Le persone con problemi gravi di salute mentale hanno un rischio maggiore di essere contagiati dal COVID-19 e hanno tassi di ospedalizzazione, morbilità e mortalità più alti, a causa di fattori sfavorevoli: la poli-assunzione farmacologica, le precarie condizioni generali di salute, le malattie fisiche concomitanti, il ridotto accesso alle cure sanitarie, e gli aspetti inerenti l'ambiente e lo stile di vita come ad esempio basso livello socio-economico, sovraffollamento abitativo, fumo, obesità (cfr. tabella all’interno dell’articolo Barriers and Enablers to Coronavirus Disease 2019 (COVID-19) Access for People With Serious Mental Illness (SMI)).
Alla luce di queste caratteristiche di vulnerabilità è importante che queste persone diventino un gruppo prioritario rispetto alla somministrazione di un vaccino anti Covid. Gli autori dell'articolo evidenziano chiaramente che il rischio aumentato di esiti gravi a seguito di un'infezione da Covid 19 e la presenza di barriere strutturali inerenti l'accesso al vaccino creano il "dovere etico" del dare priorità alle persone con patologie psichiatriche gravi, al pari di altre categorie fragili come gli anziani e le persone affette da malattie cronico-degenerative o da gravi problemi di salute fisica, in linea con le indicazioni della statunitense National Academies of Sciences, Engineering, and Medicine (Framework For Equitable Allocation Of COVID-19 Vaccine, december 2020).
Gli HEADSPACE CENTRES sono servizi pubblici rivolti agli adolescenti, istituiti dal servizio sanitario australiano a partire dal 2006 per aiutare gli adolescenti e i giovani 12 - 25 anni che sperimentano problemi di salute mentale e fisica (incluso le dipendenze da alcol/sostanze e la salute sessuale), e orientarli dal punto di vista educativo/scolastico e professionale, attraverso varie tipologie di attività in presenza e on line (consulenza a istituti scolastici, counseling telefonico e on line, manuali/test self help, accesso facilitato ai servizi sociosanitari, ecc), e utilizzando modalità comunicative creative e dirette. Quest'anno è stata creata una sezione specificamente dedicata alla gestione dello stress derivante dalla pandemia di coronavirus, che evidenzia la "normalità" di una reazione ansiosa di fronte a una situazione di crisi estrema, e fornisce suggerimenti/strumenti per proteggere e mantenere in equilibrio il proprio benessere mentale e fisico.
Un tratto che spesso caratterizza le storie di giovani migranti e rifugiate è la volontà di superare la violenza e le esperienze traumatiche vissute, al fine di migliorare la propria condizione e quella della loro famiglia, lavorando e acquisendo autonomia. Le donne e ragazze migranti e rifugiate, nonostante le incredibili sfide affrontate, in ragione delle numerose barriere che ostacolo il loro accesso a determinati servizi, assumono ruoli di leader e diventano punti di riferimento all’interno delle loro comunità, nei centri informali e nelle occupazioni.
Attraverso l’empowerment di donne e ragazze - tramite programmi di life-skills e il miglioramento dell’accesso alle informazioni e ai servizi disponibili – l’UNICEF mitiga il rischio di violenza rafforzando la consapevolezza delle giovani su come riconoscere e affrontare eventuali casi di rischio. L’UNICEF ha inoltre realizzato e diffuso una campagna di sensibilizzazione e materiale aggiuntivo al fine di promuovere l’accesso ai servizi di protezione e di diffondere informazioni chiave.
Il lavoro di prevenzione della violenza richiede anche uno stretto lavoro con le istituzioni al fine di supportare lo sviluppo di politiche, leggi e protocolli di risposta alla violenza di genere, e attraverso l’implementazione di strategie per generare un cambiamento delle norme.
Tra le note condivise con le istituzioni, un manuale sull’identificazione delle minori straniere non accompagnate in Bulgaria, Grecia, Italia e o ancora una ricerca sulla violenza sessuale contro uomini e ragazzi nella rotta del Mediterraneo Centrale che ha consentito la diffusione e generazione di conoscenze sul tema. Tra le attività recentemente condotte anche il rafforzamento della risposta dei servizi nell’ambito dell’emergenza COVID-19 in Italia.
Il libro Venere siamo noi, a cura dell'associazione La consapevolezza di Venere racconta cinque storie di donne uscite dalla violenza. La storia di donne, tra le altre, che La Consapevolezza di Venere ONLUS ha ascoltato e sostenuto, aiutandole a ritrovare le proprie risorse, la dignità e la consapevolezza di sé. Accanto a ciascuna storia, gli approfondimenti psicologici, legali, economici, che hanno accompagnato il loro percorso verso una vita migliore.
Il ricavato delle vendite servirà a finanziare progetti di sostegno a donne vittime di violenza.
Come stanno i ragazzi e le ragazze in epoca di pandemia? Adolescenti e preadolescenti in questo periodo di isolamento forzato e di pressione psicologica sono più preda di depressione, ansia e sono anche più esposti alla violenza domestica. Gli esperti di salute mentale hanno registrato tassi di depressione e suicidio in aumento fra i giovani. Nell’articolo vengono descritti i dati e i risultati delle principali ricerche e degli studi che si sono occupati del fenomeno nell’ultimo periodo e vengono fornite alcune raccomandazioni, evinte dalla letteratura scientifica internazionale, per migliorare la salute mentale degli adolescenti.
Il 25 novembre si celebra la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne. Per sensibilizzare l’opinione pubblica e le istituzioni al problema e trovare soluzioni per il contrasto e il cambiamento è stata promossa l’iniziativa “The Global 16 Days Campaign” e UN Women, organo delle Nazioni Unite dedicato all'uguaglianza di genere e all'emancipazione delle donne, ha pubblicato un decalogo intitolato Agire: 10 modi per aiutare a porre fine alla violenza contro le donne, anche durante una pandemia.
La letteratura medica rileva che i bambini sono meno suscettibili al covid 19, ma è su di essi che la pandemia impatta in maniera più pesante, in particolare a livello psicosociale. Restare chiusi in casa o in istituto/comunità a causa della quarantena rappresenta un "carico psicologico" pari alle sofferenze fisiche causate dal virus. La chiusura delle scuole, la mancanza di attività all'esterno, la modifica anomala di abitudini legate all'alimentazione e al sonno possono compromettere normale stile di vita ed essere potenziale fonte di stress, irritabilità, noia, e varie manifestazioni neuro-psichiatriche. L'incidenza della violenza domestica, degli abusi infantili, dei contenuti on line "adulterati" è in aumento. I figli di genitori single e di operatori sanitari hanno problematiche specifiche. I bambini delle comunità discriminate/emarginate sono particolarmente sensibili al contagio e possono soffrire per l'aggravarsi di conseguenze indirette, quali il lavoro minorile, la tratta di minori, il matrimonio "precoce", lo sfruttamento sessuale, la morte, ecc. Genitori, pediatri, psicologi, operatori sociali, personale ospedaliero, associazioni e ong, istituzioni possono avere un ruolo importante nel ridurre gli effetti psicosociali che l'infezione di covid 19 comporta per i bambini e i preadolescenti. Gli autori dell'articolo concludono con la seguente raccomandazione: è prioritario fornire i servizi basilari, garantire sicurezza sociale e cure mediche, ridurre le disuguaglianze educative tra i bambini appartenenti a strati diversi della società.
Impact of COVID -19 on children: special focus on the psychosocial aspect. Ghosh R, Dubey MJ, Chatterjee S, Dubey S. Minerva Pediatr. 2020 Jun;72(3):226-235. Review.
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La Fondazione lombarda Soleterre sta seguendo 91 persone, beneficiarie del Fondo Nazionale per il supporto psicologico Covid-19: ex pazienti, operatori sanitari impegnati nella prima linea, persone che hanno perso un familiare, persone che hanno perso il lavoro o la casa a causa della pandemia, donne che durante il lockdown hanno visto esplodere episodi di violenza domestica. Tra i sintomi "trasversali" di disagio psicologico piu' comuni emersi ci sono depressione (il 23% in misura moderata e il 40% in misura grave); ansia (il 37% in misura moderata e il 32% in misura grave); rabbia (il 25% in misura moderata e il 23% in misura grave); alterazioni del sonno (il 17% in misura moderata e il 22% in misura grave) e uso di sostanze (37% in misura grave).
Il presidente della Fondazione avverte: “Si potrebbe ipotizzare, come inizia ad emergere in letteratura, una sindrome da stress Covid-19 caratterizzata da effetti duraturi del trauma relazionale che si riattiva ad ogni ondata in cui il virus riprende forza e trasforma radicalmente il mondo in cui tutti noi viviamo. Dai primi dati emersi un terzo dei pazienti mostra disturbi da stress post traumatico gravi o molto gravi che significa vivere con ricorrenti e involontari ricordi spiacevoli dell'evento traumatico, che spesso non lasciano dormire la notte, che agiscono come se l'evento traumatico si stesse ripresentando. Tali sintomi minacciano la concentrazione e attivano sensi di colpa che si dirigono su se' o sugli altri. Il tutto con un persistente stato emotivo negativo”.
Sebbene lo studio abbia rilevato che i disturbi psicologici siano prevalenti negli operatori sanitari in ambienti alle prese con una malattia altamente infettiva, la maggior parte di loro lavora in reparti isolati senza ricevere una formazione adeguata per migliorare la propria salute mentale. Pertanto, è urgentemente necessaria un'assistenza psicologica regolare per affrontare queste esigenze.
Al fine di ridurre al minimo il disagio mentale e le preoccupazioni degli operatori sanitari, sono proposti alcuni interventi.
Queste soluzioni non solo potrebbero essere utili nell'affrontare la pandemia di SARS-CoV-2, ma potrebbero anche essere prese in considerazione per i potenziali focolai futuri di malattie infettive.
Gli interventi acquisiti dalla revisione della letteratura:
Interventi di supporto - fornire supporto agli operatori sanitari principalmente attraverso familiari, governo, società / comunità, organizzazioni e colleghi e supervisori; fornire un sistema di supporto tra pari; assegnazione di équipe professionali di psicoterapia;
dedicare attenzione alle opinioni e alle idee del personale su varie questioni relative a SARS-CoV-2 tramite una serie di canali di input e feedback; fornitura del supporto per bisogni emotivi e psicologici; fornitura di servizi psicologici online, nonché interventi per crisi psicologiche face to face; essere sicuri di ricevere tempestivamente cure e cure per i propri familiari infetti.
Interventi di incoraggiamento e motivazione - riconoscendo gli sforzi del personale sanitario da parte dei dirigenti ospedalieri, del governo e della società; attivare il senso di responsabilità e di intenti e risvegliare lo spirito di attività degli stessi da parte di dirigenti e supervisori; incoraggiare gli operatori sanitari a impegnarsi in tecniche di rilassamento come yoga, meditazione e altre tecniche; fornire la visita dei terapisti per curare le loro sofferenze psicologiche e frustrazioni.
Interventi protettivi - questi interventi includono: fornitura di dispositivi di protezione adeguati ed efficaci; affrontare le esigenze fisiche degli operatori sanitari come l'accesso a pasti sani e idratazione, considerando pause di riposo regolari; progettare un luogo sicuro per il loro riposo; considerare orari di lavoro più brevi e turni a rotazione soprattutto per coloro che lavorano in reparti ad alto rischio; alloggio per il personale che lavora in aree ad alto rischio e per coloro che effettuano turni rapidi che non vivono nelle immediate vicinanze dell'ospedale; fornire sostegno per le esigenze di custodia dei bambini; invio di squadre mediche da altre aree con un numero inferiore di pazienti; continuare a monitorare e controllare il benessere fisico e mentale degli operatori sanitari; identificare il personale che è esaurito o ha disagio psicologico.
Interventi educativi e formativi - fornire educazione psicologica e sulla salute mentale online tramite programmi di comunicazione; sviluppare e pubblicare le linee guida pertinenti, libri, manuali, direttive e documenti, articoli / video educativi online; fornitura della gestione dello stress da incidente critico; addestramento alla consapevolezza; formazione all'assertività; formazione alla consapevolezza di sé; e formazione sulla protezione. Utilizzo della piattaforma tecnologica e dei servizi online In queste situazioni critiche in cui i contatti faccia a faccia aumentano il rischio di trasmissione di infezioni. La maggior parte degli interventi di supporto, educativi e psicologici nella pandemia di SARS-CoV-2 vengono eseguiti utilizzando Internet e strumenti online
Uso della piattaforma tecnologica e dei servizi online - in questa situazione critica, anche la tecnologia della telemedicina può essere applicata per ridurre le visite non necessarie, diminuire il rischio di infezione degli operatori sanitari, ridurre il loro carico di lavoro e ottimizzare il loro tempo per assistere i pazienti con condizioni acute. Questa tecnologia è implementata utilizzando piattaforme di videoconferenza, Hotline / Telefono, social media e telefoni cellulari. Le piattaforme di videoconferenza come Zoom possono essere utilizzate per consigliare, istruire e controllare la trasmissione delle malattie. Inoltre, la hotline, i social media e gli smartphone possono essere presi in considerazione per la consulenza. Una delle tecnologie pratiche che possono essere utilizzate per ridurre al minimo la pressione lavorativa del personale sanitario è la mHealth (mobile health). Questa tecnologia viene utilizzata per le notifiche e il promemoria,l’ educazione alla salute mentale online e la consulenza psicologica. La tecnologia di intelligenza artificiale è un'altra tecnologia che può essere applicata in queste circostanze. Questa tecnologia può essere utilizzata per riconoscere le persone e il personale medico in pericolo di suicidio o altre crisi. Il programma AI Tree Holes Rescue con la valutazione dei messaggi psicologici in spazi come Tree Holes, può calcolare la possibilità di suicidio nelle persone e fornire gli allarmi necessari. Pertanto, queste tecnologie possono facilitare la fornitura di interventi psicologici agli operatori sanitari. È essenziale affrontare il benessere psicologico degli operatori sanitari e anche prendere in considerazione approcci per migliorare la loro salute mentale.
Vizheh M, Vizheh M, Qorbani M, Arzaghi SM, Muhidin S, Javanmard Z, Esmaeili M. The mental health of healthcare workers in the COVID-19 pandemic: A systematic review. J Diabetes Metab Disord. 2020 Oct 26:1-12.
L'impatto creato dalla pandemia di covid 19 sulle strutture sociali ed economiche e sui sistemi sanitari sta avendo conseguenze pesanti per la salute mentale della popolazione, come già segnalava il Direttore Generale delle Nazioni Unite il 13 maggio, raccomandando 3 azioni chiave: - adottare un approccio globale a livello di società per promuovere e proteggere la salute mentale - assicurare la disponibilità diffusa e reale dei servizi di emergenza psichiatrica e di supporto psicosociale - facilitare il recupero dalla pandemia sviluppando servizi di salute mentale efficaci ed efficienti nel futuro.
Ma tali raccomandazioni rischiano di restare inascoltate dai governi dei Paesi a basso e medio reddito in cui ad oggi il 90% circa delle persone con problemi di salute mentale non ricevono alcun tipo di intervento.
Quali soluzioni può fornire la ricerca? Il NIHM - National Institute of Mental Health ha promosso e sostiene una rete di "hubs di ricerca" con l'obiettivo di affrontare i problemi dei Paesi a basso e medio reddito per favorire l'implementazione sostenibile ed evidence-based dei servizi di salute mentale. I cosiddetti “NIMH Scale-Up Hubs” sono interdisciplinari, comprendono persone con esperienze e competenze diversificate, impegnate nella ricerca sull'accessibilità, l'adozione, la qualità, i costi e l'efficacia dei servizi di salute mentale, attraverso l'aumento delle collaborazioni e degli apprendimenti condivisi, lo sviluppo di competenze locali di ricerca, la creazione di relazioni con gli stakeholder della comunità, le istituzioni e le associazioni locali.
Gli Hubs hanno sviluppato e diffuso strategie creative e innovative per coinvolgere intere comunità nella realizzazione ed erogazione di programmi/interventi di promozione della salute mentale e prevenzione del disagio psichico rivolti all'intero ciclo di vita, con un'attenzione alle raccomandazioni delle Nazioni Unite, alle evidenze di efficacia, alla replicabilità/trasferibilità, e utilizzando vari canali/strumenti tra cui piattaforme digitali.
Ecco alcune esperienze in vari Paesi:
- in Pakistan gli insegnanti stanno insegnando ai bimbi delle scuole primarie e secondarie a riconoscere e gestire problemi emozionali e comportamentali attraverso un programma educativo on line, integrato nel curriculum scolastico - In Uganda i genitori di bambini con problemi comportamentali stanno effettuando una formazione insieme agli operatori sanitari per costruire modalità comunicative e relazionali comuni - In India vengono realizzati interventi nel setting comunità per la prevenzione del suicidio tra studenti e giovani operai, in cui gli operatori sanitari vengono formati per riconoscere tempestivamente segnali di rischio e collaborare con i servizi locali di salute mentale
- In Tailandia viene effettuata una formazione per i professionisti impegnati nelle cure domiciliarie per aiutare i caregivers che si occupano di familiari over60 affetti da demenza, attraverso interventi di tipo psicologico, educativo, fisico
Rahman A, Naslund JA, Betancourt TS, Black CJ, Bhan A, Byansi W, Chen H, Gaynes BN, Restrepo CG, Gouveia L, Hamdani SU, Marsch LA, Petersen I, Bahar OS, Shields-Zeeman L, Ssewamala F, Wainberg ML. The NIMH global mental health research community and COVID-19. Lancet Psychiatry. 2020 Oct;7(10):834-836.
In occasione della Giornata Mondiale della Salute Mentale, la Società Italiana di Epidemiologia Psichiatrica ha tenuto un incontro di presentazione del Rapporto SIEP sui punti di forza e di debolezza dei 20 sistemi di cura per la Salute Mentale dell'Italia, analizzati attraverso la lente degli indicatori SIEP, calcolati sui dati ufficiali del Ministero della Salute.
I dati svelano punti di forza e di debolezza dei 20 sistemi di cura per la Salute Mentale del nostro Paese.
Dalla pagina è possibile guardare la videoregistrazione della presentazione e scaricare le slide
La pandemia Covid-19 ha avuto un profondo impatto sui nostri sistemi di vita e, più in generale, sull'organizzazione economica e politica del nostro Paese. La significativa perdita di vite umane, l'interruzione delle attività economiche, il blocco, sono una indubbia minaccia per il nostro benessere. Piuttosto importante è stato l'impatto del confino sulle famiglie e in modo marcato sulle donne, favorendo le forme più disparate di abuso. In questo scenario, la violenza di genere non si aggiunge alla lista degli effetti sulla vita, ma piuttosto esprime quella dimensione della vita - spesso lasciata nell'ombra - che riflette percorsi di uguaglianza soffocata e diritti spesso negati alle donne. In effetti, la violenza di genere è un'espressione della disuguaglianza tra donne e uomini resa chiara dall'epidemia di COVID-19. Pertanto, la lotta contro la violenza di genere rimane una sfida per il ventunesimo secolo. Il documento si propone di esplorare due questioni chiave: la disuguaglianza di genere e l'interconnessione tra la riproduzione e la sfera di produzione, concentrandosi sulle disuguaglianze e le vulnerabilità preesistenti nelle esperienze di vita delle donne.
MOFFA, G. & CHIRIVÌ, M. (2020). La violenza di genere confinata tra le pareti domestiche durante il lockdown. Culture e Studi del Sociale, 5 (2), 559-567.
La pandemia COVID-19 e le relative misure di contenimento - principalmente allontanamento e isolamento fisico - stanno avendo conseguenze dannose sulla salute mentale della popolazione generale in tutto il mondo. In particolare, la frustrazione, la solitudine e le preoccupazioni per il futuro sono reazioni comuni e rappresentano fattori di rischio ben noti per diversi disturbi mentali, tra cui ansia, disturbi affettivi e da stress post-traumatico. La stragrande maggioranza degli studi disponibili è stata condotta in Cina, dove è iniziata la pandemia. L'Italia è stata duramente colpita dalla pandemia e il contesto socio-culturale è completamente diverso dai paesi dell'Est. Pertanto, vi è la necessità di studi metodologicamente rigorosi volti a valutare l'impatto del COVID-19 e delle misure di quarantena sulla salute mentale della popolazione italiana. I risultat dello studioi aiuteranno a sviluppare interventi appropriati per la gestione delle conseguenze psicosociali della pandemia. La "sperimentazione COVID-IT-salute mentale" è una sperimentazione nazionale, multicentrica, trasversale, senza scopo di lucro, basata sulla popolazione che ha i seguenti obiettivi: a) valutare l'impatto della pandemia COVID-19 e delle sue misure di contenimento sulla salute mentale della popolazione italiana; b) identificare le principali aree a cui mirare con interventi di supporto a lungo termine per le diverse categorie di persone esposte alla pandemia. I dati saranno raccolti attraverso una piattaforma web utilizzando strumenti di valutazione convalidati. I partecipanti saranno suddivisi in quattro gruppi: a) Gruppo 1: gruppo di quarantena COVID-19. Questo gruppo include la popolazione generale che è messa in quarantena ma non isolata, cioè quelle non direttamente esposte al contagio né in contatto con individui positivi al COVID-19; b) Gruppo 2: gruppo positivi al COVID-19, che comprende persone isolate esposte direttamente / indirettamente al virus; c) Gruppo 3: gruppo di personale sanitario COVID-19, che comprende professionisti sanitari di prima e seconda linea; d) Gruppo 4 - COVID-19 salute mentale, che include gli utenti dei servizi di salute mentale e tutti coloro a cui era già stato diagnosticato un disturbo mentale. I servizi di salute mentale in tutto il mondo non sono ancora preparati a gestire le conseguenze a breve e lungo termine della pandemia. È necessario avere un quadro chiaro dell'impatto che questo nuovo fattore di stress avrà sulla salute mentale e sul benessere al fine di sviluppare e diffondere interventi appropriati per la popolazione generale e per gli altri gruppi a rischio.
Giallonardo V, Sampogna G, Del Vecchio V, et al. The Impact of Quarantine and Physical Distancing Following COVID-19 on Mental Health: Study Protocol of a Multicentric Italian Population Trial. Front Psychiatry. 2020;11:533. Published 2020 Jun 5. doi:10.3389/fpsyt.2020.00533
L'articolo illustra la cosiddetta "vittimizzazione secondaria“, ovvero quelle situazione in cui le donne diventano vittima una seconda volta: nei tribunali, nei percorsi legali e sanitari, nella rappresentazione dei media, nel contesto sociale, nel giudizio delle scelte di vita. E sono questi ostacoli che vanno esaminati e superati, i nodi sciolti, affinché le donne vittime possano uscire in maniera più semplice dalla spirale della violenza maschile ed è su questi che si concentra il progetto biennale “Never Again”.
"Never again” è il progetto biennale, finanziato dalla Commissione europea, che prenderà il via il 25 novembre in occasione della giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne. Nato per iniziativa dell’Università Vanvitelli di Napoli – capofila -, vede la partecipazione di Alley-Oop Il Sole 24 Ore, Prodos Consulting, D.iRe-Donne in rete contro la violenza, l’associazione teatrale M.A.S.C. e Maschile Plurale, econ la partnership di molte istituzioni quali la presidenza del Consiglio dei Ministri – Dipartimento delle Pari opportunità, la Scuola Superiore della Magistratura e il Consiglio Nazionale Forense.
Fonte: Chiara Di Cristofaro,Violenza di genere, perché le donne non devono più essere vittime due volte, Il Sole 24 Ore, 1 ottobre 2020
Il 6 ottobre 2020, l'OMS ha pubblicato i risultati di un sondaggio sull'impatto del COVID-19 sui servizi mentali, neurologici e di uso di sostanze (MNS) in 130 Stati membri dell'OMS, prima della Giornata mondiale della salute mentale del 10 ottobre. Dai risultati si evince che la maggior parte dei paesi sta subendo un'interruzione dei servizi MNS, con il maggiore impatto sui servizi di prevenzione e promozione basati sulla comunità. I motivi dell'interruzione includevano un numero insufficiente o il reimpiego di operatori sanitari per la risposta al COVID-19 (nel 30% dei paesi), l'uso di strutture per la salute mentale come strutture di quarantena o trattamento COVID-19 (nel 19% dei paesi) e fornitura insufficiente dei dispositivi di protezione individuale (nel 28% dei paesi). Sebbene 116 (89%) paesi abbiano riferito che la salute mentale e il supporto psicologico facevano parte dei loro piani di risposta COVID-19 nazionali, solo il 17% ha affermato di aver impegnato ulteriori finanziamenti per questo. Questo rapporto arriva sulla scia di prove crescenti che la pandemia COVID-19 sta avendo effetti enormi sulla salute mentale e sul benessere delle popolazioni di tutto il mondo. Con una capacità di risposta apparentemente bassa, non è chiaro come il mondo affronterà questa incombente crisi della salute mentale.Esempi storici mostrano l'impatto dannoso che eventi come una pandemia possono avere sulla salute mentale delle popolazioni colpite. Ad esempio, la ricerca di comunità colpite da focolai di malattia da virus Ebola (EVD) ha rivelato panico e ansia diffusi, depressione derivante dalla morte improvvisa di amici, parenti e colleghi e stigmatizzazione ed esclusione sociale dei sopravvissuti. Una meta-analisi ha rilevato che l'umore depresso, l'ansia, la memoria alterata e l'insonnia erano presenti nel 33-42% dei pazienti ricoverati in ospedale per sindrome respiratoria e che in alcuni casi questi effetti continuavano oltre il recupero.Nel caso del COVID-19, gli interventi non farmaceutici (NPI), sebbene essenziali per arrestare la trasmissione del virus, hanno portato all'isolamento fisico, alla chiusura delle scuole (con effetti incalcolabili sullo sviluppo e al benessere dei bambini) e pr alcuni alla perdita del lavoro. L'abuso di sostanze, in particolare l'alcol, è in aumento. Prove emergenti suggeriscono che COVID-19 potrebbe anche avere conseguenze neurologiche dirette. E come per molte altre caratteristiche di questa pandemia, non tutte le persone sono state colpite allo stesso modo. Le interruzioni dei servizi MNS, come riportato dall'OMS, stanno colpendo in modo sproporzionato le persone con condizioni di salute mentale negative preesistenti, limitando l'accesso ai trattamenti essenziali e ai servizi di supporto. Le persone con lavori salariati hanno molte meno probabilità di essere colpite rispetto a quelle con lavori informali salariati giornalieri, che includono una parte sostanziale della forza lavoro nei paesi a basso reddito. I lavoratori in prima linea stanno vivendo un aumento del carico di lavoro e dei traumi, rendendoli suscettibili a stress, burnout, depressione e disturbo da stress post-traumatico (PTSD).
Anche in circostanze normali, una buona salute mentale è fondamentale per il funzionamento della società. Durante una pandemia, tuttavia, può influire sul modo in cui rispondiamo e ci riprendiamo. Gli operatori sanitari sono essenziali per la risposta COVID-19 ma potrebbero dover lasciare la forza lavoro se la loro salute mentale non è protetta. La cattiva salute mentale può anche influenzare l'assorbimento di un vaccino e l'aderenza agli NPI, con alcune prove che suggeriscono che una cattiva salute mentale potrebbe aumentare la suscettibilità alle infezioni e alla trasmissione del virus. Ad esempio, uno studio in Sierra Leone ha scoperto che i comportamenti a rischio di EVD erano associati all'intensità dei sintomi della depressione, ai sintomi del PTSD e all'esposizione alla guerra. Le persone con demenza potrebbero essere ad alto rischio di esposizione a COVID-19 a causa della difficoltà nel ricordare le istruzioni e l'importanza del distanziamento fisico e dell'igiene delle mani. Il confinamento di persone con e senza malattie mentali negli istituti può aumentare il rischio di infezione, come testimoniato nelle strutture di assistenza a lungo termine e nelle carceri.
Anche prima del COVID-19, le condizioni di salute mentale erano prevalenti, rappresentando circa il 13% del carico globale di malattia. Tuttavia, il mondo era tristemente impreparato ad affrontare l'impatto sulla salute mentale di questa pandemia. Anni di investimenti insufficienti nella salute mentale, soprattutto nei paesi a basso e medio reddito, ci hanno resi vulnerabili. È noto che la nostra capacità di rispondere e riprenderci dalla pandemia COVID-19 richiederà lo sviluppo di vaccini e trattamenti efficaci e una stretta aderenza agli NPI. Meno noto è che per ridurre al minimo l'impatto della pandemia, dobbiamo anche affrontare le sostanziali esigenze di salute mentale non soddisfatte di intere società, con un focus sui più vulnerabili.Il 6 ottobre 2020, l'OMS ha pubblicato i risultati di un sondaggio sull'impatto del COVID-19 sui servizi mentali, neurologici e di uso di sostanze (MNS) in 130 Stati membri dell'OMS, prima della Giornata mondiale della salute mentale il 10 ottobre. ha rivelato che la maggior parte dei paesi sta subendo un'interruzione dei servizi MNS, con il maggiore impatto sui servizi di prevenzione e promozione basati sulla comunità. I motivi dell'interruzione includevano un numero insufficiente o il reimpiego di operatori sanitari per la risposta COVID-19 (nel 30% dei paesi), l'uso di strutture per la salute mentale come strutture di quarantena o trattamento COVID-19 (nel 19% dei paesi) e fornitura insufficiente dei dispositivi di protezione individuale (nel 28% dei paesi). Sebbene 116 (89%) paesi abbiano riferito che la salute mentale e il supporto psicologico facevano parte dei loro piani di risposta COVID-19 nazionali, solo il 17% ha affermato di aver impegnato ulteriori finanziamenti per questo. Questo rapporto arriva sulla scia di prove crescenti che la pandemia COVID-19 sta avendo effetti monumentali sulla salute mentale e sul benessere delle popolazioni di tutto il mondo. Con una capacità di risposta apparentemente bassa, non è chiaro come il mondo affronterà questa incombente crisi della salute mentale.
Esempi storici mostrano l'impatto dannoso che eventi come una pandemia possono avere sulla salute mentale delle popolazioni colpite. Ad esempio, la ricerca di comunità colpite da focolai di malattia da virus Ebola (EVD) ha rivelato panico e ansia diffusi, depressione derivante dalla morte improvvisa di amici, parenti e colleghi e stigmatizzazione ed esclusione sociale dei sopravvissuti. Una meta-analisi ha rilevato che l'umore depresso, l'ansia, la memoria alterata e l'insonnia erano presenti nel 33-42% dei pazienti ricoverati in ospedale per sindrome respiratoria acuta e che in alcuni casi questi effetti continuavano oltre il recupero.
In occasione del 10 ottobre, Giornata mondiale della salute mentale, l’Organizzazione Mondiale della Sanità esorta i governi ad aumentare gli investimenti nel campo della salute mentale.
Registrazione del Webinar "Covid-19: gli effetti della pandemia, dell'isolamento sociale e del lockdown sulla salute mentale degli italiani" che si è tenuto lunedì 27 luglio 2020; evento moderato dall'onorevole Beatrice Lorenzin e organizzato da Edra in partnership con il Centro Studi Americani.
«Oggi si stima che i 264 milioni di persone affette da depressione nel mondo siano raddoppiati: siamo passati dal 6% del totale di persone con depressione, al 13%. Questo perché siamo di fronte a un impatto senza precedenti nella storia recente sulla struttura economica e sociale globale, paragonabili forse solo al periodo dell'immediato dopoguerra». Così, Ranieri Guerra, Assistant Director-General for Strategic Initiatives dell'Oms, ha commentato il tema del webinar ". Poi ha aggiunto: «Per quanto concerne il mondo della salute mentale, l'Oms ha un sito dedicato con indicatori, articoli, problematiche da tutto il mondo, che ci fa capire cosa è accaduto e a cosa dobbiamo essere preparati».
Guerra ha evidenziato che «a oggi siamo a 16milioni e mezzo di casi registrati e 700mila morti classificati nel mondo (sicuramente sottostimati). Le soluzioni per l'Italia, dove lo studio della patologia è stato particolarmente dettagliato e ha accompagnato le operazioni di contenimento e controllo, sono state innovative, complesse e articolate, sia per la gestione della patologia in sè, sia per quanto riguarda la sociopatologia, inevitabilmente collegata con le rigide misure di controllo, quarantena e isolamento, con la sospensione delle relazioni sociali, scolastiche e comunitarie, che hanno allo stesso tempo permesso di mettere in sicurezza il capitale umano del Paese, con gli eccellenti risultati di contenimento che si continuano a osservare». Poi la previsione di una nuova possibile ondata: «Questo è il bimestre a bassissima circolazione del virus in cui dobbiamo lavorare di più per prepararci all'arrivo dell'autunno, il periodo delle elezioni regionali, dell'inizio delle scuole e dell'influenza stagionale, oltre che, naturalmente, della ripresa auspicata delle attività ordinarie. In Italia non siamo stati investiti dalla ondata di ritorno della prima fase epidemica. La capacità del servizio sanitario di identificare e tracciare casi e contatti è migliorata enormemente come la competenza clinica e la disponibilità di equipaggiamenti, farmaci e presidi. Mi auguro che continui così, anche se guardando alla situazione globale, non possiamo essere così ottimisti come altri colleghi in Italia». Il professor Alberto Siracusano, direttore Uoc Psichiatria e Psicologia clinica - Fondazione Policlinico Tor Vergata di Roma, ha paragonato il Covid-19 a «una bomba nucleare le cui radiazioni hanno colpito le persone in modo diverso. Chi era più vicino ed è stato colpito subito e direttamente dalla malattia; chi invece era più lontano, oggi presenta gli effetti di questa radiazione». Poi ha parlato degli effetti su bambini e giovani, molti dei quali oggi sfidano tutte le regole sulla sicurezza: «Questa "ignoranza" dipende da noi che non siamo stati in grado di trasmettere dei principi educativi relativi alla sicurezza», e ha concluso: «I rischi per il benessere psichico potranno derivare oltre che dal deficit economico, dalla povertà vitale, perdita qualitativa dei sistemi affettivi e valoriali». Sempre di fragilità nei ragazzi e nei bambini ha parlato Ernesto Caffo, professore ordinario di Neuropsichiatria infantile - Università di Modena e Reggio Emilia e presidente di Telefono Azzurro: «È stata un'esperienza complessa quella che bambini e i ragazzi hanno vissuto e, per molti già in difficoltà, il lockdown ha portato grande sofferenza che sta emergendo ora e che si può tradurre in violenza verso i coetanei e disagio, abuso di alcolici o di altre sostanze». Armando Piccinni, presidente Fondazione Brf, professore straordinario Unicamillus Roma ha citato uno studio condotto proprio sui più giovani: «Come fondazione abbiamo messo in piedi uno studio con diverse province toscane in collaborazione con il Miur su studenti dalla prima media alla quinta liceo, sulle dipendenze comportamentali, soprattutto sulla dipendenza digitale. I dati lasciano senza parole: un fenomeno che emerge in particolare è la food addiction. Chi aveva questa tendenza, l'ha incrementata durante il lockdown. C'è stato un incremento anche dell'uso di sostante stupefacenti e di alcool, tema connesso a violenza domestica».
Il periodo del lockdown ha influito positivamente sul numero totale degli omicidi, ma non sugli omicidi con vittime di sesso femminile. È uno dei dati più significativi che emerge dal report elaborato dal Servizio analisi criminale della direzione della Polizia criminale.
Il documento analizza l’andamento dei reati riconducibili alla violenza di genere nel periodo compreso tra gennaio e giugno 2020, confrontato con l’analogo periodo dell’anno precedente. Sono stati esaminati, in particolare, i cosiddetti reati spia relativi alla violenza di genere e i delitti potenzialmente riconducibili a liti familiari, soprattutto se consumati in ambito domestico. L’incidenza degli atti persecutori rivolti contro le donne ha avuto un andamento costante pari al 76% nello scorso anno, mentre nel 2020 si è passati dal 76% di gennaio, al 71% ad aprile e maggio, per poi risalire al 73% a giugno.
Oscillante nel 2020 anche la percentuale di donne vittime di maltrattamenti da parte di familiari e conviventi: dall’82% di gennaio il dato scende al 78% del mese di maggio, risalendo all’82% nel mese di giugno, mentre nel 2019 si attestava sull’83% in maniera pressoché costante.
Le violenze sessuali, dopo il periodo di lockdown, risultano in aumentano a maggio e ancora di più a giugno, restando sempre al di sotto dei dati registrati a gennaio e febbraio 2020.
Anche i reati di minaccia, lesione personale e percosse in ambito familiare restano inferiori rispetto ai dati del 2019: durante il periodo del lockdown si registra un’importante flessione, addirittura un dimezzamento nei mesi di marzo e aprile rispetto all’analogo periodo dell’anno precedente, ma i reati tornano a crescere nei mesi di maggio (10.828) e giugno (10.662).
Un approfondimento riguarda i dati sugli omicidi volontari che si confermano in calo del 19% rispetto a quelli dell’anno scorso (da 161 a 131). Le vittime di sesso femminile, però, aumentano (da 56 a 59) e, se nel 2019 costituivano il 35% degli omicidi totali, nel 2020 l’incidenza si attesta al 45%.
Stesso trend per quanto riguarda gli omicidi in ambito familiare/affettivo che, seppur in diminuzione rispetto all’anno scorso (da 73 a 69), presentano un aumento dell’incidenza sul totale degli omicidi (da 45% a 53%). Anche le vittime di sesso femminile aumentano (da 45 a 53) e cresce l’incidenza (dal 62% nel 2019 al 77% nel 2020). Crescono, infine, gli omicidi commessi da partner o ex partner (da 32 a 36) e l’incidenza di donne uccise in questo modo (da 71% nel 2019 al 68% nel 2020). (Fonte: Ministero dell'Interno)
Abstract
Il Rapporto, a cura del Ministero della Salute, pubblicato il 30 luglio 2020, è l’analisi a livello nazionale dei dati rilevati attraverso il Sistema Informativo per la Salute Mentale (SISM) riferiti all’anno 2018. Ha lo scopo di offrire uno strumento conoscitivo per i diversi soggetti istituzionali responsabili della definizione ed attuazione delle politiche sanitarie del settore psichiatrico, per gli operatori e per i cittadini utenti del Servizio Sanitario Nazionale.
Sintesi dei risultati principali: Gli utenti psichiatrici assistiti dai servizi specialistici nel corso del 2018 ammontano a 837.027 unità. Gli utenti sono di sesso femminile nel 53,8% dei casi, mentre la composizione per età riflette l’invecchiamento della popolazione generale, con un’ampia percentuale di pazienti al di sopra dei 45 anni (68,3%). In entrambi i sessi risultano meno numerosi i pazienti al di sotto dei 25 anni (soprattutto nelle femmine) mentre la più alta concentrazione si ha nella classe 45-54 anni (25,0% nei maschi; 23,1% nelle femmine); le femmine presentano, rispetto ai maschi, una percentuale più elevata nella classe > 75 anni (7,5% nei maschi e 12,3% nelle femmine).Nel 2018 i pazienti che sono entrati in contatto per la prima volta durante l’anno con i Dipartimenti di Salute Mentale ammontano a 323.707 unità di cui il 93,4% ha avuto un contatto con i servizi per la prima volta nella vita. LE PATOLOGIE I tassi relativi ai disturbi schizofrenici, ai disturbi di personalità, ai disturbi da abuso di sostanze e al ritardo mentale sono maggiori nel sesso maschile rispetto a quello femminile, mentre l’opposto avviene per i disturbi affettivi, nevrotici e depressivi. In particolare per la depressione il tasso degli utenti di sesso femminile è quasi doppio rispetto a quello del sesso maschile (29,2 per 10.000 abitanti nei maschi e 48,6per 10.000 abitanti nelle femmine).L’ATTIVITÀ DEI SERVIZI PSICHIATRICI Le prestazioni erogate nel 2018 dai servizi territoriali ammontano a 11.039.492. Complessivamente il 76,3% degli interventi è effettuato in sede, l’8,2%a domicilio e il resto in una sede esterna. Gli operatori prevalenti sono rappresentati da medici (32,5%) ed infermieri (44,2%);il 31,0% degli interventi è rappresentato da attività infermieristica al domicilio e nel territorio, il 24,9% da attività psichiatrica, il 13,7% da attività di riabilitazione e risocializzazione territoriale, il 6,5% da attività psicologica-psicoterapica e da attività di coordinamento; la quota restante riguarda attività rivolta alla famiglia e attività di supporto. DIMISSIONI OSPEDALIERE Nel 2018 si registrano 107.662 dimissioni dalle strutture psichiatriche ospedaliere (pubbliche e private), per un totale di 1.374.710 giornate di degenza con una degenza media di 12,8 giorni. Nel 2018 sono stati registrati 7.407 trattamenti sanitari obbligatori nei SPDC che rappresentano il 7,6% dei ricoveri avvenuti nei reparti psichiatrici pubblici (97.207). ACCESSI IN PRONTO SOCCORSO Nel 2018 il numero complessivo di accessi al Pronto Soccorso per patologie psichiatriche ammonta a 617.326, che costituiscono il 3,0% del numero totale di accessi al pronto soccorso a livello nazionale. Il 13,3% del totale degli accessi in Pronto Soccorso per problemi psichiatrici esita in ricovero, di cui oltre la metà nel reparto di psichiatria. Inoltre il 26,2% dei ricoveri per problemi psichiatrici registra una diagnosi di Schizofrenia e altre psicosi funzionali. Il 74,2% del totale degli accessi in Pronto Soccorso per problemi psichiatrici esita a domicilio. IL CONSUMO DEI FARMACI Sono state considerate le seguenti categorie di farmaco: antidepressivi, antipsicotici e litio, erogati in regime di assistenza convenzionata e in distribuzione diretta. In regime di assistenza convenzionata: per gli Antidepressivi, la spesa lorda complessiva è di oltre 372 milioni di euro con un numero di confezioni superiore a 36 milioni. Per la categoria degli Antipsicotici la spesa lorda complessiva è superiore a 77 milioni di euro con un numero di confezioni che supera i 5,5 milioni. Per la categoria Litio la spesa lorda complessiva è di circa 3,4 milioni di euro con un numero di confezioni pari a 843.953. In distribuzione diretta: per la categoria degli Antidepressivi la spesa lorda complessiva è pari a circa1,2milioni di euro con un numero di confezioni pari a 565.099. Per la categoria degli Antipsicotici la spesa lorda complessiva è pari a circa 82 milioni di euro con un numero di confezioni pari a circa 6,5milioni. Per la categoria Litio la spesa lorda complessiva è di 58.497 euro con un numero di confezioni pari a 28.092.
Con riferimento all’anno 2018 il costo medio annuo per residente dell’assistenza psichiatrica, sia territoriale che ospedaliera, è pari a € 78,1 calcolato dividendo il costo complessivo dell’assistenza psichiatrica per la popolazione adulta residente nel 2018. Per quanto riguarda l’assistenza psichiatrica territoriale il costo complessivo ammonta a 3.740.597 (in migliaia di euro), di cui 1.764.288 (in migliaia di euro) per l’assistenza ambulatoriale e domiciliare, 441.699 (in migliaia di euro) per l’assistenza semiresidenziale e 1.534.610 (in migliaia di euro) per l’assistenza residenziale. Per quanto riguarda l’assistenza psichiatrica ospedaliera, la remunerazione teorica delle prestazioni di ricovero ospedaliero è nel 2018 pari a 215.597 (in migliaia di euro). IL PERSONALE La dotazione complessiva del personale all’interno delle unità operative psichiatriche pubbliche, nel 2018, risulta pari a 26.216 unità. Di queste il 18,9% è rappresentato da medici (psichiatri e con altra specializzazione), il 6,3% da psicologi, il personale infermieristico rappresenta la figura professionale maggiormente rappresentata (45,1%), seguita dagli OTA/OSS con il 10,4%, dagli educatori professionali e tecnici della riabilitazione psichiatrica pari al 7,1% e dagli assistenti sociali con il 4,1%.LE STRUTTURE - Nel 2018 il sistema informativo salute mentale ha rilevato dati di attività di 1.374 servizi territoriali, 2.220 strutture residenziali e 879 strutture semiresidenziali che si riferiscono a circa il 95% dei DSM. Nel 2018 il numero dei SPDC attivi è pari a 323 con complessivi 4.113 posti letto per ricoveri ordinari e 302 posti letto per ricoveri in day hospital; le strutture ospedaliere in convenzione che erogano attività di assistenza psichiatrica sono pari a 18 con un totale di posti letto per degenza ordinaria pari a 797 e a 15 posti per day hospital. Per il totale Italia, l’offerta per i posti letto in degenza ordinaria, è di 9,7 ogni 100.000 abitanti maggiorenni
La SIP (Società Italiana di Psichiatria) ha prospettato un aumento, nei prossimi mesi, di trecentomila persone affette da disturbi mentali. Il più diffuso è lo stress post traumatico a seguito della pandemia da Covid-19. Analizziamo come gli esperti del settore suggeriscano di affrontare questo stato di crisi.
Diversi paesi colpiti da COVID-19 hanno visto aumentare i livelli di violenza che si verificano in casa, tra cui la violenza contro i bambini, la violenza intima dei partner e la violenza contro gli anziani. I paesi devono anche affrontare sfide crescenti nel mantenere il sostegno e l'assistenza ai sopravvissuti alla violenza. Il documento indica le azioni chiave che il settore sanitario può intraprendere nell'ambito di una risposta multisettoriale per prevenire o mitigare la violenza interpersonale sulla base delle linee guida dell'OMS esistenti.
L'autore, medico dello Stato del Massachussets, mette in evidenza la difficile ripresa delle persone che, a causa del contagio da Covid19, devono essere sottoposte a ricovero e a cure intensive lunghe e invasive. Accanto a malati asintomatici o con sintomi lievi ve ne sono altri in cui invece l'infezione ha un decorso acuto e spesso comporta mesi di riabilitazione in un ambiente non familiare, sottoposti alle cure di persone sconosciute con mascherine al volto, senza la possibilità di ricevere visite dall'esterno. Le conseguenze psicologiche di un'infezione grave da coronavirus in regime di ospedalizzazione e isolamento sono serie. Dal punto di vista emotivo e fisico è doloroso e faticoso anche per chi resta a casa, con una prospettiva di lunga separazione e dall'esito incerto: ad esempio, in circa i 2/3 delle donne rimaste a casa coi figli piccoli permangono sintomi depressivi anche dopo un anno dal ricovero del compagno/marito in un reparto di terapia intensiva.
Dhruv Chullar. The challenges of post-COVID19 care, The New Yorker, Medical Dispatch, 23 aprile 2020
L'autore descrive nel dettaglio la prassi medica di questi mesi, a partire dalla sua esperienza lavorativa all'interno dell'Ospedale Generale di Boston, e inquadra l'anormalità del lavoro con i pazienti covid e il senso di smarrimento del personale ospedaliero, evidenziando il forte rischio di virare verso una sorta di "adattamento normalizzante" per rendere meno dolorosa e più gestibile la prassi medica attuale.
Le Conclusioni dell'articolo: "È la nostra nuova normalità. Ma perdiamo qualcosa se permettiamo a noi stessi di diventare indifferenti alla situazione considerandola normale. All'inizio della pandemia ero nervoso ma eccitato all'idea di occuparmi d qualcosa di nuovo, come fosse una sfida: adesso i casi critici sono diventati routine, comuni, parte di un modello e conformi alla procedura: invio le etichette in laboratorio, prenoto le radiografie, intubo il malato. Da inizio gennaio ci sono state nel Paese più di 3000 morti dovute al Covid, un'intera galassia di persone spazzata via da una piaga pericolosa e sconosciuta, per la quale noi medici non eravamo attrezzati. Normalizzare la situazione significa essere "compiacenti", "condiscendenti" con un sistema organizzativo che non sostiene e una cultura professionale che impedisce di mettersi in discussione. La "normalizzazione" della cura in questa situazione estrema è pericolosa tanto quanto il virus".
Clayton Dalton. The risk of normalizing the coronavirus. What do we lose when we become numb to mass death? The New Yorker, Medical Dispatch, 7 maggio 2020
Durante eventi epidemici vi è un elevato rischio di sviluppare disturbi d’ansia, depressione, comportamenti auto-ed etero-aggressivi. Le misure di contrasto si associano a maggior rischio di abuso di alcool e sostanze, violenza domestica, e abusi sui minori. Aumentano inoltre vari fattori di rischio psicosociale come stress economico, disoccupazione, lutto, perdita del ruolo e del lavoro, rottura delle relazioni. Viene qui proposto un programma strutturato, manualizzato, basato su interventi fondati su evidenze e su una metodologia di valutazione standardizzata con strumenti integrabili nella routine clinica dei Dipartimenti di Salute Mentale. Il programma, elaborato sulla base di principi e modelli proposti dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, dall’Inter Agency Standing Committee e dal West China Hospital, ha carattere globale poiché è diretto sia alla popolazione generale che alle persone ad alto rischio, come i soccorritori e le persone con particolare vulnerabilità bio-psico-sociale.
Istituto Superiore di Sanità. Indicazioni di un programma di intervento dei Dipartimenti di Salute Mentale per la gestione dell’impatto dell’epidemia COVID-19 sulla salute mentale. Versione del 6 maggio 2020.Gruppo di lavoro ISS Salute mentale ed emergenza COVID-19 2020, iv, 23 p. Rapporto ISS COVID-19 n. 23/2020
Pagina curata dalla SIEP, Società Italiana di Psicologia Psichiatrica, che presenta una ricca selezione di link su tematiche inerenti la salute mentale durante la pandemia. Le sezioni comprendono: I suggerimenti sviluppati dal Dipartimento di Salute Mentale della WHO come supporto per il benessere psicologico e mentale durante la pandemia da coronavirus; le indicazioni dei Centri per il Controllo e la prevenzione delle Malattie (CDC) sulle modalità per gestire lo stress associato alla pandemia da coronavirus, con approfondimenti per i genitori, per gli operatori e per chi ha terminato il periodo di quarantena; un elenco di risorse per gli psichiatri compilato dall'APA Committee on Psychiatric Dimensions of Disasters e dall'APA Council on International Psychiatry. Le risorse riguardano non solo l’impatto fisico del coronavirus, ma anche i problemi psicosociali e di salute mentale e le possibili risposte. Le risorse includono anche una sezione sulla telepsichiatria; i suggerimenti dell'American Psychological Society su come gestire il sovraccarico informativo sulla pandemia; le risorse messe a disposizione dal Consiglio Nazionale dell'Ordine degli Psicologi fornisce una serie di risorse utili per affrontare l’emergenza da coronavirus; le informazioni dell'organizzazione MIND su come mantenere il proprio benessere; il parere e le indicazioni del presidente SIP; il parere e le indicazioni del presidente SIPS; informazioni generali, situazione epidemiologica e approfondimenti tematici sul coronavirus in Italia e nel mondo.
L’Anaao ha condotto una survey destinata ai medici al fine di comprendere quante aggressioni interessino la categoria. Il trend è in aumento ma l’80% delle aggressioni non viene denunciato. I medici più colpiti sono gli psichiatri, seguono gli gli operatori del pronto soccorso. L’analisi è stata condotta da gennaio a febbraio 2020, ha interessato 2059 soggetti. Il 56,10% di coloro che hanno risposto è di sesso femminile, a dimostrazione di come il problema aggressioni sia più sentito tra i medici donna (nel 2018 era il 53%). L’indagine ha visto la partecipazione di 19 regioni con percentuali di risposte variabili e picchi in Lombardia, Campania, Veneto, evidenziando un chiaro mutamento rispetto all’ultimo sondaggio del 2018. Solo il 21% delle risposte di oggi proviene dalle regioni del sud e delle isole, rispetto al 70% del 2018, mentre il 57% arriva dalle regioni del nord ed il 22% da quelle del centro. Questo dimostra che la violenza sugli operatori sanitari, per lungo tempo attribuita prevalentemente a regioni del sud Italia ed alle isole dove le situazioni socio-economiche e sanitarie sono più complesse, è ormai diventato fenomeno largamente diffuso su scala nazionale. Il 55,44% dei rispondenti ha affermato di essere stato personalmente vittima di violenza, in valore assoluto 1137 medici rispetto agli 832 del 2018, nel 76,52% dei casi di carattere solamente verbale. Per quanto riguarda le discipline interessate dal fenomeno, l’86% degli psichiatri dichiara di aver subito aggressioni, il 77% dei medici di medicina d’urgenza, un trend decisamente in crescita in tali servizi, il 60% dei chirurghi, il 54% dei medici del territorio, il 40% degli anestesisti. Il dato preoccupante è che il 79,26% degli operatori vittime di violenza non ha presentato denuncia, e che il 66% afferma di essere a conoscenza di episodi di aggressione ai danni di operatori, ciò dimostra che il fenomeno continua ad essere sottostimato. Il 23% afferma inoltre di essere venuto a conoscenza di casi da cui è scaturita invalidità permanente o decesso conseguenti ad episodi di violenza ai danni di operatori. Alla domanda sulla conoscenza delle leggi attualmente vigenti in termini di prevenzione delle aggressioni, solo il 37% risponde in maniera affermativa.
Durante il lockdown sono state 5.031 le telefonate al numero 1522, il 73% in più sullo stesso periodo del 2019. Le donne che hanno chiesto aiuto sono 2.013 (+59%).
La promozione della salute può essere più importante che mai nei momenti di crisi come quello generato dalla pandemia da covid 19. Abbiamo condotto una ricerca rapida di letteratura per provare a capire come.
Durante la conferenza stampa del 20 marzo, una portavoce dell’OMS ha dichiarato che vada adottata, in questo periodo di pandemia, l’espressione “distanziamento fisico” facendo cadere in disuso “distanziamento sociale”. L’articolo analizza la differenza fra i due termini e le implicazioni che comporta tale scelta.
Nella fase attuale di emergenza sanitaria scaturita dalla diffusione del contagio da Coronavirus, DoRS ha svolto una ricerca in rete per individuare gli strumenti messi a disposizione, in questo frangente, dagli enti, italiani e internazionali, che si occupano di sicurezza nei luoghi di lavoro.
Considerazioni, sul blog della Società italiana di Diritto internazionale e di Diritto dell’Unione europea, in merito al policy brief presentato dal Segretario Generale delle Nazioni Unite il 9 aprile 2020. Vengono individuati cinque ambiti in cui la pandemia produrrà un impatto specifico sulle donne, aggravando le disuguaglianze di genere e creando nuovi problemi. In particolare si fa riferimento all’ambito economico, di salute, al lavoro di cura non retribuito, alla violenza di genere e a particolari contesti di fragilità, conflitto o altre emergenze.
Per quanto attiene alla violenza di genere, dal documento si evince che il Covid-19 ha generato un aumento significativo dei casi di violenza contro le donne, anche in conseguenza dell’adozione da parte di molti Stati di misure di limitazione degli spostamenti e della libertà di movimento. La pandemia in corso ha, oltre ad avere aggravato situazioni preesistenti di rischio, diminuito le possibilità di reazione a situazioni di violenza. Il problema è trasversale e globale. Il policy brief del Segretario Generale indica come gli Stati devono porre in essere soluzioni adeguate anche in situazioni di emergenza. Tra le misure di risposta alla diffusione del Covid-19 vanno incluse le case-rifugio, considerate servizi essenziali, l’aumento degli spazi a disposizione per l’accoglienza delle vittime di violenza, il potenziamento dei servizi già disponibili (compresa la possibilità di segnalare situazioni di violenza online o in luoghi sicuri e accessibili, come le farmacie o i supermercati).
Staiano F. L'impatto della pandemia da Covid-19 sulle donne: considerazioni sul policy brief del segretario generale dell'ONU. SIDIblog, 3 maggio 2020
"Mental Health and the Covid-19 Pandemic" si concentra sullo stress post-traumatico sempre presente dopo una pandemia o eventi catastrofici e su come trattarlo in un momento in cui l'unico approccio possibile sembra essere la telemedicina. L'istruzione e la formazione relative alle questioni psicosociali dovrebbero essere invece fornite anche ai leader del sistema sanitario, ai primi soccorritori e agli operatori sanitari in generale. Le comunità di gestione della salute mentale e delle emergenze dovrebbero collaborare per identificare, sviluppare e diffondere risorse basate sull'evidenza relative alla salute mentale, al triage, ai bisogni di popolazioni speciali, alle comunicazioni dei decessi e alle cure per gli eventi luttuosi.
Pfefferbaum, B, North, CS. Mental Health and the Covid-19 Pandemic, NEJM April 13, 2020.
Opuscolo del Consiglio Nazionale Ordine degli Psicologi. La guida fornisce consigli e informazioni utili sviluppando in particolare i seguenti punti: Gestire lo stress e sviluppare resilienza; Riscoprire le proprie risorse; Dare dignità a ogni aspetto della giornata; Gestire le emozioni negative; Aprire la mente all’altro… vicino; Applicare il minimalismo digitale; Lavorare da casa, come riorganizzare le proprie abitudini quotidiane; Non dimenticare l’attività fisica; Socializza, adesso hai tempo per farlo; Ascoltare i bambini; Gli adolescenti; E gli anziani; Un occhio di riguardo alla coppia; Non dimenticare il tempo per il riposo; Provare ad imparare nuove abitudini; Non vivere solo di Coronavirus; Riflettere sulla gestione della paura; Ma anche smettere di pensare ad essa; Sforzarsi di trovare qualche aspetto positivo; Dove posso trovare supporto psicologico?
Sezione del sito del CNOP Consiglio Nazionale dell'Ordine degli Psicologi che contiene utile materiale divulgativo e scientifico per la gestione dello stress e del'ansia. In particolare : un pieghevole vademecum multilingue; l'accesso alla Biblioteca Digitale Mondiale dell'Unesco; una guida anti-stress per i cittadini; materiali prodotti dalle associazioni e società scientifiche; materiali prodotti dagli Ordini territoriali.
Raccomandazioni di “Alzheimer Europe” sulla promozione del benessere delle persone affette da demenza e dei loro caregiver durante la pandemia.
Durante i periodi di emergenza è stato ormai rilevato come la violenza contro le donne tenda ad aumentare. Nonostante i dati a cui attingere siano ancora scarsi, i rapporti che provengono da alcuni Paesi, come, ad esempio, la Cina, suggeriscono un forte aumento dei casi di violenza domestica dall’inizio dell’epidemia. DoRS propone un articolo che passa in rassegna le politiche poste in atto nei diversi Paesi per proteggere le donne vittime di violenza e una rassegna contenente raccomandazioni, linee guida, articoli scientifici, articoli di quotidiani e settimanali.
La Ministra per le Pari Opportunità e la Famiglia, il presidente della Federazione degli Ordini dei Farmacisti Italiani (FOFI), il presidente di Federfarma e il presidente di Assofarm hanno firmato questa mattina un protocollo d’intesa per potenziare l’informazione per le donne vittime di violenza domestica e/o stalking durante l’emergenza Coronavirus.
L’obiettivo è essere accanto alle donne in questo momento, fornendo loro tutte le informazioni necessarie per chiedere aiuto e denunciare la violenza in sicurezza. Le farmacie presenti sul territorio nazionale riceveranno materiale informativo che consentirà alle donne di accedere alle prime indicazioni utili per prevenire ed affrontare in modo efficace eventuali situazioni di violenza o stalking da parte maschile. A questo scopo sono state predisposte delle linee guida informative, che saranno rese disponibili nelle farmacie. In particolare, sarà rafforzata la diffusione, anche attraverso l’esposizione di un cartello, del numero verde antiviolenza 1522, attivo h24, già oggetto in queste settimane di una campagna di comunicazione promossa dal Dipartimento per le Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio dei Ministri.
Campagna social “Libera puoi”, promossa dal Dipartimento per le Pari opportunità a sostegno delle donne vittime di violenza durante l'emergenza causata dall’epidemia da Covid19. L’obiettivo è promuovere il numero 1522, attivo h24, e far conoscere l’app “1522”, disponibile su IOS e Android, che consente alle donne di chattare con le operatrici e chiedere aiuto e informazioni in sicurezza, senza correre il rischio ulteriore di essere ascoltate dai loro aggressori.
Sono due i progetti messi in campo dalla Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS per dare supporto psicologico agli operatori sanitari impegnati nella lotta contro il Coronavirus. “Resilienza Covid19” è un progetto ideato da psichiatri e da psicologi del Gemelli per dare supporto a tutti gli operatori sanitari italiani, attraverso una linea telefonica dedicata (attiva 7 giorni su 7 dalle 9 alle 18) o via email. “Non sei solo” è invece il progetto ideato dal Servizio di Psicologia Clinica del Gemelli per supportare il personale sanitario del Policlinico, impegnato nell’emergenza Covid19.
L'OMS e le autorità sanitarie pubbliche di tutto il mondo stanno agendo per contenere l'epidemia da COVID-19. Tuttavia, questo momento di crisi sta generando stress in tutta la popolazione. Le considerazioni presentate in questo documento sono state sviluppate dal WHO Department of Mental Health and Substance Use, come una serie di messaggi che possono essere utilizzati nelle comunicazioni per supportare il benessere mentale e psicosociale in diversi gruppi target durante l'epidemia.
Indagine del Consiglio Nazionale delle Ricerche su atteggiamenti e comportamenti della popolazione nell'emergenza Covid-19 in relazione al "distanziamento sociale". Lo scopo è di analizzare gli atteggiamenti e i comportamenti della popolazione dovuti al "distanziamento sociale", per valutarne le conseguenze e i correttivi nel breve e medio periodo, per arginare l'insorgenza di stati critici a livello psicofisico prodotti dall'assenza di lavoro e socialità. Da un team di studiosi è stato sviluppato un questionario on line.
L’attività è articolata in quattro aree d’indagine. La prima riguarda le informazioni socio-anagrafiche dei rispondenti. La seconda, Interazione e devianza nel distanziamento/avvicinamento sociale, rileva i mutamenti nell’interazione sociale e le conseguenti forme di devianza e disagio dovute sia al distanziamento sia al contatto protratto degli individui conviventi. La terza, Fiducia e opinioni, riguarda la valutazione dell’operato pubblico e i livelli di fiducia relazionale e sistemica. La quarta, Emozioni e disagio, analizza la valutazione del sé, le emozioni primarie e gli stereotipi connessi all’emergenza sanitaria.
Dichiarazione alla stampa del Dr. Hans Henri P. Kluge, Direttore Regionale per l'Europa dell'OMS, 26-03-2020 sul costo sociale ed economico significativo delle misure senza precedenti per rallentare e interrompere la trasmissione di COVID-19.
La pagina riporta collegamenti a strumenti utili tratti da fonti autorevoli — l'Organizzazione Mondiale della Sanità e i Centri statunitensi per il controllo e la prevenzione delle malattie — e the Community Tool Box, utilizzata da quasi 6 milioni di persone in tutto il mondo. The Community Tool Box è un servizio del Center for Community Health and Development, dell'Università del Kansas. Le risorse sono organizzate in:
Strumenti per l'azione della sanità pubblica (Comunicare la minaccia e la risposta, Protezione e cura di te e della tua famiglia, Guida per gli operatori sanitari, Guida per scuole, luoghi di lavoro e luoghi comunitari) e Strumenti per l'azione comunitaria. L’area comunità è articolata per fasi operative: coinvolgimento/partecipazione (engagement), analisi dei bisogni (assessment), programmazione/pianificazione (planning), azione/attività, valutazione. In particolare, si segnalano:
- le indicazioni concrete e operative inerenti azioni di protezione e “cura” per ii cittadini e i loro familiari (fonte: CDC) - le indicazioni di gestione per il sistema scuola e luoghi di lavoro (fonte: CDC) - la sezione per gli operatori sanitari (comprensiva di un corso on line su aspetti clinici: prevenzione e controllo delle infezioni) – fonte WHO
La salute mentale dovrebbe essere vista come una preziosa fonte di capitale umano o di benessere nella società. Abbiamo tutti bisogno di una buona salute mentale per progredire, prenderci cura di noi stessi e interagire con gli altri, quindi è vitale non solo rispondere ai bisogni delle persone con disturbi mentali definiti, ma anche proteggere e promuovere la salute mentale di tutte le persone e riconoscerne l'intrinseco valore.
Dopo aver fornito una definizione del valore della salute mentale, vengono citate le influenze esercitate su di essa (caratteristiche individuali, circostanze sociali e ambiente in cui si vive).
Vengono poi analizzati i legami tra i disturbi mentali e le principali malattie non trasmissibili (NCD). I disturbi mentali influenzano e, a loro volta, sono influenzati dai maggiori NCD: possono essere un precursore o una conseguenza di condizioni croniche come malattie cardiovascolari, diabete o cancro. I fattori di rischio per queste malattie, come il comportamento sedentario e l'uso dannoso di alcol, sono anche fattori di rischio per disturbi mentali e legano fortemente i due. Nella pratica clinica, tuttavia, tali interazioni e comorbilità sono abitualmente trascurate. La mortalità prematura e la disabilità potrebbero essere ridotte se ci si concentrasse maggiormente sulla lotta alla comorbilità. Le persone con disturbi mentali muoiono mediamente vent'anni anni prima della popolazione generale. La grande maggioranza di questi decessi non è dovuta a una causa specifica (come il suicidio) ma piuttosto ad altre cause, in particolare le malattie non trasmissibili che non sono state adeguatamente identificate e gestite.
I disturbi mentali sono una delle sfide più significative per la salute pubblica nella Regione europea dell'OMS, in quanto sono la principale causa di disabilità e la terza causa principale del carico complessivo della malattia (misurato come anni di vita adattati per disabilità), dopo le malattie cardiovascolari e i tumori. Nella Regione Europea si calcola che 44.3 milioni di persone soffrano di depressione e 37.3 di problemi d'ansia.
La promozione e la protezione della salute fisica e mentale richiedono una risposta multisettoriale, che a sua volta richiede un approccio dell'intero governo. che vada oltre il settore sanitario, e che comprenda l'assistenza sociale, l'educazione e l'ambiente.Vi è un'ampia variazione tra il numero degli operatori del settore fra uno stato e l'altro così come vi è un'enorme differenza sugli investimenti che ogni paese fa per il settore della salute mentale e sui servizi ad esso dedicati.
Gli obiettivi del piano d'azione europeo per la salute mentale 2013-2020 sono stati e sono: migliorare il benessere mentale della popolazione e ridurre il carico di disturbi mentali, con particolare attenzione ai gruppi vulnerabili, ai fattori che determinano l'esposizione e al comportamento a rischio; rispetto dei diritti delle persone con problemi di salute mentale e pari opportunità per raggiungere la massima qualità della vita e affrontare lo stigma e la discriminazione; istituzione di servizi accessibili, sicuri ed efficaci in grado di soddisfare le esigenze mentali, fisiche e sociali delle persone e le aspettative delle persone con problemi di salute mentale e delle loro famiglie.
L'articolo descrive un intervento di sanità pubblica specificamente ideato per fronteggiare la crisi causata dall'epidemia di coronavirus in Cina: si tratta di un MODELLO di intervento psicologico sperimentato all'interno del West China Hospital, che fa uso delle moderne tecnologie (piattaforma internet e smartphone), prevede un'èquipe multiprofessionale (medici, psichiatri, psicologi, operatori sociali), e viene RACCOMANDATO in forza dei significativi risultati ottenuti.
Vademecum dell'Ordine nazionale degli psicologi, indirizzato alla popolazione, con l'obiettivo di dare indicazioni per gestire la paura e lo stress conseguenti alla quarantena da Coronavirus.
In Italia 427 mila bambini, in soli 5 anni, testimoni diretti o indiretti dei maltrattamenti in casa nei confronti delle loro mamme, quasi sempre per mano dell’uomo.
Dal dossier emerge che tra le donne che in Italia hanno subito violenza nella loro vita – oltre 6,7 milioni secondo l’Istat -, più di 1 su 10 ha avuto paura che la propria vita o quella dei propri figli fosse in pericolo. In quasi la metà dei casi di violenza domestica (48,5%), inoltre, i figli hanno assistito direttamente ai maltrattamenti, una percentuale che supera la soglia del 50% al nord-ovest, al nord-est e al sud, mentre in più di 1 caso su 10 (12,7%) le donne dichiarano che i propri bambini sono stati a loro volta vittime dirette dei soprusi per mano dei loro padri.
Per quanto riguarda gli autori delle violenze, i dati sulle condanne con sentenza irrevocabile per maltrattamento in famiglia – più che raddoppiate negli ultimi 15 anni, passando dalle 1.320 nel 2000 alle 2.923 nel 2016 - evidenziano che nella quasi totalità dei casi (94%) i condannati sono uomini e che la fascia di età maggiormente interessata è quella tra i 25 e i 54 anni, l’arco temporale nel quale solitamente si diventa padri o lo si è già. (Fonte: Save the Children)
I Centri Antiviolenza della rete D.i.Re si sono organizzati per rispondere all’emergenza COVID-19 e alle disposizioni emanate dal governo con l’istituzione della zona rossa a livello nazionale, in modo da non lasciare sole le donne che hanno subito violenza.
Per aiutare la popolazione a reagire il Consiglio nazionale dell’ordine degli psicologi (Cnop) ha promosso l’iniziativa #psicologionline: i cittadini tramite un apposito motore di ricerca (accessibile dal sito Cnop) possono trovare lo psicologo o psicoterapeuta più vicino e prenotare un teleconsulto gratuito (via telefono o piattaforma di videochiamata). In caso di necessità verranno programmati interventi a distanza più strutturati. Oltre 4mila professionisti dislocati in tutta Italia hanno già aderito al progetto.
Anche la Società psicanalitica italiana (Spi) ha messo a disposizione un servizio di ascolto e consulenza di psicologia psicanalitica (da 1 a 4 teleconsulti gratuiti) per problematiche connesse all’emergenza coronavirus. I Centri psicoanalitici associati alla Spi, presenti su tutto il territorio nazionale (Roma, Milano, Bologna, Genova, Torino, Firenze, Pavia, Padova, Napoli, Palermo) forniranno per il progetto i nominativi dei professionisti disponibili per l’ascolto tramite telefono o piattaforma di videochiamata.(Fonte: Ministero Salute)
In situazioni di epidemie virali a livello mondiale, come quella che stiamo vivendo adesso a seguito della massiccia diffusione del 2019-nCoV (nuovo coronavirus), i disturbi mentali gravi e i problemi comuni di salute mentale sono presenti in maniera massiccia e affliggono soprattutto le persone contagiate (o con sospetto di contagio) e gli operatori sanitari che lavorano all'interno di ospedali/reparti dedicati. È pertanto necessario sviluppare e fornire urgentemente e tempestivamente strumenti e servizi specifici per supportare queste persone.
Il 10 settembre 2019, in occasione della Giornata mondiale per la prevenzione del suicidio, si è svolto a Torino il convegno “Uno sguardo sull’adolescenza” organizzato dall’associazione La Tazza Blu, col patrocinio della Città di Torino che aveva come obiettivo di porre l’attenzione sulla prevenzione del suicidio in adolescenza.
In collaborazione con il Dipartimento per le Pari Opportunità (DPO), il CNR e le Regioni, l’Istat ha condotto la prima indagine sui 281 Centri antiviolenza (CAV) che svolgono attività a sostegno delle donne maltrattate e dei loro figli.
Nel 2017 si sono rivolte ai Centri antiviolenza 43.467 donne (15,5 ogni 10mila donne); il 67,2% ha iniziato un percorso di uscita dalla violenza (10,7 ogni 10mila). Tra le donne che hanno iniziato tale percorso, il 63,7% ha figli, minorenni nel 72,8% dei casi. Le donne straniere costituiscono il 27% di quelle prese in carico.
Le modalità per entrare in contatto con i centri sono di vario tipo: il 95,3% dei Centri mette a disposizione il numero telefonico 1522, che accoglie le richieste di aiuto e sostegno delle vittime di violenza e stalking, il 97,6% dei Centri garantisce una reperibilità h24. In alternativa si può andare presso i singoli Centri, aperti mediamente 5 giorni a settimana per circa 7 ore al giorno. L’89,7% dei Centri è aperto 5 o più giorni a settimana.
I servizi offerti sono molteplici, dall’accoglienza (99,6%) al supporto psicologico (94,9%), dal supporto legale (96,8%) all’accompagnamento nel percorso verso l’autonomia abitativa (58,1%) e lavorativa (79,1%) e in generale verso l’autonomia (82,6%). Meno diffusi, il servizio di sostegno alla genitorialità (62,5%), quello di supporto ai figli minori (49,8%) e quello di mediazione linguistica (48,6%). L’82,2% dei Centri effettua la valutazione del rischio di recidiva della violenza sulla donna.
Per gestire le situazioni di emergenza l’85,8% dei Centri antiviolenza è collegato con una casa rifugio. (Fonte Istat)
https://www.istat.it/it/archivio/234874