Mente-Corpo-Ambiente … quali interazioni?
a cura di Sonia Scarponi, Mariella Di Pilato, Claudio Tortone, Dors Piemonte; Mirko La Bella, SIPNEI Piemonte

Il convegno

Il 30 e 31 ottobre 2015 si è svolto a Torino il Convegno Nazionale della SIPNEI, organizzato dalla sezione piemontese in collaborazione con l’Università degli Studi di Torino e dell’Aquila, con il patrocinio della Società Italiana di Endocrinologia e della Fondazione Università Popolare di Torino.

Il convegno è stato ricco di interventi interessanti e di elevata qualità scientifica e si è sviluppato intorno a tre principali filoni: 1) Le recenti scoperte scientifiche che mettono in luce come funziona la connessione mente-corpo-ambiente; 2) Stress, cervello e infiammazione; 3) I fondamenti filosofici del nuovo paradigma PNEI.

Come funziona la connessione mente-corpo-ambiente

Che tra sistema immunitario e cervello ci fossero delle interazioni era risaputo già da tempo, ma fino a questa estate erano ancora un enigma i meccanismi di funzionamento di questa interazione. Una rivoluzionaria ricerca pubblicata su Nature nel mese di giugno (Loveau A et al, Structural and funziona features of central nervous system lymphatic vessels) ha messo in luce come il sistema immunitario e il SNC (Sistema Nervoso Centrale) siano direttamente connessi attraverso vasi finora sconosciuti.

Sotto la membrana meningea più esterna, è stata scoperta una rete di vasi linfatici che drena il fluido cerebrospinale e si connette ai linfonodi cervicali profondi. In questo modo, i vasi linfatici meningei riescono a scambiare cellule immunitarie tra il cervello e il liquido in cui esso galleggia.

Questa è la prova che la barriera ematoencefalica lascia arrivare delle cellule immunitarie al cervello. Tale via comunicativa è a doppio senso: fa fuoriuscire dal cervello scarti del metabolismo cerebrale presenti nei linfonodi cervicali, mentre fa entrare dentro il cervello molecole e cellule immunitarie.

Queste molecole sono principalmente le citochine, che prodotte dal sistema immunitario sono in grado di indurre modificazioni biologiche sia dell’asse dello stress (ipotalamo-ipofisi-surrene) che di quello della crescita. Inoltre le citochine agiscono sui principali neurotrasmettitori aumentando il metabolismo e quindi il consumo di noradrenalina, dopamina e serotonina.

Le citochine arrivano al cervello seguendo due vie: quella umorale con la circolazione sanguigna e quella nervosa attraverso il nervo vago. Nel SNC le citochine vanno ad influenzare la regolazione della pressione arteriosa e dell’equilibrio idrico, possono indurre la produzione di mediatori infiammatori (come la prostaglandina) e la sintesi di citochine, quindi il cervello stesso diventa un produttore di citochine. In sintesi il cervello non fa eccezione, come tutti gli altri organi è sotto la sorveglianza immunitaria, endogena e periferica.

Esiste una retroazione epigenetica dell’ambiente sui geni. Una condizione di stress cronico, fisico o psicologico, produce un’infiammazione e nel tempo modificazioni strutturali a livello del SNC. Queste modificazioni possono tuttavia essere reversibili, modificando ad esempio la percezione di un evento o di una situazione traumatica attraverso varie strade: psicoterapie, tecniche di rilassamento o di mindfulness, adozione di uno stile di vita più salutare (un adeguato numero di ore di sonno, una sufficiente attività fisica e alimentazione corretta) per riequilibrare il proprio stato psico-fisico.

Per quanto riguarda il funzionamento del nostro organismo è stato sottolineato inoltre il ruolo importantissimo svolto dall’intestino, considerato il nostro secondo cervello, in quanto area di contatto più ampia tra ambiente e corpo, che svolge anche una funzione di barriera. In particolare sono state presentate ricerche recenti che hanno dimostrato il legame tra la sindrome da intestino permeabile – Leaky Gut – e alcune sindromi o malattie: ad esempio malattie autoimmuni e autismo.

In sintesi condizioni di stress, inquinamento ambientale, sostanze tossiche che ingeriamo con i cibi (anche se in bassissime quantità) alterano il sistema immunitario presente nell’intestino che inizia a reagire di fronte all’ingestione di alcune sostanze pro-infiammatorie (soprattutto derivati del glutine e del lattosio) attaccandole, poiché le considera una minaccia. L’infiammazione che ne consegue compromette le giunture delle cellule intestinali che formano una barriera. La barriera diventa permeabile e le particelle di cibo ingerito, tossine, batteri entrano nel circolo sanguigno innescando un circolo vizioso che genera altra infiammazione e ulteriore permeabilità intestinale.

Le molecole prodotte dall’infiammazione oltrepassano la barriera ematoencefalica con un effetto pro-infiammatorio sul cervello che ad esempio nel caso della sindrome autistica peggiora le capacità sociali, cognitive e comunicative.

Da tale scambio comunicativo tra l’intestino e il cervello derivano pertanto molte conseguenze in termini di possibili influenze dell’ambiente sul corpo. L’epigenetica, ossia i cambiamenti genetici dovuti a eventi esterni, attraverso la modifiche dell’RNA, ci dimostra come e quanta importanza abbia l’ambiente sociale e fisico in cui nasciamo, cresciamo e viviamo.

L’importanza dello stress

Lo stress, in quanto sistema fisiologico attivato da una pressione esercitata dall’esterno, è un meccanismo fondamentale per lo sviluppo e la vita umana. Ciò che oggi rende patologica tale attivazione è la quantità di pressioni che riceviamo dall’esterno. In uno degli interventi è stato sottolineato come il nostro sistema fisiologico di risposta allo stress si sia evoluto molto più lentamente rispetto al mondo in cui viviamo. Il nostro è un sistema fisiologico adatto più agli stimoli e alle pressioni ambientali del mondo primitivo, che a quello dell’era moderna. Pertanto capita sempre più spesso che tale attivazione sia eccessiva e si prolunghi nel tempo più di quanto sarebbe fisiologico, provocando poi effetti negativi sulla salute globale dell’organismo. Condizioni di stress cronico modificano la struttura cerebrale, ad esempio determinando un aumento dell’amigdala (area deputata ad attivarsi e a mandare messaggi di attivazione al nostro organismo in condizioni di paura e pericolo) e una riduzione dell’ippocampo e della corteccia frontale (aree deputate invece alla memoria a lungo termine e alla capacità di concentrazione che in situazioni normali consentono di fare una valutazione oggettiva della realtà e se il pericolo non è reale di disinnescare l’iperattivazione). Tale situazione di stress cronico, in cui la persona vive in un continuo stato di allerta, provoca nel corpo uno stato infiammatorio del sistema immunitario, attraverso un aumento dei livelli di cortisolo e di produzione di citochine.

Le ricerche hanno dimostrato che soggetti sani sottoposti a condizioni di stress, producono stati infiammatori, attraverso una maggior produzione di citochine. Lo stesso meccanismo avviene nelle situazioni di depressione che sembrano essere causa e prodotto di stati infiammatori.

Uno dei ricercatori intervenuti ha chiarito come la risposta da stress sia multisistemica, predittiva e coordinata dal cervello. I bambini che nella fascia d’età 0-5 anni vengono sottoposti ad eventi stressanti eccessivi, mostrano un aumento dei geni che predispongono a stati infiammatori. L’attivazione avviene anche in presenza di stress psicologico che provoca alterazioni in tutto il sistema, innescando una produzione eccessiva di cortisolo.

Tanto più l’ambiente sociale e psicologico in cui siamo inseriti è fonte di stress, tanto più le nostre strutture cerebrali verranno modificate.  In tal senso, la mancanza di sostegno sociale e bassi livelli di resilienza psicologica, aumentano il rischio di stati infiammatori.

È importante sottolineare anche l’importanza della percezione soggettiva della propria condizione sociale rispetto alle condizioni oggettive. Persone che si percepiscono, anche erroneamente, isolate e prive di supporto sociale, sviluppano maggiori predisposizioni infiammatorie rispetto a chi è davvero isolato ma ha una minor percezione soggettiva della propria situazione. Da qui l’importanza di integrare varie metodologie di cura e di presa in carico delle patologie riconducibili a stati infiammatori. Percorsi psicoterapeutici e insegnamento di tecniche di gestione dello stress sono fondamentali per interrompere circuiti di attivazione patologica dello stress, diminuendo la presenza di patologie infiammatorio.

Un esempio di intervento integrato e multisistemico presentato è quello dell’Ambulatorio di Medicina funzionale dello stress dell’ospedale Molinette di Torino, in questo servizio due specialisti con competenze professionali diverse, uno psicologo e un medico integrano i loro saperi, cercando di intervenire sia sul piano psicologico che su quello fisiologico per ristabilire un equilibrio interno centrale per un miglioramento del benessere psicologico e fisico.

Un altro affascinante argomento presentato è quello degli interferenti endocrini: molecole naturali e sintetiche che interferiscono con il funzionamento ormonale. Tali molecole sembrano essere maggiormente presenti nei grassi animali, come nel caso delle diossine. Gli stati infiammatori, quali reazioni rapide di difesa ai pericoli, vengono pertanto sollecitati maggiormente se nel corpo entrano dall’esterno molecole tossiche. Se poi tale introduzione di sostante dannose perdura nel tempo, lo stato infiammatorio si cronicizza portando alla comparsa di varie patologie, tra cui la già citata artrite reumatoide e la depressione. Maggiori informazioni su questo tema si possono reperite nel sito www.isavemyplanet.org.

I fondamenti filosofici e scientifici del nuovo paradigma PNEI

Nella sessione finale è risultato evidente che la scienza ha bisogno – da sempre - della filosofia per orientare la propria ricerca. Ma quale filosofia?

I relatori[1] hanno discusso criticamente i modelli riduzionistici del pensiero scientifico, che si fondano su una netta separazione concettuale tra mente e corpo. La scienza contemporanea necessita della rivalutazione dei modelli che guardino alla interezza dell’individuo, considerato come un “unicum”, formato da mente e corpo in relazione con gli stimoli dell’ambiente esterno. I sistemi nervosi, endocrino e immunitario, sono in continuo dialogo tra loro per rispondere in modo adattativo agli stressor, acuti e cronici, che il mondo esterno, fisico e sociale, propone. Questo cambiamento di paradigma sta avvenendo in un’età di transizioni e di rivoluzioni scientifiche e filosofiche.

Il paradigma scientifico PNEI risponde all’esigenza di cogliere l’individuo in una rete di relazioni. La rete delle relazioni conoscitive è oggi data dalla biologia sistemica. La rete delle azioni terapeutiche è data dalla medicina integrata. La rete delle azioni preventive è data dalla promozione della salute in una visione salutogenica. L’epigenetica ha dimostrato, a chi si occupa di politiche e di interventi di prevenzione, che modellare e strutturare ambienti fisici favorevoli al benessere e alla salute e facilitare contesti sociali che ri-generino i legami sociali, e quindi il capitale sociale, non sono decisioni neutrali. L’approccio sistemico delle politiche e degli interventi di promozione della salute (che includono le azioni di prevenzione) rispecchia e richiama l’approccio di “network” della PNEI.

Occorre rimettere in primo piano il valore della medicina come pratica umana volta al benessere. Ma non solo. Il modello PNEI cambia le caratteristiche della prevenzione e i rapporti tra prevenzione e terapia/cura, perché, adottando una visione sistemica, scientificamente fondata, il ragionamento sulla salute e la malattia si fa più organico e le strategie preventive e terapeutiche più efficaci.

La PNEI infatti studia le differenze di genere e dell’ambiente, fisico e sociale, sull’equilibrio salute-malattia e, al tempo stesso, documenta l’efficacia dei comportamenti sulla biologia. Ciò comporta che le politiche sanitarie dovrebbero mettere in primo piano, come fonte di salute e malattia, l’organizzazione sociale e l’empowerment dell’individuo, con un

adeguamento dei servizi sociali e sanitari (e in modo più esteso alle politiche di welfare) al nuovo modello, passando da una visione farmacocentrica ad una antropocentrica (quindi biocomportamentale), fondata sulle differenze di genere e sui meccanismi sociali che producono diseguaglianze di salute.

La PNEI in Piemonte, due domande al presidente uscente della sezione piemontese (a cura di Mirko La Bella)

Come sezione piemontese cosa vi portate a casa dal convegno di ottobre?

Osservare la più grande aula dell’Università degli Studi di Torino straripante di presenza, entusiasmo, professionalità, interesse e sentita partecipazione è stato davvero un emozionante traguardo che ha ripagato tutti coloro che hanno lavorato in questi anni, gratuitamente, nella creazione e nella promozione della sezione regionale piemontese. Tutto questo non sarebbe stato possibile senza la passione e la forza di Francesco Bottaccioli, il fondatore della nostra società scientifica. Nonostante i suoi numerosi impegni è stato presente in ogni momento, insieme alla Presidenza Nazionale, permettendo l’organizzazione di un evento di tale portata. Il convegno è stata una grande occasione di incontro, confronto e integrazione. Abbiamo finalmente creato, anche in Piemonte, un ponte tra il mondo accademico e quello della clinica. Il Prof. Ezio Ghigo, Direttore della Scuola di Medicina dell’Università di Torino, ha annunciato la volontà di creare insieme a SIPNEI, Università del Piemonte Orientale ed altri partner una proposta di Master in PNEI. Questo garantirebbe ai molti sanitari interessati ed agli studenti una formazione permanente ed istituzionalizzata. 

Stiamo per cominciare un nuovo anno, momento di bilanci e di nuovi propositi come si vede nell’immediato futuro la sezione piemontese?

La sezione regionale è stata l’incubatrice per la nascita di una squadra di lavoro davvero speciale fatta di professionalità ed amicizia in cui tutti abbiamo imparato e confrontato limiti e potenzialità delle nostre rispettive competenze professionali applicate nella comprensione della complessità del network umano. Nell’arco di un triennio abbiamo cercato di trasmettere e condividere queste conoscenze organizzando più di 23 eventi gratuiti rivolti alla cittadinanza ed ai professionisti della salute ottenendo sempre una grande partecipazione. Abbiamo ospitato nel 2013, per la prima volta a Torino, il convegno Nazionale SIPNEI dal titolo “La relazione che cura” che ha visto illustri nomi dell’eccellenza sanitaria, nazionale e regionale, ragionare sulla necessità biologica di possedere delle vere capacità relazionali nella cura (troppo spesso considerate qualcosa di accessorio). Altri eventi importanti hanno riguardato il tema dell’epigenetica ed altri ancora l’integrazione con le discipline corporee. Come sezione abbiamo valorizzato la nostra presenza in internet attraverso il sito regionale che ha totalizzato più di 11.700 visite ed un’altrettanto apprezzata pagina facebook. Su queste piattaforme abbiamo reso disponibili gratuitamente più di 25 articoli divulgativi, scritti dai nostri soci (e qui è un piacere per noi della sezione ringraziare la Dott.ssa Maria Cristina Ratto che ha attivato anche una rubrica sulla PNEI in un quotidiano della Val Sesia).

Molte sono le persone e le associazioni che ci hanno aiutato volontariamente e gratuitamente. Grazie al Dott. Eugenio Boccardo ed al Dott. Enrico Panattoni la sezione regionale è stata ospitata, in questo quadriennio, presso una sede veramente prestigiosa: la storica Fondazione Università Popolare di Torino. Sempre presso questa Fondazione è stato attivato un corso dal titolo “Psicologia Stress e Salute” patrocinato dalla sezione e giunto alla sua terza edizione. Altri ringraziamenti sono per la Dott.ssa Rossana Becarelli, Direttrice Sanitaria del San Giovanni Antica Sede di Torino, che ha concesso l’utilizzo della magnifica aula “Infernotti” per ospitare i nostri eventi. Anche l’ospedale S.Anna di Torino ha ospitato gratuitamente un nostro evento sulla Medicina di Genere e di questo siamo grati alla Dott.ssa Carla Fasson ed ai suoi colleghi della Direzione Generale della Città della Salute e della Scienza di Torino. Niente di tutto questo sarebbe stato possibile senza un direttivo fatto da colleghi unici a cui va la mia personale stima ed il mio profondo ringraziamento. 

Per quanto riguarda la parte clinica è attualmente in fase di sperimentazione l’ambulatorio sperimentale di Medicina Funzionale dello Stress (presso l’ospedale San Giovanni Antica Sede di Torino) nel quale, insieme al collega Luca Scavino anestesista ed osteopata, si affrontano in modo integrato le patologie dolorose croniche stress correlate che non trovano evidenze cliniche e diagnostiche. Confidiamo di poter ottenere le risorse economiche necessarie (attualmente il servizio è attivo una volta alla settimana in modo volontario) e la possibilità di collaborare con l’Università in modo da poter avviare una ricerca per poter dimostrare l’efficacia dei trattamenti rilevata durante la nostra attività clinica. 

Ed ora il futuro. Il convegno di Torino non solo è stato un vero motore per la creazione di iniziative e collaborazioni ma ha segnato un momento di crescita all’interno della SIPNEI stessa attraverso l’elezione delle cariche nazionali ed il rinnovo dei vertici regionali. La sezione piemontese, nel prossimo quadriennio di mandato, sarà coordinata dalla nuova responsabile regionale, eletta all’unanimità, dott.ssa Lucia Andriolo, psicologa e psicoterapeuta in formazione presso la scuola di specializzazione in psicoterapia cognitiva di Torino. La vice responsabile sarà la Dott.ssa Arianna Sesia, fisioterapista. La SIPNEI Piemonte avrà anche una nuova sede presso il centro medico Salus Project di Rivoli e per questo ringraziamo il dott. Carlo Maggio, cardiologo e membro del nostro direttivo. L’idea di una sede itinerante durante ogni mandato è stata sostenuta dal direttivo proprio per permettere una profonda conoscenza ed espansione su tutto il territorio piemontese, raggiungere il maggior numero di professionisti ed attivare iniziative in tutta la regione in modo capillare.

Segnaliamo, inoltre, che la sezione è già al lavoro per l’organizzazione del primo corso base ECM di formazione di base in PNEI, ospitato in Piemonte, che si terrà a Torino il 5 e 6 marzo 2016. Una grande occasione formativa, aperta a tutti, nel quale poter imparare i fondamenti della nostra disciplina dai relatori che hanno dato vita al convegno di Torino e da alcuni dei nostri migliori formatori certificati SIPNEI (info: www.sipnei.it e www.sipneipiemonte.altervista.org .

[1] Gianluca Bocchi, professore di filosofia della scienza all’Università di Bergamo, e Germana Pareti, professore di storia della filosofia all’Università di Torino

Sitografia

Approfondimenti tematici

Altre risorse presenti sul sito DoRS


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