di essere colpite rispetto a quelle con lavori informali salariati giornalieri, che includono una parte sostanziale della forza lavoro nei paesi a basso reddito. I lavoratori in prima linea stanno vivendo un aumento del carico di lavoro e dei traumi, rendendoli suscettibili a stress, burnout, depressione e disturbo da stress post-traumatico (PTSD).
Anche in circostanze normali, una buona salute mentale è fondamentale per il funzionamento della società. Durante una pandemia, tuttavia, può influire sul modo in cui rispondiamo e ci riprendiamo. Gli operatori sanitari sono essenziali per la risposta COVID-19 ma potrebbero dover lasciare la forza lavoro se la loro salute mentale non è protetta. La cattiva salute mentale può anche influenzare l'assorbimento di un vaccino e l'aderenza agli NPI, con alcune prove che suggeriscono che una cattiva salute mentale potrebbe aumentare la suscettibilità alle infezioni e alla trasmissione del virus. Ad esempio, uno studio in Sierra Leone ha scoperto che i comportamenti a rischio di EVD erano associati all'intensità dei sintomi della depressione, ai sintomi del PTSD e all'esposizione alla guerra. Le persone con demenza potrebbero essere ad alto rischio di esposizione a COVID-19 a causa della difficoltà nel ricordare le istruzioni e l'importanza del distanziamento fisico e dell'igiene delle mani. Il confinamento di persone con e senza malattie mentali negli istituti può aumentare il rischio di infezione, come testimoniato nelle strutture di assistenza a lungo termine e nelle carceri.
Anche prima del COVID-19, le condizioni di salute mentale erano prevalenti, rappresentando circa il 13% del carico globale di malattia. Tuttavia, il mondo era tristemente impreparato ad affrontare l'impatto sulla salute mentale di questa pandemia. Anni di investimenti insufficienti nella salute mentale, soprattutto nei paesi a basso e medio reddito, ci hanno resi vulnerabili. È noto che la nostra capacità di rispondere e riprenderci dalla pandemia COVID-19 richiederà lo sviluppo di vaccini e trattamenti efficaci e una stretta aderenza agli NPI. Meno noto è che per ridurre al minimo l'impatto della pandemia, dobbiamo anche affrontare le sostanziali esigenze di salute mentale non soddisfatte di intere società, con un focus sui più vulnerabili.Il 6 ottobre 2020, l'OMS ha pubblicato i risultati di un sondaggio sull'impatto del COVID-19 sui servizi mentali, neurologici e di uso di sostanze (MNS) in 130 Stati membri dell'OMS, prima della Giornata mondiale della salute mentale il 10 ottobre. ha rivelato che la maggior parte dei paesi sta subendo un'interruzione dei servizi MNS, con il maggiore impatto sui servizi di prevenzione e promozione basati sulla comunità. I motivi dell'interruzione includevano un numero insufficiente o il reimpiego di operatori sanitari per la risposta COVID-19 (nel 30% dei paesi), l'uso di strutture per la salute mentale come strutture di quarantena o trattamento COVID-19 (nel 19% dei paesi) e fornitura insufficiente dei dispositivi di protezione individuale (nel 28% dei paesi). Sebbene 116 (89%) paesi abbiano riferito che la salute mentale e il supporto psicologico facevano parte dei loro piani di risposta COVID-19 nazionali, solo il 17% ha affermato di aver impegnato ulteriori finanziamenti per questo. Questo rapporto arriva sulla scia di prove crescenti che la pandemia COVID-19 sta avendo effetti monumentali sulla salute mentale e sul benessere delle popolazioni di tutto il mondo. Con una capacità di risposta apparentemente bassa, non è chiaro come il mondo affronterà questa incombente crisi della salute mentale.
Esempi storici mostrano l'impatto dannoso che eventi come una pandemia possono avere sulla salute mentale delle popolazioni colpite. Ad esempio, la ricerca di comunità colpite da focolai di malattia da virus Ebola (EVD) ha rivelato panico e ansia diffusi, depressione derivante dalla morte improvvisa di amici, parenti e colleghi e stigmatizzazione ed esclusione sociale dei sopravvissuti. Una meta-analisi ha rilevato che l'umore depresso, l'ansia, la memoria alterata e l'insonnia erano presenti nel 33-42% dei pazienti ricoverati in ospedale per sindrome respiratoria acuta e che in alcuni casi questi effetti continuavano oltre il recupero.
Registrazione del Webinar "Covid-19: gli effetti della pandemia, dell'isolamento sociale e del lockdown sulla salute mentale degli italiani" che si è tenuto lunedì 27 luglio 2020; evento moderato dall'onorevole Beatrice Lorenzin e organizzato da Edra in partnership con il Centro Studi Americani.
«Oggi si stima che i 264 milioni di persone affette da depressione nel mondo siano raddoppiati: siamo passati dal 6% del totale di persone con depressione, al 13%. Questo perché siamo di fronte a un impatto senza precedenti nella storia recente sulla struttura economica e sociale globale, paragonabili forse solo al periodo dell'immediato dopoguerra». Così, Ranieri Guerra, Assistant Director-General for Strategic Initiatives dell'Oms, ha commentato il tema del webinar ". Poi ha aggiunto: «Per quanto concerne il mondo della salute mentale, l'Oms ha un sito dedicato con indicatori, articoli, problematiche da tutto il mondo, che ci fa capire cosa è accaduto e a cosa dobbiamo essere preparati».
Guerra ha evidenziato che «a oggi siamo a 16milioni e mezzo di casi registrati e 700mila morti classificati nel mondo (sicuramente sottostimati). Le soluzioni per l'Italia, dove lo studio della patologia è stato particolarmente dettagliato e ha accompagnato le operazioni di contenimento e controllo, sono state innovative, complesse e articolate, sia per la gestione della patologia in sè, sia per quanto riguarda la sociopatologia, inevitabilmente collegata con le rigide misure di controllo, quarantena e isolamento, con la sospensione delle relazioni sociali, scolastiche e comunitarie, che hanno allo stesso tempo permesso di mettere in sicurezza il capitale umano del Paese, con gli eccellenti risultati di contenimento che si continuano a osservare». Poi la previsione di una nuova possibile ondata: «Questo è il bimestre a bassissima circolazione del virus in cui dobbiamo lavorare di più per prepararci all'arrivo dell'autunno, il periodo delle elezioni regionali, dell'inizio delle scuole e dell'influenza stagionale, oltre che, naturalmente, della ripresa auspicata delle attività ordinarie. In Italia non siamo stati investiti dalla ondata di ritorno della prima fase epidemica. La capacità del servizio sanitario di identificare e tracciare casi e contatti è migliorata enormemente come la competenza clinica e la disponibilità di equipaggiamenti, farmaci e presidi. Mi auguro che continui così, anche se guardando alla situazione globale, non possiamo essere così ottimisti come altri colleghi in Italia». Il professor Alberto Siracusano, direttore Uoc Psichiatria e Psicologia clinica - Fondazione Policlinico Tor Vergata di Roma, ha paragonato il Covid-19 a «una bomba nucleare le cui radiazioni hanno colpito le persone in modo diverso. Chi era più vicino ed è stato colpito subito e direttamente dalla malattia; chi invece era più lontano, oggi presenta gli effetti di questa radiazione». Poi ha parlato degli effetti su bambini e giovani, molti dei quali oggi sfidano tutte le regole sulla sicurezza: «Questa "ignoranza" dipende da noi che non siamo stati in grado di trasmettere dei principi educativi relativi alla sicurezza», e ha concluso: «I rischi per il benessere psichico potranno derivare oltre che dal deficit economico, dalla povertà vitale, perdita qualitativa dei sistemi affettivi e valoriali». Sempre di fragilità nei ragazzi e nei bambini ha parlato Ernesto Caffo, professore ordinario di Neuropsichiatria infantile - Università di Modena e Reggio Emilia e presidente di Telefono Azzurro: «È stata un'esperienza complessa quella che bambini e i ragazzi hanno vissuto e, per molti già in difficoltà, il lockdown ha portato grande sofferenza che sta emergendo ora e che si può tradurre in violenza verso i coetanei e disagio, abuso di alcolici o di altre sostanze». Armando Piccinni, presidente Fondazione Brf, professore straordinario Unicamillus Roma ha citato uno studio condotto proprio sui più giovani: «Come fondazione abbiamo messo in piedi uno studio con diverse province toscane in collaborazione con il Miur su studenti dalla prima media alla quinta liceo, sulle dipendenze comportamentali, soprattutto sulla dipendenza digitale. I dati lasciano senza parole: un fenomeno che emerge in particolare è la food addiction. Chi aveva questa tendenza, l'ha incrementata durante il lockdown. C'è stato un incremento anche dell'uso di sostante stupefacenti e di alcool, tema connesso a violenza domestica».
Pubblichiamo 4 infografiche per promuovere comportamenti attivi nei periodi in cui siamo costretti a rimanere a casa. Sono rivolte a genitori, a chi lavora da casa, a chi vive in condizioni considerate di rischio e di vulnerabilità.
La SIP (Società Italiana di Psichiatria) ha prospettato un aumento, nei prossimi mesi, di trecentomila persone affette da disturbi mentali. Il più diffuso è lo stress post traumatico a seguito della pandemia da Covid-19. Analizziamo come gli esperti del settore suggeriscano di affrontare questo stato di crisi.
Gli effetti psicologici, sociali e neuro-scientifici della pandemia di Covid-19, indagati da un gruppo di ricerca e studio britannico, sono la base concreta per individuare le priorità e le strategie immediate e a lungo termine necessarie per orientare la ricerca e l’azione nel campo della salute mentale.
L'autore, medico dello Stato del Massachussets, mette in evidenza la difficile ripresa delle persone che, a causa del contagio da Covid19, devono essere sottoposte a ricovero e a cure intensive lunghe e invasive. Accanto a malati asintomatici o con sintomi lievi ve ne sono altri in cui invece l'infezione ha un decorso acuto e spesso comporta mesi di riabilitazione in un ambiente non familiare, sottoposti alle cure di persone sconosciute con mascherine al volto, senza la possibilità di ricevere visite dall'esterno. Le conseguenze psicologiche di un'infezione grave da coronavirus in regime di ospedalizzazione e isolamento sono serie. Dal punto di vista emotivo e fisico è doloroso e faticoso anche per chi resta a casa, con una prospettiva di lunga separazione e dall'esito incerto: ad esempio, in circa i 2/3 delle donne rimaste a casa coi figli piccoli permangono sintomi depressivi anche dopo un anno dal ricovero del compagno/marito in un reparto di terapia intensiva.
Dhruv Chullar. The challenges of post-COVID19 care, The New Yorker, Medical Dispatch, 23 aprile 2020
L'autore descrive nel dettaglio la prassi medica di questi mesi, a partire dalla sua esperienza lavorativa all'interno dell'Ospedale Generale di Boston, e inquadra l'anormalità del lavoro con i pazienti covid e il senso di smarrimento del personale ospedaliero, evidenziando il forte rischio di virare verso una sorta di "adattamento normalizzante" per rendere meno dolorosa e più gestibile la prassi medica attuale.
Le Conclusioni dell'articolo: "È la nostra nuova normalità. Ma perdiamo qualcosa se permettiamo a noi stessi di diventare indifferenti alla situazione considerandola normale. All'inizio della pandemia ero nervoso ma eccitato all'idea di occuparmi d qualcosa di nuovo, come fosse una sfida: adesso i casi critici sono diventati routine, comuni, parte di un modello e conformi alla procedura: invio le etichette in laboratorio, prenoto le radiografie, intubo il malato. Da inizio gennaio ci sono state nel Paese più di 3000 morti dovute al Covid, un'intera galassia di persone spazzata via da una piaga pericolosa e sconosciuta, per la quale noi medici non eravamo attrezzati. Normalizzare la situazione significa essere "compiacenti", "condiscendenti" con un sistema organizzativo che non sostiene e una cultura professionale che impedisce di mettersi in discussione. La "normalizzazione" della cura in questa situazione estrema è pericolosa tanto quanto il virus".
Clayton Dalton. The risk of normalizing the coronavirus. What do we lose when we become numb to mass death? The New Yorker, Medical Dispatch, 7 maggio 2020
Pagina curata dalla SIEP, Società Italiana di Psicologia Psichiatrica, che presenta una ricca selezione di link su tematiche inerenti la salute mentale durante la pandemia. Le sezioni comprendono: I suggerimenti sviluppati dal Dipartimento di Salute Mentale della WHO come supporto per il benessere psicologico e mentale durante la pandemia da coronavirus; le indicazioni dei Centri per il Controllo e la prevenzione delle Malattie (CDC) sulle modalità per gestire lo stress associato alla pandemia da coronavirus, con approfondimenti per i genitori, per gli operatori e per chi ha terminato il periodo di quarantena; un elenco di risorse per gli psichiatri compilato dall'APA Committee on Psychiatric Dimensions of Disasters e dall'APA Council on International Psychiatry. Le risorse riguardano non solo l’impatto fisico del coronavirus, ma anche i problemi psicosociali e di salute mentale e le possibili risposte. Le risorse includono anche una sezione sulla telepsichiatria; i suggerimenti dell'American Psychological Society su come gestire il sovraccarico informativo sulla pandemia; le risorse messe a disposizione dal Consiglio Nazionale dell'Ordine degli Psicologi fornisce una serie di risorse utili per affrontare l’emergenza da coronavirus; le informazioni dell'organizzazione MIND su come mantenere il proprio benessere; il parere e le indicazioni del presidente SIP; il parere e le indicazioni del presidente SIPS; informazioni generali, situazione epidemiologica e approfondimenti tematici sul coronavirus in Italia e nel mondo.
Durante la conferenza stampa del 20 marzo, una portavoce dell’OMS ha dichiarato che vada adottata, in questo periodo di pandemia, l’espressione “distanziamento fisico” facendo cadere in disuso “distanziamento sociale”. L’articolo analizza la differenza fra i due termini e le implicazioni che comporta tale scelta.
L’articolo prende spunto dalla descrizione di un approccio evidence-based sperimentato e valutato in varie realtà ospedaliere durante l’epidemia di Sars, che mira al contrasto degli effetti stressanti sul personale sanitario impegnato in prima linea, attraverso lo sviluppo/aumento delle abilità di resilienza. Si enfatizza il valore della costruzione di una “resilienza organizzativa” a livello dell’intero sistema sanitario, a partire da alcuni studi e raccomandazioni internazionali.
"Mental Health and the Covid-19 Pandemic" si concentra sullo stress post-traumatico sempre presente dopo una pandemia o eventi catastrofici e su come trattarlo in un momento in cui l'unico approccio possibile sembra essere la telemedicina. L'istruzione e la formazione relative alle questioni psicosociali dovrebbero essere invece fornite anche ai leader del sistema sanitario, ai primi soccorritori e agli operatori sanitari in generale. Le comunità di gestione della salute mentale e delle emergenze dovrebbero collaborare per identificare, sviluppare e diffondere risorse basate sull'evidenza relative alla salute mentale, al triage, ai bisogni di popolazioni speciali, alle comunicazioni dei decessi e alle cure per gli eventi luttuosi.
Pfefferbaum, B, North, CS. Mental Health and the Covid-19 Pandemic, NEJM April 13, 2020.
Opuscolo del Consiglio Nazionale Ordine degli Psicologi. La guida fornisce consigli e informazioni utili sviluppando in particolare i seguenti punti: Gestire lo stress e sviluppare resilienza; Riscoprire le proprie risorse; Dare dignità a ogni aspetto della giornata; Gestire le emozioni negative; Aprire la mente all’altro… vicino; Applicare il minimalismo digitale; Lavorare da casa, come riorganizzare le proprie abitudini quotidiane; Non dimenticare l’attività fisica; Socializza, adesso hai tempo per farlo; Ascoltare i bambini; Gli adolescenti; E gli anziani; Un occhio di riguardo alla coppia; Non dimenticare il tempo per il riposo; Provare ad imparare nuove abitudini; Non vivere solo di Coronavirus; Riflettere sulla gestione della paura; Ma anche smettere di pensare ad essa; Sforzarsi di trovare qualche aspetto positivo; Dove posso trovare supporto psicologico?
Sezione del sito del CNOP Consiglio Nazionale dell'Ordine degli Psicologi che contiene utile materiale divulgativo e scientifico per la gestione dello stress e del'ansia. In particolare : un pieghevole vademecum multilingue; l'accesso alla Biblioteca Digitale Mondiale dell'Unesco; una guida anti-stress per i cittadini; materiali prodotti dalle associazioni e società scientifiche; materiali prodotti dagli Ordini territoriali.
Raccomandazioni di “Alzheimer Europe” sulla promozione del benessere delle persone affette da demenza e dei loro caregiver durante la pandemia.
Sono due i progetti messi in campo dalla Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS per dare supporto psicologico agli operatori sanitari impegnati nella lotta contro il Coronavirus. “Resilienza Covid19” è un progetto ideato da psichiatri e da psicologi del Gemelli per dare supporto a tutti gli operatori sanitari italiani, attraverso una linea telefonica dedicata (attiva 7 giorni su 7 dalle 9 alle 18) o via email. “Non sei solo” è invece il progetto ideato dal Servizio di Psicologia Clinica del Gemelli per supportare il personale sanitario del Policlinico, impegnato nell’emergenza Covid19.
L'OMS e le autorità sanitarie pubbliche di tutto il mondo stanno agendo per contenere l'epidemia da COVID-19. Tuttavia, questo momento di crisi sta generando stress in tutta la popolazione. Le considerazioni presentate in questo documento sono state sviluppate dal WHO Department of Mental Health and Substance Use, come una serie di messaggi che possono essere utilizzati nelle comunicazioni per supportare il benessere mentale e psicosociale in diversi gruppi target durante l'epidemia.
Indagine del Consiglio Nazionale delle Ricerche su atteggiamenti e comportamenti della popolazione nell'emergenza Covid-19 in relazione al "distanziamento sociale". Lo scopo è di analizzare gli atteggiamenti e i comportamenti della popolazione dovuti al "distanziamento sociale", per valutarne le conseguenze e i correttivi nel breve e medio periodo, per arginare l'insorgenza di stati critici a livello psicofisico prodotti dall'assenza di lavoro e socialità. Da un team di studiosi è stato sviluppato un questionario on line.
L’attività è articolata in quattro aree d’indagine. La prima riguarda le informazioni socio-anagrafiche dei rispondenti. La seconda, Interazione e devianza nel distanziamento/avvicinamento sociale, rileva i mutamenti nell’interazione sociale e le conseguenti forme di devianza e disagio dovute sia al distanziamento sia al contatto protratto degli individui conviventi. La terza, Fiducia e opinioni, riguarda la valutazione dell’operato pubblico e i livelli di fiducia relazionale e sistemica. La quarta, Emozioni e disagio, analizza la valutazione del sé, le emozioni primarie e gli stereotipi connessi all’emergenza sanitaria.
Dichiarazione alla stampa del Dr. Hans Henri P. Kluge, Direttore Regionale per l'Europa dell'OMS, 26-03-2020 sul costo sociale ed economico significativo delle misure senza precedenti per rallentare e interrompere la trasmissione di COVID-19.
La pagina riporta collegamenti a strumenti utili tratti da fonti autorevoli — l'Organizzazione Mondiale della Sanità e i Centri statunitensi per il controllo e la prevenzione delle malattie — e the Community Tool Box, utilizzata da quasi 6 milioni di persone in tutto il mondo. The Community Tool Box è un servizio del Center for Community Health and Development, dell'Università del Kansas. Le risorse sono organizzate in:
Strumenti per l'azione della sanità pubblica (Comunicare la minaccia e la risposta, Protezione e cura di te e della tua famiglia, Guida per gli operatori sanitari, Guida per scuole, luoghi di lavoro e luoghi comunitari) e Strumenti per l'azione comunitaria. L’area comunità è articolata per fasi operative: coinvolgimento/partecipazione (engagement), analisi dei bisogni (assessment), programmazione/pianificazione (planning), azione/attività, valutazione. In particolare, si segnalano:
- le indicazioni concrete e operative inerenti azioni di protezione e “cura” per ii cittadini e i loro familiari (fonte: CDC) - le indicazioni di gestione per il sistema scuola e luoghi di lavoro (fonte: CDC) - la sezione per gli operatori sanitari (comprensiva di un corso on line su aspetti clinici: prevenzione e controllo delle infezioni) – fonte WHO
L'articolo descrive un intervento di sanità pubblica specificamente ideato per fronteggiare la crisi causata dall'epidemia di coronavirus in Cina: si tratta di un MODELLO di intervento psicologico sperimentato all'interno del West China Hospital, che fa uso delle moderne tecnologie (piattaforma internet e smartphone), prevede un'èquipe multiprofessionale (medici, psichiatri, psicologi, operatori sociali), e viene RACCOMANDATO in forza dei significativi risultati ottenuti.
Vademecum dell'Ordine nazionale degli psicologi, indirizzato alla popolazione, con l'obiettivo di dare indicazioni per gestire la paura e lo stress conseguenti alla quarantena da Coronavirus.
In situazioni di epidemie virali a livello mondiale, come quella che stiamo vivendo adesso a seguito della massiccia diffusione del 2019-nCoV (nuovo coronavirus), i disturbi mentali gravi e i problemi comuni di salute mentale sono presenti in maniera massiccia e affliggono soprattutto le persone contagiate (o con sospetto di contagio) e gli operatori sanitari che lavorano all'interno di ospedali/reparti dedicati. È pertanto necessario sviluppare e fornire urgentemente e tempestivamente strumenti e servizi specifici per supportare queste persone.
L'attuale diffusione del coronavirus rende necessaria la prescrizione della quarantena di massa, per motivi di sanità pubblica. Diventa necessaria la rapida produzione di sintesi di evidenze per i policy makers, e di indicazioni per gli operatori e la popolazione al fine di adottare la modalità più corretta per arginare l’impatto psicologico negativo.